Accordo Musk-Meloni per Starlink, la premier: “Fase istruttoria, non ne abbiamo parlato di persona”

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La premier italiana, durante la conferenza stampa annuale, ha negato di aver discusso con il miliardario americano del sistema di sicurezza per le telecomunicazioni. Lo ha poi difeso dalle accuse di influenzare l’opinione pubblica attraverso X

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È sempre più al centro dell’interesse internazionale il rapporto tra il miliardario americano Elon Musk e la presidente del Consiglio dei ministri italiana Giorgia Meloni.

Nei giorni scorsi, la premier si è recata a Mar-a-Lago, in Florida, per incontrare il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. In quell’occasione, Meloni avrebbe discusso con Musk del sistema di comunicazione Starlink.

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Giovedì mattina, durante la conferenza stampa annuale alla Camera dei deputati a Roma, la leader di Fratelli d’Italia (FdI) ha smentito queste indiscrezioni.

Non ho mai parlato personalmente con Elon Musk di Starlink“, ha affermato Meloni rispondendo alle domande dei giornalisti. “SpaceX ha illustrato al governo la tecnologia. Sono normali interlocuzioni con le aziende. Noi siamo in fase istruttoria e non capisco le accuse che sono state rivolte“.

“Neanche io ho le idee chiare sulla vicenda. Si tratta di mettere in sicurezza alcune comunicazioni molto sensibili e delicate”, ha proseguito Meloni. “Non ci sono alternative pubbliche. L’alternativa è non avere una protezione di questi dati. Il tema da discutere è lo scenario preferibile in due scenari non ottimali”.

La premier ha poi fatto riferimento alla sua amicizia con Musk, affermando che il rapporto con il Ceo di Tesla non influenza le sue decisioni politiche. “Il problema con SpaceX è che è privato o sono le idee politiche di Elon Musk? Valuto gli investimenti stranieri solo con la lente dell’interesse nazionale, non delle amicizie”.

L’attenzione della stampa si è poi spostata sull’influenza che i social media esercitano sull’opinione pubblica e su come lo stesso Musk potrebbe indirizzare il pensiero delle persone.

Nei giorni scorsi, il fondatore di SpaceX ha preso di mira importanti esponenti del partito laburista britannico, tra cui il primo ministro Keir Starmer, e ha espresso il suo sostegno al partito Alternative für Deutschland (AfD) nelle elezioni tedesche in programma il 23 febbraio.

La premier Meloni ha difeso Musk e poi ha criticato George Soros. “Musk è una persona molto nota e facoltosa che esprime le sue posizioni, ma non è il primo. Di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni io ne ho viste parecchie. Il problema è quando persone facoltose utilizzano quelle risorse per finanziare in mezzo mondo partiti, associazioni ed esponenti politici per condizionare le scelte degli Stati nazionali. Questo non lo fa Musk: non mi risulta che finanzi in giro partiti politici. Questo lo fa George Soros e questa sì, è un’ingerenza negli Stati nazionali“, ha detto Meloni.

“Il tema del peso di queste società lo pongo da qualche anno. Ci sono società che governavano pezzi fondamentali di comunicazione, con un fatturato che supera il Pil di alcuni Stati nazionali. Il problema è quando quelle persone usano quegli strumenti per controllare chi possa dire cosa. Questo non lo fa Elon Musk. Consente a tutti di dire qualsiasi cosa sulla sua piattaforma e per quello viene criticato”, ha continuato la premier.

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Riferendosi alla domanda di un giornalista del Times sui termini utilizzati da Musk su X nei confronti della ministra inglese Jess Phillips, Meloni ha detto: “Non condivido le parole di Elon Musk. Ma da questo al rischio per la democrazia… Volete un elenco degli epiteti che mi sono stati rivolti anche da personaggi influenti sui social negli ultimi anni? Non mi ricordo che qualcuno si sia sbracciato. Quello che non funziona in questa vicenda è l’utilizzo di due pesi e due misure. Non si è credibili a porre oggi la questione, che è sul tavolo da molti anni. Solo che le persone che ne erano protagoniste erano ben viste dal mainstream”, ha concluso Meloni.

Meloni, Musk e Starlink: cosa sappiamo

Secondo quanto riportato da Bloomberg a inizio settimana, il governo italiano starebbe portando avanti trattative per un accordo da 1,5 miliardi di euro con SpaceX per i suoi servizi di sicurezza per le telecomunicazioni.

I servizi segreti e il ministero della Difesa italiani avrebbero approvato il progetto, ma il contratto quinquennale non sarebbe stato ancora finalizzato. I servizi proposti da SpaceX potrebbero includere la crittografia delle comunicazioni telefoniche e internet utilizzate dal governo e dalle forze armate italiane. L’accordo sarebbe in esame dalla metà del 2023, ma ha incontrato l’opposizione dei fornitori di telecomunicazioni locali.

A novembre, Reuters ha riferito che il sottosegretario Alessio Butti ha rivelato che il governo sta valutando la possibilità di utilizzare Starlink per recuperare i ritardi accumulati dalle aziende incaricate del programma di diffusione di Internet ad alta velocità in Italia.

Lo stesso Elon Musk, commentando un post di un utente su X, ha scritto che SpaceX è “pronta a fornire all’Italia la connettività più sicura e avanzata“.

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Le reazioni in Europa

L’accordo con SpaceX potrebbe essere in contrasto con l’impegno del Paese nei confronti del sistema concorrente Iris² dell’Ue, il cui lancio è previsto per il 2029.

La Commissione europea ha dichiarato a Euronews che un’eventuale partecipazione dell’Italia a Starlink è una questione di competenza nazionale e che gli Stati membri dell’Ue possono partecipare a Iris² e firmare contratti aggiuntivi a livello nazionale.

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“Sicuramente l’Italia farà parte del progetto Iris²”, ha commentato un portavoce della Commissione.

L’Italia potrebbe correre il rischio di duplicare i servizi se procederà sia con Starlink che con Iris².

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Le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto

Sulla questione è intervenuto mercoledì anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha negato l’esistenza di accordi con SpaceX.

“La presidenza del Consiglio ha smentito la firma di contratti o accordi tra il governo e SpaceX. E anche la Difesa non ha approvato alcun accordo a riguardo”, ha detto Crosetto.

“SpaceX ha 6700 satelliti in orbita bassa con una previsione che diventino 42mila: è un operatore che ha i requisiti per fornire capacità e servizi, ma questo non esclude che un Paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire questi dati con apparati e tecnologie proprietarie a ulteriore tutela degli interessi nazionali“, ha continuato Crosetto.

“In ambito nazionale questi servizi vengono erogati dai satelliti geostazionari Sicral, che sono affidabili ma offrono una copertura geografica e banda limitate. Ne consegue che la Difesa è interessata, anzi è obbligata, a integrare questa capacità con quella fornita da satelliti in orbita bassa, che offrono maggiore continuità, copertura, minor tempo di latenza. A livello europeo c’è il programma Iris² che prevederà a regime 290 satelliti con tempi di realizzazione ancora da quantificare, ma che vanno oltre il 2030. C’è quindi l’esigenza di valutare ogni soluzione”.

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