Questo inizio di 2025 con il pellegrinaggio lampo della Meloni da Musk e Trump risalta in tutta la sua gravità la sudditanza dell’Italia e dell’Europa verso gli Usa.
Partiamo dal problema economico. Dalle 8 del mattino del primo gennaio l’Ucraina ha smesso di far transitare il gas russo verso l’Europa. Questa decisione del governo Zelensky, completa il lavoro già iniziato con le sanzioni alla Russia e con l’attentato terroristico al Nord Stream, privando definitivamente l’Europa di gas naturale a basso costo. Ovviamente si sostiene che l’obiettivo è quello di spezzare le reni alla Russia – a cui verranno a mancare alcuni miliardi di euro di introiti – ma l’effetto maggiore è quello di aumentare drasticamente i costi a cui vari paesi dell’Unione Europea debbono far fronte per scaldarsi e per far funzionare le industrie. Ai paesi dell’Unione Europea non resta quindi che aumentare le importazioni di gas liquefatto statunitense, che arriva via nave e che costa 6 (sei) volte quello Russo che ci veniva fornito via gasdotto.
Un salasso pesantissimo che verrà pagato dalle famiglie in termini di costi diretti, dall’economia in generale in termini di inflazione e dalle imprese in termini di competitività. E’ infatti chiaro che il gas statunitense non solo costa 6 (sei) volte quello russo, ma che i nostri alleati a stelle e strisce ce lo vendono ad un prezzo 3 (tre) volte più alto di quello che loro lo vendono negli Usa. E’ infatti bene sottolineare come per il gas non esista un prezzo mondiale, come invece esiste per il petrolio e per la maggior parte delle materie prime. Il prezzo del gas è continentale e le imprese statunitensi ce lo vendono in Europa ad un prezzo tre volte maggiore di quanto lo vendano a casa loro. Questa differenza di prezzo non ha nulla a che vedere con i costi di trasporto, ma è il frutto di una precisa scelta politica: l’Europa dopo aver scelto di suicidarsi tagliando gli acquisti dalla Russia, deve comprare il gas da chi glielo vende e non può contrattarne il prezzo, pena il rimanere al freddo e con le fabbriche chiuse.
In questo quadro anche l’Ucraina ci perde quasi un miliardo all’anno per il venire meno dei diritti di passaggio. Ma per l’Ucraina il problema è inessenziale perché intanto i soldi per le armi come per tutto il resto del bilancio dello stato glieli stiamo dando noi europei, quindi per loro un miliardo in più o in meno non cambia molto: lo mettiamo noi con i soldi delle nostre tasse.
Accanto a questo salasso che peggiorerà la già grave situazione delle famiglie, assistiamo proprio in questi giorni ad un altro disastro specificatamente italiano sul piano politico e diplomatico.
A metà dicembre, senza dire niente a nessuno, il governo italiano ha fatto arrestare su richiesta degli Stati Uniti un cittadino iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi. Si tratta a mio avviso di un arresto del tutto illegale, che viola le regole internazionali oltre che le leggi italiane e la Costituzione del nostro paese. E’ il tipico atto di arroganza che i briganti compiono in modo servile per conto del proprio padrone: il Manzoni ci ha a lungo intrattenuto raccontando le gesta dei bravi di don Rodrigo e quindi conosciamo bene il genere.
Mentre il governo italiano presieduto dalla ruspante patriota Meloni e lo Stato italiano presieduto dal gelatinoso patriota Mattarella facevano rivoltare nella tomba non solo Garibaldi e i partigiani che sono morti per la libertà del nostro paese, ma anche Bettino Craxi ed Andreotti, il governo iraniano ha arrestato la giornalista Cecilia Sala segnalando che se le regole non valgono per loro non valgono nemmeno per noi. Non proseguo oltre nella descrizione ma è chiaro che una nostra concittadina è rinchiusa nelle carceri iraniane unicamente perché il nostro governo ha illegalmente arrestato un cittadino iraniano che transitava sul nostro territorio.
In questo contesto si situa il pellegrinaggio lampo di Meloni da Trump e Musk che ha avuto un solo oggetto: chiedere il permesso agli Usa di poter fare quello che un governo dovrebbe fare di sua sponte e cioè i passi necessari per liberare Sala, dando in cambio ulteriore sudditanza del nostro paese, a partire dalla cessione a Musk della gestione della Cybersicurezza delle comunicazioni del governo. Si capisce bene perché Trump sia così felice: dopo il servo Draghi adesso la serva Meloni.
Come se non bastasse, questa posizione subalterna viene accompagnata dal Pd che, da un lato giustamente attacca la Meloni sulla vicenda Starlink e dall’altra reclama, per bocca di Provenzano, una “fermezza”, il che significa unicamente non fare alcun scambio con l’Iran ed atteggiarsi a gendarme degli Usa senza battere ciglio.
Queste due vicende, nella loro grande diversità, ci parlano di un problema solo: le classi dominanti dell’Italia e dell’Unione Europea sono completamente piegate agli interessi ed ai desiderata delle elites statunitensi. Questa vergognosa postura, tipica delle borghesie delle colonie nei confronti della potenza dominante di turno, è la causa degli aumenti del prezzo del gas e della recessione economica in Europa come dell’imprigionamento della nostra connazionale in Iran.
I nemici dell’Europa non sono i governanti dei paesi a cui la Nato vuole fare la guerra ma i nostri governanti, che coprono con parole forbite la loro sudditanza agli interessi delle elites statunitensi a cui al massimo chiedono favori in cambio di ulteriore fedeltà.
Per la libertà di Cecilia Sala è necessario che il governo Meloni apra immediatamente una trattativa diretta con il governo iraniano finalizzato al rilascio di entrambi i prigionieri. Per la difesa del potere d’acquisto delle famiglie italiane è necessario che il governo Meloni – e il centrosinistra – ritirino il proprio accordo dalle sanzioni alla Russia e di smetterla di foraggiare il governo ucraino e la guerra per procura combattuta dal popolo ucraino e pagata dai popoli europei.
Alle italiane e agli italiani chiediamo in questo 2025 un sussulto di dignità: basta fare i servi degli Stati Uniti contro gli interessi del popolo italiano e dei popoli europei.
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