La sentenza della Corte di Appello di Bologna ribalta l’assoluzione del 2021 del Tribunale di Ravenna sui danni alle opere novecentesche di Amos Nattini: quattro privati le avevano prestate per una mostra
Ravenna aveva assolto, Bologna condanna: Dante Alighieri costa alcune centinaia di migliaia di euro a Ravenna per danni procurati. L’umidità cambia con la stagione, i musei e i Comuni hanno il dovere di controllarla giorno per giorno: se le opere a loro prestate finiscono danneggiate, gli enti pubblici hanno l’obbligo di risarcire i proprietari. La Corte d’Appello di Bologna lancia una lezione cultural-economica condannando il Museo d’Arte di Ravenna e il Comune romagnolo per il danneggiamento di opere su carta di Amos Nattini, grande illustratore novecentesco della «Divina Commedia». In totale 209.000 euro per il deprezzamento, 16.500,00 più Iva per il restauro, oltre 35 mila euro per spese generali dei giudizi di primo e secondo grado.
«Difettosa o mancata climatizzazione»
La sentenza della Corte presieduta da Maria Cristina Salvadori ribalta l’assoluzione del 2021 del Tribunale di Ravenna relativa all’esposizione «Divina Commedia. Le visioni di Dorè, Scaramuzza, Nattini» tenuta al MAR ravennate dal 3 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016. Quattro collezionisti parmensi, Marco e Dario Bennicelli Giovanna e Sandra Larini, avevano prestato un centinaio di opere di Amos Nattini (Genova 1892 – Parma 1985), amico di Gabriele D’Annunzio, illustratore di una «Divina Commedia», stampata a torchio su carta «a mano» e con caratteri ideati dall’illustratore, donata da Mussolini a Hitler, arrestato dai nazisti durante la guerra, sindaco socialista di Collecchio alla Liberazione. I suoi acquarelli su carta a Ravenna furono affiancati ai dipinti di Gustave Doré e del poeta e pittore ottocentesco Francesco Scaramuzza. «Alcune opere furono dilaniate dalla difettosa o mancata climatizzazione delle sale espositive e neppure il Museo ne informò tempestivamente l’assicurazione, mancando perfino l’apertura del sinistro nel corso della mostra» accusa l’avvocato Giulio Volpe, legale dei collezionisti parmensi, docente di Diritto dei beni culturali all’Università di Bologna, già consulente della GAM bolognese e del ministro Antonio Paolucci.
Le temperature previste e le opere danneggiate
Il Tribunale di Ravenna aveva sentenziato che non era possibile stabilire «un nesso causale certo tra eventuali inidoneità dei locali e il danneggiamento» anche a causa del fatto che le verifiche da parte del perito nominato erano avvenute oltre due anni dopo l’esposizione. La Corte d’Appello bolognese ha ribaltato il giudizio: «La proprietà aveva sottolineato l’importanza del condizionamento, evidenziando che quelle di Nattini sono opere molto delicate, risentono tantissimo degli sbalzi climatici»; «opere su carta, materiale tra i più delicati fra tutti i supporti pittorici esistenti ai fini di una corretta conservazione, e montate, mediante incollaggio sul retro su un telaio di legno: tale supporto è caratterizzato da peculiari coefficienti di dilatazione, diversi da quelli tipici del materiale cartaceo, e reagisce in modo diverso in particolari condizioni di temperatura ed umidità»; «il MAR aveva garantito che nelle sale il valore della temperatura sarebbe stato mantenuto intorno ai 20° C (+/- 2%) con umidità relativa di circa il 50% (+/- 5%)»; «nei primi due mesi espositivi i materiali hanno mostrato gli effetti di piccoli assestamenti che si possono definire endemici, mentre a inizio dicembre e poi rapidamente nei giorni successivi le opere hanno mostrato danni rilevanti». Conclusione: «Solo una brusca modifica delle condizioni climatiche avrebbe potuto infatti inferire un trauma irrimediabile alle opere, caratterizzato “da un forte ritiro del supporto cartaceo, che a sua volta ha ceduto provocando strappi e fessurazioni”». Morale: l’inverno fa male alla carta d’arte, «come rilevò durante la mostra — dice Volpe — anche la consulente del MAR per il restauro Camilla Roversi Monaco del Laboratorio degli Angeli di Bologna».
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