i paesi con i vantaggi fiscali migliori

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Lo smart working dalla fine della pandemia è diventato un’attività sempre più comune. Per lavorare, infatti, basta solo avere un computer, uno smartphone e una connessione a internet stabile. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali definisce questa tipologia di impiego come “una particolare modalità di esecuzione della prestazione di lavoro subordinato introdotta al fine di incrementare la competitività e di agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro”. Significa che una parte del lavoro si svolge fuori dai locali dell’azienda a differenza del lavoro da remoto in cui l’intera attività si svolge dove lo si ritiene opportuno. C’è anche la figura del nomade digitale che è quella che virtualmente lavora da diverse parti del mondo.
Per qualsiasi lavoro vanno ovviamente pagate le tasse per cui ci si chiede dove è possibile risparmiare se ci si trasferisce all’estero.

In Europa e nel mondo quali sono i paesi dove si pagano meno tasse?

Tra gli stati europei con le imposte più basse ci sono la Romania, la Bulgaria, la Bosnia-Erzegovina, il Kosovo e la Macedonia del Nord secondo quanto dichiarato dall’ultimo rapporto della Tax Foundation. Nei paesi dell’Europa orientale/sudorientale su indicati, infatti, la riduzione delle tasse rappresenta una strategia per attrarre investitori stranieri dato che stanno ancora sviluppando le loro infrastrutture e le loro economie. Tali paesi spesso offrono inoltre manodopera e costi di produzione più bassi nonché agevolazioni fiscali. In più, garantiscono un buon tenore di vita perché tutto costa meno, dagli affitti al cibo.

Nel mondo, invece, tra i paesi dove si pagano meno tasse ci sono sicuramente gli Emirati Arabi nonostante dallo scorso 1° giugno 2023 sia stata introdotta un’imposta federale sugli utili delle imprese del 9% superiori a 90.800 euro circa. Si tratta, però, di una delle aliquote più basse al mondo. Tale tassa non si applica sugli investimenti, sugli immobili e sul reddito personale da lavoro. Anche le Bahamas sono un ottimo luogo dove poter lavorare in smart working in quanto non c’è tassazione sui redditi ma è necessario avere la residenza. Esentasse sono anche le isole Bermuda. Data la loro posizione, però, risulta molto costoso viverci.

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Se si lavora da remoto si può vivere all’estero?

Non è necessario vivere nello stesso posto in cui si lavora. Proprio per questo, diversi paesi stanno cercando di attirare professionisti qualificati e imprenditori digitali per poter contare sui loro redditi. E lo fanno offrendo condizioni fiscali molto agevolate.
La Grecia, ad esempio, sta cercando di attirare sempre più nomadi digitali. Questi ultimi, come si evince dal nome, sono lavoratori che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata mediante l’ausilio di strumenti tecnologici che consentono loro di lavorare da remoto in modo autonomo o per un’impresa che ha sede all’estero o anche in Italia.
C’è però una distinzione da fare. La legge, infatti, distingue due figure: quella del nomade digitale e quella del lavoratore remoto. Quest’ultimo di solito è un dipendente con un contratto di lavoro che svolge una mansione per la quale non necessariamente è necessario recarsi in ufficio mentre l’altro è un lavoratore autonomo.

In Italia per tali figure (se provengono dall’estero) viene rilasciato un permesso di soggiorno che dura 1 anno e che è rinnovabile annualmente purché restino validi i requisiti che hanno permesso di ottenerlo come l’avere un reddito minimo, l’assicurazione sanitaria e svolgere un lavoro altamente qualificato.
In merito a tali figure, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha spiegato che per gli accordi internazionali, se un lavoratore trascorre più di 183 giorni in un paese deve rispettare leggi fiscali e pagare le tasse in quel paese. In Italia, ad esempio, il nomade digitale con il permesso di soggiorno dopo tale periodo deve aprire una partita Iva per emettere le fatture, pagare i contributi previdenziali e le imposte sul reddito. L’apertura non è automatica ma va richiesta all’Agenzia delle Entrate. Nel caso di mancata conformità fiscale, si va incontro alla revoca del permesso di soggiorno.
La circolare numero 25 del 2023 dell’Agenzia delle Entrate, in ogni caso, ha fornito dei chiarimenti sulla tassazione dei lavoratori in smart working che si trovano all’estero. Ebbene, ha spiegato che è di fondamentale importanza individuare la residenza fiscale ovvero la durata della permanenza del lavoratore in un determinato luogo.

Quali sono i paesi dove lavorare da remoto conviene?

Il Global Remot Work Index 2023 ha stilato una classifica delle migliori località nelle quali conviene lavorare da remoto. Essa si basa su quattro punti principali ovvero la sicurezza informatica, le infrastrutture, la sicurezza sociale e l’economia mentre i dati provengono da fonti riconosciute come il Forum Economico Mondiale e le Nazioni Unite.

Dalla classifica, si evince che in testa ci sono i paesi dell’Europa settentrionale ovvero la Danimarca, i Paesi Bassi, la Germania, la Spagna, la Svezia, il Portogallo, l’Estonia, la Lituania, l’Irlanda e la Slovacchia.

Per quanto concerne i punti di forza della Danimarca, che è in prima posizione, ci sono la qualità di internet, il sistema sanitario e l’inclusività sociale. I vantaggi di lavorare da remoto nei Paesi Bassi, invece, sono sicuramente la stabilità economica nonché l’ampio utilizzo della lingua inglese mentre in Germania c’è il servizio internet più conveniente del mondo e inoltre un buon rapporto tra il costo e la qualità della vita.

Sempre secondo il report, poi, la Slovacchia è in cima alla classifica per la sicurezza informatica ovvero per la capacità di rispondere agli attacchi digitali. Il Regno Unito, invece, si pone al primo posto per la sicurezza economica ovvero per il costo della vita, per l’accesso alla sanità e per le opportunità di svago proposte. Infine Singapore vince per le infrastrutture fisiche e digitali nonché per un servizio internet molto stabile mentre la Svizzera per la protezione e la sicurezza dei lavoratori da remoto.

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Ma quali sono i vantaggi dello smart working?

Il lavoro agile per i dipendenti, secondo l’ultimo Osservatorio Smart Working, offre numerosi benefici tra cui la riduzione dei costi. Chi svolge questa tipologia di lavoro, infatti, per 2 giorni alla settimana riesce a risparmiare circa 1000 euro all’anno in trasporti anche se aumentano le spese domestiche. Lavorare in smart working, poi, aiuta a ridurre significativamente le emissioni di anidride carbonica grazie ai minori spostamenti. Un altro punto di forza di tale tipologia di lavoro è che si elimina il tragitto casa-ufficio per cui si riducono lo stress e gli imprevisti. Infine, grazie a esso, i dipendenti sono più soddisfatti e motivati.





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