Ho sempre trovato inquietante che Russia e Ucraina, due Paesi in guerra, commerciassero in servizi di transito del gas come se niente fosse. La chiusura del transito del gas russo in Ucraina è perciò opportuna, come lo sarebbe estendere al gas le sanzioni europee applicate al petrolio di Mosca.
L’effettiva fine del transito è stata confermata relativamente all’ultimo, e quindi non stupisce che stia avendo effetto sui prezzi (ma siamo ben lontani da quelli del 2022).
Già in tempi non sospetti con il think tank indipedente e senza fini di lucro dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico ECCO abbiamo evidenziato il rischio che questo inverno portasse di nuovo a bollette elevate (così come avevamo previsto la repentina discesa dopo i momenti più aspri della crisi, trainata dal calo dei consumi).
È comunque vero quel che ha detto il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: con gli stoccaggi quasi pieni, è possibile che in assenza di altri eventi questo prezzo sia già il picco più alto dell’inverno.
Riguardo alle soluzioni per abbassare la bolletta, non è utile stigmatizzare la speculazione dei mercati future (che sono volatili per definizione e servono proprio ad anticipare potenziali scarsità o eccedenze future del prodotto contrattualizzato) anche se, certo, è importante vigilare contro posizioni di abuso.
Un price cap non sarebbe una soluzione efficiente, perché a seconda di come lo si realizza può semplicemente spostare il costo su qualcun altro rispetto al consumatore, o portare a forme di razionamento più indesiderabili rispetto a un prezzo temporaneamente più alto.
È l’effetto descritto da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi” sulla farina: se si impone un prezzo politico del pane che ignora una scarsità oggettiva della materia prima, i forni restano vuoti. Ma anche senza scomodare Manzoni, abbiamo visto come il price cap spagnolo, per esempio, abbia portato i contribuenti a pagare per esportare in Francia elettricità da gas a prezzo politico durante periodi di scarsa disponibilità del nucleare francese. Un effetto non desiderabile per gli spagnoli.
Quel che invece serve è mettere urgentemente i consumatori di elettricità nelle condizioni di non pagare il costo del gas se accedono a offerte 100% rinnovabili, cosa che purtroppo non è ancora possibile. Come ECCO ha proposto durante l’ultima audizione di Arera, è urgente che i consumatori elettrici possano approvvigionarsi con contratti che escludano l’uso del gas anche per bilanciare i propri consumi, per esempio con accumuli dedicati alla propria fornitura.
In altri termini: se a un cliente va bene continuare ad esporsi alle crisi del gas -per esempio perché installa di nuovo una caldaia a gas in fase di ristrutturazione o perché compra elettricità generica- se ne assume la responsabilità.
Ma chi non lo vuole e ha elettrificato ed efficientato i propri consumi e desidera accedere a contratti di fornitura elettrica da sole rinnovabili è incomprensibile che non sia messo nelle condizioni di emanciparsi completamente dal prezzo del gas a meno di staccarsi dalla rete (che è una soluzione irrazionale perché troppo costosa).
Riguardo al prezzo futuro del gas: tornerà a scendere rispetto all’attuale, ma non ai livelli precedenti la crisi, perché il Gas naturale liquefatto (Gnl) costa di più di quello da tubo. Inoltre, il prezzo continuerà a essere volatile e quindi pericoloso e avrà una componente di costi fissi sempre più alta per ripagare l’inutile infrastruttura che abbiamo costruito, socializzandone i costi, malgrado la riduzione strutturale dei consumi.
In termini di fonti, dalla dipendenza dalla Russia siamo passati almeno in parte a quella dagli Stati Uniti, ormai principale esportatore mondiale, che di fatto hanno un ruolo crescente di price maker grazie alle decisioni unilaterali riguardo alla capacità di liquefazione che decideranno di rendere (o non rendere) disponibile nel Mar dei Caraibi.
Abbiamo visto questo effetto già con la presidenza di Joe Biden, e non c’è da aspettarsi miglioramenti con le politiche protezionistiche annunciate da Donald Trump.
Michele Governatori è responsabile del settore energia per conto del think tank indipendente sul clima ECCO
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