Energia, dalla ‘Terni’ penalizzata nel ’62 al rischio dei tagli produttivi oggi: il caso Ast

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di M.R.

«Ci saremmo aspettati indicazioni concrete con strumenti, procedure e quantificazioni frutto della negoziazione tra azienda e tecnici del Governo che non c’è stata o è rimasta carbonara, ma soprattutto senza esiti». Così a proposito della questione energetica legata alle produzioni Ast, parla il rappresentante di Federmanager Teri, Augusto Magliocchetti, a seguito dell’ultimo tavolo ministeriale dedicato all’acciaieria, conclusosi con una nuova deadline per la firma di un Accordo di programma che la proprietà Arvedi ha chiesto due anni e mezzo fa. «Come si fa – commenta l’esperto di siderurgia – a non comprendere lo sconforto di chi rappresenta i lavoratori per il continuo rinviare, senza nessuna proposta concreta che non sia l’aggiornamento del calendario o l’indicazione dell’ennesimo tavolo tecnico che mai si insedia?».

Accordo di programma Arvedi-Ast Attraverso le pagine di Umbria24, Magliocchetti già in passatao ha più volte tentato di stimolare il dibattito proponendo possibili soluzioni. E ora che entro il 20 gennaio pare siano chiamati a concretizzare azienda, Regione e Governo, incalza ancora le parti a leggere tra le righe di tutti gli strumenti normativi a disposizione, nonché tra le pieghe della Storia, per quello che Ast può rivendicare. «Il DL 29/09/2023 n. 131 convertito in legge il 27/11/2023 – ricorda – prevedeva agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica con una riduzione degli oneri generali affarenti al sistema elettrico. Questa misura è applicabile alle forniture per Acciai speciali Terni? Ne ha beneficiato l’azienda ternana? Tale agevolazione, secondo la legge, vale per le annualità 2024,2025 e 2026, 2027 e 2028 pur con parametri diversi e discendenti».

Norme Ue sul costo dell’energia In secondo luogo, Magliocchetti fa riferimento alle regole comunitarie (la C80/01 del 2022) che normano anche le esenzioni dagli oneri di rete. Quali sono le componenti del prezzo dell’energia di natura non transattiva che possono rientrare in questo meccanismo compensativo al fine di ridurre il costo totale della fonte energetica pur restando nelle norme Ue? Sono applicabili all’Ast e quanto potrebbero valere? Ancora in chiave energetica Magliocchetti ricorda inoltre l’Energy Release 2.0. che consente ai clienti finali energivori interessati la facoltà di richiedere al Gse l’anticipazione, per un periodo di trentasei mesi, di una quota parte delle quantità di energia elettrica rinnovabile e delle relative garanzie di origine ad un prezzo di cessione definito dal gestore stesso, da restituire in un periodo di venti anni a decorrere dall’entrata in esercizio degli impianti. «La richiesta di tale agevolazioni scade il 13 gennaio. Ne può beneficiare l’azienda?»

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Canoni idrici Nella lista degli strumenti che Magliocchetti elenca, non manca la Legge regionale sui canoni idrici nella misura in cui i concessionari di grandi derivazioni d’acqua a uso idroelettrico sono obbligati a fornire gratuitamente e annualmente alla Regione
energia elettrica in ragione di 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di
concessione. «Quanta parte di questo tesoretto può essere destinato alla negoziazione del patto territoriale magari sotto forma di anticipazione secondo le regole dell’Energy Release 2.0 per almeno tre anni come soluzione transitoria in attesa del bando che regolerà la nuova concessione per l’utilizzo delle centrali idroelettriche?»

Aiuti alla sola Arvedi-Ast Per Magliocchetti l’occasione è ghiotta per inserirsi anche nel dibattito più squisitamente politico della questione: «Vorrei esprimere – dichiara – alcune considerazioni su ricorrenti affermazioni di pubblici amministratori e di personaggi politici circa il fatto che sia impossibile immaginare un provvedimento che riguardi la sola ‘Terni’ perché in conflitto con il principio di generalità dei provvedimenti normativi della Ue. Tutte le criticità denunciate dall’azienda hanno una imputabilità alla vicenda iniziale della nazionalizzazione del 1962-63 che ha comportato per la sola Terni Società per l’industria e l’Elettricità l’impossibilità di essere qualificato come autoproduttore. Di fatto questa circostanza fa sì che qualunque cosa si voglia immaginare per temperare quegli effetti non possa riguardare che la sola Terni in quanto tutti gli altri non hanno dovuto subire penalizzazioni dalla nazionalizzazione atteso che si sono visti riconoscere la qualifica di autoproduttori ed in conseguenza di questo hanno mantenuto la proprietà degli assets».

Bramme dall’Indonesia «Ma aggiungo – prosegue – un ulteriore elemento che potrebbe influire nella ‘deroga’ comunitaria e cioè la rilevanza che la normativa comunitaria dà al rischio del fenomeno della ‘carbon leakage’ cioè che le attività produttive vengano trasferite fuori dall’Ue e/o che le importazioni di prodotti ad alta impronta carbonica finiscano per sostituire la produzione interna, vanificando così l’efficacia globale delle politiche ambientali. Tale aspetto trova particolare rilievo in tutta la normativa di indirizzo della C80/01 che, come abbiamo visto regola le fattispecie di provvedimenti che configurano aiuti di Stato. Tale rischio, nel caso di Terni, non è solo probabile ma di fatto già attuale. In questo senso vanno lette le importazioni di bramme indonesiane divenute convenienti per effetto dei costi energetici legati al ciclo a caldo dei forni elettrici».

Augusto Magliocchetti «Se non si trova una soluzione – conclude l’esponente Federmanager – e se l’azienda, per mantenere una presenza sul mercato della distribuzione dell’inox senza impatti devastanti sul conto economico,prosegue nell’utilizzo del semiprodotto di origine extra Ue, diverrà concreta la necessità di trovare una soluzione all’incremento della isteresi tra area a caldo e freddo con progetti di chiusura di un forno nella migliore delle ipotesi. E perciò più che legittimo sostenere che un provvedimento necessario per ristabilire una parità di trattamento tra chi ha avuto conservata una capacità di autoproduzione e chi se ne è visto assegnare solo una virtuale venga messa in campo in attesa che siano completati quei progetti infrastrutturali sulla produzione e trasporto di elettricità da fonti idroelettriche. Si tratterebbe di una soluzione transitoria che se attuata risponde ai criteri delle direttive comunitarie e se non realizzata provocherebbe una crisi industriale che determinerebbe gravi perdite di posti di lavoro nel contesto del territorio e
gravissimo nocumento ad una nazione che è pur sempre il secondo produttore europeo
di acciaio inossidabile».

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