Pensione anticipata 2025, cambia Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna: ecco i nuovi requisiti

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La Legge Fornero resta ancora in vigore per il 2025. Da più parti la maggioranza chiede la ristrutturazione del sistema pensionistico ma mancano i fondi. Dunque l’attesa della nuova manovra finanziaria non ha portato nulla di nuovo nel panorama delle pensioni per il 2025.

La situazione rimane pressoché invariata rispetto al 2024. I requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia restano fissati a 67 anni di età e 20 anni di contributi, con l’importo minimo della pensione che deve superare il valore dell’assegno sociale, pari a 538,69 euro nel 2025. 

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Ma cosa succede ai principali strumenti di pensionamento anticipato previsti dalla legge di bilancio 2024, come Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna? Scopriamolo nel dettaglio.

Prima però vi lasciamo al video YouTube di Daniele Stroppiana l’assicuratore senza sorprese che ci illustra le novità della pensione anticipata 2025.

 

Pensione anticipata 2025, arrivano piccole novità per Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna

Nessuna novità eclatante per quanto riguarda il sistema pensionistico italiano. Tra le novità più rilevanti, soltanto la possibilità di andare in pensione a 64 anni combinando previdenza obbligatoria e complementare, oltre al potenziamento delle misure per chi, pur essendo in età pensionabile, sceglie di continuare a lavorare. 

Confermate, dunque, Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna, con nessun cambiamento significativo nei principali percorsi di pensionamento anticipato.

Quota 103, come abbiamo detto, rimane disponibile, permettendo di andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Anche i nati nel 1963 potranno accedere al pensionamento, purché abbiano accumulato i 41 anni di contributi richiesti. 

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Tuttavia, chi raggiungerà i requisiti nel 2025 dovrà attendere l’anno seguente per l’erogazione della pensione: il diritto al trattamento scatta infatti dopo un periodo di 7 mesi di attesa, che diventano 9 mesi per i dipendenti pubblici, a causa delle cosiddette “finestre mobili”.

Conviene davvero scegliere Quota 103?

Innanzitutto, è importante considerare che l’importo lordo della pensione non può superare di cinque volte il minimo stabilito dall’Inps, ovvero circa 2.800 euro lordi, fino al raggiungimento dei 67 anni di età, momento in cui si può accedere alla pensione di vecchiaia. 

Quota 103 potrebbe non essere vantaggiosa per chi avrebbe diritto a una pensione superiore a 2.800 euro, specialmente per coloro che attualmente percepiscono un reddito elevato.

Pensione Anticipata 2025, resta Opzione Donna

Altra soluzione per uscire in maniera anticipata dal lavoro è Opzione Donna accessibile per le donne che soddisfano specifici requisiti. 

Tra questi, l’assistenza continuativa per almeno 6 mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con disabilità grave, oppure una condizione di invalidità civile accertata con una percentuale pari o superiore al 74%, che comporti una significativa riduzione della capacità lavorativa. 

Inoltre, possono richiederla le donne dipendenti o licenziate da aziende coinvolte in un tavolo di crisi aziendale.

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Confermato in questo caso il vincolo anagrafico, ossia 61 anni d’età a fronte di 35 anni di contribuzione e con riduzione di 1 anno per ogni figlio per un massimo di due. 

Il calcolo della pensione viene fatto con metodo interamente contributivo e le finestre mobili di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Resta anche l’Ape sociale 

Rimane confermata per il 2025 anche l’Ape sociale. Restano confermati anche i requisiti di accesso: 63 anni e 5 mesi. 

Possono presentare domanda i lavoratori disoccupati con almeno 30 anni di contributi, chi ha una disabilità pari o superiore al 74% ed è riconosciuto come invalido civile (sempre con 30 anni di contributi), i caregiver che, con la stessa soglia contributiva, assistono da almeno 6 mesi un familiare convivente con disabilità grave, sia di primo che di secondo grado, se il parente ha più di 70 anni. 

Infine, possono accedere i lavoratori dipendenti che svolgono attività considerate “gravose”, con almeno 36 anni di contributi. possono richiedere la misura coloro che si trovano in stato di disoccupazione (integralmente conclusa da almeno tre mesi) a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.

 

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