Quante parole verranno scritte e dette oggi e domani. Giornate in Sicilia di pesanti anniversari. Piersanti Mattarella, deputato regionale, presidente della Regione, assassinato a Palermo il 6 Gennaio del 1980. Pippo Fava , giornalista, fu ucciso a Catania il 5 Gennaio del 1984. Delitti di mafia. Ma di quella mafia che sedeva al tavolo con l’area grigia, con i politici collusi e corrotti, con l’imprenditoria connivente. Mattarella e Fava sono stati nemici come tanti altri di questo convitato di pietra onnipresente nella nostra terra. E sono stati ammazzati per l’essere nemici di costoro a viso aperto, senza mai nascondersi. Erano protagonisti del cambiamento, ma quello vero, non quello gattopardiano, del tutto cambia per non cambiare niente. Oggi in tanti si presenteranno come loro eredi. Chi nella politica chi nel giornalismo. Ma nei fatti nessuno può definirsi erede dei loro pensieri e del loro agire.
Viviamo una stagione che anno dopo anno, mese dopo mese, giorno dopo giorno, perde di vista i valori di Mattarella, Fava e di tanti altri uccisi tutti per la stessa ragione. Il voler cambiare le cose. Il voler acciuffare il cambiamento raccontando e scrivendo le brutte cose di questa Sicilia. Anzi pensando proprio a Mattarella e Fava loro agivano per difendere l’Italia, la Democrazia e la Libertà. Lo facevano mentre c’era chi metteva bombe nelle piazze e nelle stazioni, soffiava sul vento dei complotti, e stava dalla parte di chi nei salotti della massoneria scriveva come il Paese doveva essere, sottomesso. Oggi e da tempo non si uccide più. Perché pezzo dopo pezzo, riforma dopo riforma, elezioni dopo elezioni, una buona parte del Paese è nelle mani di spregiudicati collusi, di nobili (sic) uomini e nobile (sic) donne, che vanno in giro mettendo bavagli a destra e manca. Ma tutti questi sappiano che c’è chi ha scelto di resistere, che rifiuta i bavagli. Il prossimo 21 Marzo sostenuti dall’associazione Libera saremo a Trapani a ricordare quel migliaio di vittime innocenti delle mafie.
La migliore occasione per gridare ad alta voce il voler essere cittadini liberi. La richiesta più forte sarà quella di aprire per davvero e non con le recite teatrali, un dibattito vero sulla questione morale. Oggi la corruzione è espressione delle nuove mafie. Non possiamo spezzare in due cose diverse questa lotta. L’azione di contrasto deve essere la stessa. Il 2025 segnerà anche un altro anniversario, i 40 anni dalla strage mafiosa di Pizzolungo del 2 Aprile 1985. Quell’autobomba destinata ad un magistrato, Carlo Palermo, che fece scempio della vita di Barbara Rizzo e dei suoi gemellini, Salvatore e Giuseppe Asta. Per quella strage fu condannato all’ergastolo anche il mafioso palermitano Nino Madonia. Lui che il 6 Gennaio 1980 pare esser stato il killer di Piersanti Mattarella. Dobbiamo renderci conto che le vittime innocenti delle mafie non sono tra di loro slegati, sono uniti da quel terribile comune denominatore di una stessa criminale regia. E mettendo assieme tutti i puntini viene fuori lo scenario. Mattarella come il sopravvissuto, ma dimenticato Carlo Palermo, così come tanti altri, come Pippo Fava o Mauro Rostagno, anche lui ucciso in quella terribile mattanza degli anni ’80, avevano scelto di stare dalla parte giusta, di denunciare le collusioni, le mafie internazionali che trafficavano in armi e droga, e riempivano di soldi sporchi le casse anche di certi partiti politici, quelle del Psi per esempio, o delle potenti correnti democristiane, come quella capeggiata da Andreotti. Sono cambiate sigle e nomi, ma questi traffici ancora oggi esistono, e per questo che esistono le guerre. Con l’aratro del malaffare hanno inciso la terra di Sicilia, quella d’Italia e oggi sono in Europa. Chi vuol resistere può farlo nei ruoli più propri, noi lo facciamo ogni giorno facendo informazione, non calando la testa davanti a nessuna forma di potere, tenendo la schiena dritta, come lo erano Piersanti Mattarella, che mandò fuori dal suo ufficio chi voleva sostenere gli esattori di Salemi Salvo a creare una loro banca, e Pippo Fava che in quel 1984 a chi diceva che la mafia non esisteva, invitava tutti ad andare a cercare i mafiosi anche nelle aule del Parlamento.
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