L’orgoglio sannita di Shark Emcee: ‘Hip hop e musica le mie costanti della vita. Sogno un disco d’oro come songwriter’ – NTR24.TV

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Se vi dicessi ‘Parè compà cavè tt’appost’, a cosa pensereste? Immagino tutti – adulti e anche giovanissimi – alla stessa cosa: il ritornello di un inno nato agli albori dei social, ma che è diventato comunque virale finendo alla ribalta nazionale. Sì, perché ‘Orgoglio Sannita’ resta un manifesto di appartenenza: un pezzo storico che ci risuona ancora nella testa e nel cuore a distanza di quasi 15 anni, una canzone che con acume e ironia traccia un perfetto ritratto della società beneventana, passando anche per i suoi vizi e difetti. Dal quel lontano 2010 il suo interprete, il beneventano Shark Emcee, al secolo Fabio Fallarino, di strada ne ha fatta tanta: da pioniere del Rap made in Sannio, è cresciuto vivendo tante esperienze importanti, ma rimanendo però lo stesso artista coinvolgente, ironico, appassionato e in perfetto equilibrio tra tradizione e rinnovamento. Tante le collaborazioni importanti: dal regista Valerio Vestoso (‘orgoglio sannita’ a livello nazionale)  all’artista Francesco da Vinci (figlio del grande Sal), fino a Clementino, oggi Shark è un nome conosciuto nel panorama dell’hip hop italiano. Ma come è nata questa passione poi tramutata in lavoro e vita concreta? La leggenda narra che, a 15 anni, andò al cinema per assistere alla proiezione di 8 Mile di Eminem. Sul grande schermo, per la prima volta, vide una battle di Freestyle e ne rimase folgorato: vedere una persona che improvvisava a tempo di rime su un beat lo emozionò a tal punto che tornò a casa e sulla porta della cameretta attaccò un foglio di carta con la scritta: “I’ll try to do everything to be a rapper!”. Tutt’oggi quel foglietto è ancora appeso sulla sua porta. Perché di sogni, si sa, ce ne sono ancora tanti da realizzare…

‘Shark Emcee’: come nasce il nome d’arte?
Viene da una battle di freestyle. Ero iscritto senza avere un nome. Quella sera il presentatore della serata mi fa: ‘Ua’ fra’, me par nu squalo!”. Lo aveva colpito il mio stile di rap non aggressivo sin dall’inizio, in quanto giravo a lungo attorno alla preda, avvicinandomi poco per volta allo sfidante ‘vittima’ e poi attaccandolo senza possibilità di rispondere. Emcee, invece, sta per master of cerimonies: un appellativo che riguarda tutti i rapper che sono anche presentatori, organizzatori di eventi e freestyler. Lo scrivo per esteso in segno di rispetto nei confronti di Mc Shark, una leggenda dell’hip hop italiano che ha fatto la storia del genere.

Come nasce invece la tua passione?
Prima di scoprire il rap, ero affascinato da tante cose che erano inevitabilmente legate a questo mondo. Dal punto di vista musicale, sin da bambino, mi piacevano i passaggi veloci delle canzoni: penso ai refrain del grande Carosone, ma anche a Tony Tammaro e Federico Salvatore, fino agli artisti mondiali del funk e del soul, generi da sempre alla base del rap. Poi ho scoperto i 99 Posse grazie a mio fratello maggiore e mi sono addentrato sempre più nello stile. Ho sempre amato anche l’abbigliamento dei rapper. Intorno ai 14 anni, quando ho scoperto che tutte queste cose facevano parte della cultura hip hop, mi ci sono fiondato.

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Come arrivi al disco di esordio ‘La Trappola’ nel 2006?
Inizia tutto nella mia cameretta dove improvvisavo freestyle e immaginavo delle vere e proprie ‘battle’. Al Centro Sociale ‘Depistaggio’ di via Mustilli beccai Angelo Ruggiero e Giovanni Di Dio, che già avevano un gruppo rap a Benevento ed erano molto addentrati nella scena regionale, frequentando da tempo Napoli e le serate organizzate nel capoluogo partenopeo. Loro mi adottarono artisticamente. Ho ricordi bellissimi perché, all’epoca, non era facile registrare e lavorare ad un album. E poi, avere un mio disco fisico – quasi 20 anni fa – fu davvero un traguardo importante. Iniziai piano piano ad avere i primi riscontri: suonavamo perlopiù alle feste studentesche e ad eventi piccoli, ma quando salivamo sui palchi avevamo già un pubblico interessato che ci conosceva. Il fatto poi di frequentare la scena partenopea, dove ci facevamo le ossa con ragazzi esplosi successivamente a livello nazionale, ci ha dato quella marcia in più sul nostro territorio.

Arriva il successo di ‘Orgoglio sannita’…
Con il mio secondo disco ‘Made in Sann-yo’, nel dicembre 2010 scrivo ‘Orgoglio sannita’. Avevo vinto il campionato nazionale di freestyle e mi era capitato di andare fuori città. Il giorno stesso che presi il treno da Napoli per la finalissima di Milano, alcuni sostenitori che non conoscevo vennero a salutarmi in stazione. In quell’anno ero infatti il rappresentante per la Campania: sulla scena regionale il mio nome già girava. “Come posso far capire che sono un rapper di Benevento? E che amava la sua terra?”: così nacque un pezzo che è andato al di là delle più rosee aspettative. Mi ha fatto conoscere al grande pubblico e a tutti i sanniti nel mondo. Passò su Dj Television come pezzo rap più segnalato in assoluto: gli stessi Savino e Linus rimasero sorpresi da così tanto riscontro.

Dalla scrittura rap per insegnare ai ragazzi del carcere di Airola al lavoro autoriale: c’è un progetto al quale ti senti particolarmente legato?
La cosa bella di questo mestiere è fare tante cose differenti: un giorno scrivo pezzi miei, un altro in cui scrivo pezzi per altri artisti, altri ancora lavoro per creare contenuti social. Ci sono giorni in cui dedico le mie energie ai giovanissimi e al sociale con laboratori di scrittura. Ogni giorno mi sveglio e decido il da farsi. L’organizzazione di eventi, compresa la presentazione, è l’attività che forse mi prende più energie. Tutte le vibrazioni negative che assorbo nel pre-live, devo saperle gestire poi nel corso dell’evento e farle scomparire davanti al pubblico.

Capodanno è passato da pochissimo. Che idea ti sei fatto delle polemiche sul concerto e sul rapper Enzo Dong?
Non sono uno che frequenta vicoli e centro storico la notte di Capodanno. Un po’ perché non trovo mai proposte interessanti, un po’ perché preferisco trascorrerla a casa con amici. Credo che il vero vincitore in questa storia sia il sindaco Mastella, che ha cavalcato l’hype mediatico sulla scia di quanto successo a Roma con Tony Effe. Per quanto riguarda la comunicazione e il marketing personale, tanto di cappello: c’è davvero da imparare. Preferirei però che questa grande abilità comunicativa nello stare sotto i riflettori venisse utilizzata più per la valorizzazione della città. Venendo al concerto di San Silvestro, è impensabile poter organizzare qualcosa di decente a dieci giorni dall’evento. Capodanno è una data particolare, tra il freddo, il nuovo codice della strada e la poca abitudine delle persone ad uscire in strada, a meno che non ci sia una manifestazione musicale bella e ‘massiccia’ con un ospite di rilievo. Alla fine si è trovato Enzo Dong nel calderone della polemica, ma a prescindere dai testi e dai messaggi lanciati, credo che un evento importante come il Capodanno vada programmato con una comunicazione a tappeto, da far partire almeno un mese prima. Stesso discorso per gli artisti locali, che andavano impegnati con largo anticipo per valorizzarli al massimo e poter contare su una vasta scelta.

Tifosissimo della Strega: che stagione stai vivendo?
Il Benevento sta superando le aspettative con questo primo posto in classifica. Non me lo aspettavo, come penso anche altri tifosi. Si sa, l’appetito vien mangiando e ora sarebbe da stupidi non provare a vincere il campionato. E’ anche vero che da gennaio in poi parte un’altra fase, quella decisiva, e i nostri giocatori, per gran parte giovani alla prima stagione importante, non hanno quell’esperienza tale da reggere una grande pressione. Ad ogni modo sono contento del percorso fatto fino ad ora: il primo posto ci dà un vantaggio, ma non così grande da potersi adagiare sugli allori. E’ tutto una incognita. Speriamo bene.

Alla prima storica stagione in A, sei stato anche l’inviato giallorosso per ‘Quelli che il calcio…’
Fu una bellissima esperienza, ricca di emozioni. E fu anche un bel riconoscimento a coronamento del mio percorso artistico: entrare nella storia come inviato giallorosso sulla Rai è stata una bella gratificazione. In due apparizioni, però, abbiamo subito 8 gol e, da tifoso, non è stato molto piacevole. Avrei voluto festeggiare ed esultare almeno per una rete del Benevento, ma purtroppo non è arrivata. Nel complesso è stata un’esperienza non semplice: un conto è viverla in studio, un altro è guardare la partita allo stadio con un orecchio a quello che dicono in studio per poi intervenire a freddo. Ricorderò però per sempre l’esperienza nello stadio di Napoli con Gigi e Ross, l’emozione di stare in tv e una cornice speciale di pubblico con 60mila spettatori.

Non solo tv, però. Anche al cinema puoi vantare un’esperienza importante con il regista Valerio Vestoso e con il grande Carlo Verdone.
Ho girato e cantato in una bellissima scena nella terza stagione della fortunata serie ‘Vita da Carlo’, che però è stata tagliata per problemi legati a diritti musicali. Resta un’esperienza incredibile: la mia interpretazione live era piaciuta tantissimo. Non c’è stata la messa in onda, ma resta la soddisfazione per aver potuto lavorare con un mito come Verdone.

Con l’Epifania finiscono le feste e la città si svuota. Come vedi la situazione di Benevento?
Il problema delle aree interne e dello spopolamento è nazionale. Negli ultimi anni c’è però anche una tendenza nel ritornare: vivere in grandi città come Roma e Milano è diventato insostenibile per tanti fattori. Con l’avanzare dell’età la famiglia, che vedi invecchiare a distanza, è un richiamo forte. Oggi le trasformazioni del mondo del lavoro, con lo smartworking e gli impieghi freelance, danno la possibilità a molti di ritornare a casa e vivere luoghi più a misura d’uomo. Spero in ogni caso che tanti professionisti di ritorno mettano al servizio della città e della comunità competenze ed esperienze acquisite per far risalire il nostro territorio in termini di qualità. E poi diciamolo: i beneventani, ovunque, si distinguono da sempre in vari ambiti professionali. Abbiamo una mentalità vincente in tutti i settori: tanti sanniti in giro per il mondo occupano ruoli importanti. Spero che un giorno tanti di questi nomi possano mettere valore e sapere a disposizione della città. Aiutati ovviamente dalla politica, che deve favorire la meritocrazia e il talento puro, oltre a reclutare quanti vogliono investire nella città.

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Cosa c’è nel futuro di Shark Emcee? C’è sempre la musica o stai pensando ad altro?
La musica è sempre la costante principale della mia vita. E continuerà ad esserlo. Ho scelto il rap underground, grazie al quale sono conosciuto e mi permette di avere rapporti di lavoro con i massimi esponenti e pionieri della scena hip hop. Proprio ieri alla finalissima della rap battle ‘Super Skillz’ a Benevento abbiamo avuto l’onore di ospitare come giudice il mitico Mastafive, MC e DJ, grande scopritore di talenti come ideatore del contest Tecniche Perfette. Il futuro? Sono al lavoro per scrivere pezzi miei che molto probabilmente usciranno quest’anno. Sono molto impegnato anche come songwriter per altri artisti. Nel 2025 voglio focalizzare l’attenzione sul piano autoriale e aumentare le collaborazioni con musicisti di fama nazionale. L’obiettivo è riuscire a conquistare un disco d’oro. E noi glielo auguriamo con tutto il cuore.

 





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