Da Sammartino a Nino Pulvirenti, dai clan Mazzei ai Laudani: tutti i processi del 2025 a Catania

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Politici, mafiosi e autori di femminicidi: chi è atteso alla sbarra nel corso del nuovo anno per procedimenti di diverso tipo e per diversi reati

Saranno i politici i protagonisti dei processi del 2025 di piazza Verga a Catania. Già il 10 gennaio è attesa la sentenza del processo per corruzione elettorale a carico del deputato regionale Luca Sammartino. Il procedimento è quello frutto dell’inchiesta Report del Gico della Guardia di Finanza: alcune intercettazioni partite per un’indagine sul clan Laudani portarono a spostare i radar sulle elezioni regionali del 2017, quando Sammartino – all’epoca nelle file del partito democratico – divenne onorevole con il record di 32mila preferenze. La pm Tiziana Laudani ha chiesto 2 anni di reclusione per i due imputati (c’è anche Girolamo Brancato). Non è l’unico processo che sta affrontando Sammartino. C’è quello scaturito dalle indagini della Digos della Questura sempre per corruzione elettorale (il dibattimento è ancora in corso e l’epilogo di primo grado non è certo all’orizzonte) e poi l’inchiesta Pandora che lo scorso aprile lo ha portato all’interdizione per 12 mesi. Per quest’ultimo caso l’apertura del processo è fissata in primavera. Nel frattempo è arrivato l’annullamento con rinvio della Cassazione “sulle esigenze cautelari” in merito alla conferma della sospensione e quindi in questi primi mesi del 2025 ci sarà una nuova udienza davanti al Tribunale della Libertà. Il troncone abbreviato Pandora invece vede imputato il già sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando. Ed è vicino il momento in cui i pm Rocco Liguori, Fabio Saponara e Santo Distefano faranno le richieste di pena al gip.

Il processo al sindaco di Paternò Naso

A Paternò c’è una data fissata sul calendario della politica: il 15 gennaio. Quel giorno è prevista l’udienza della Cassazione che dovrà decidere sul ricorso della difesa dopo che il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello della procura sulla richiesta di arresti domiciliari nei confronti del sindaco Nino Naso, indagato per voto di scambio politico-mafioso nell’inchiesta Athena. Il processo con giudizio immediato nei confronti del primo cittadino è fissato a settembre. L’udienza preliminare per gli altri indagati è in corso. Se gli ermellini dovessero confermare il Riesame di Catania, significherebbe applicazione della misura con effetti immediati nella governance della città.

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Gli altri politici a processo

Da segnalare c’è l’apertura del processo sui progetti sanitari che l’anno scorso portò una scossa nella politica e nel mondo della sanità. Tra gli imputati l’eurodeputato Ruggero Razza e il già assessore comunale Giuseppe Arcidiacono. Vanno avanti a ritmi serrati le udienze del procedimento sul “malaffare” nella sede etnea dell’interporto: anche qui c’è un europarlamentare coinvolto, l’ex assessore regionale Marco Falcone. E con lui il già vicepresidente della Regione, Gaetano Armao e il già deputato regionale Nino Asero. Non si chiuderà certo quest’anno il processo sui falsi in bilancio al Comune di Catania: a giudizio la giunta Bianco che ha amministrato Palazzo degli Elefanti dal 2013 al 2018.

“Università bandita” in panchina

Chiuso il capitolo politica, merita una parentesi il processo “Università Bandita” messo in panchina in attesa della decisione della Corte Costituzionale sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. Ora andiamo a colletti bianchi e imprenditori, proseguiranno i processi a carico dell’ex presidente del Calcio Catania Nino Pulvirenti (dalle combine di Treni del Gol, al crack della low cost degli aerei Windjet alla bancarotta dei supermercati Fortè). Restando in tema di grande distribuzione alimentare e bancarotta: il processo sul fallimento Aligrup è davvero alla fase embrionale nonostante l’inchiesta risalga a diversi anni fa. Anche il processo sul crack di Banca Base va a rilento. Dovrebbe inoltre arrivare a giorni la data del processo davanti al Tribunale dell’inchiesta sul rogo a Fontanarossa a carico dei due indagati rimasti dopo lo stralcio archiviato dal gip.

Capitolo Mafia

I processi sono tanti. Già è stato chiesto il rinvio a giudizio per la cupola dei Santapaola che è stata decapitata lo scorso luglio con il blitz Ombra. In appello invece presto ci sarà Sangue Blu (indagine del 2022), dopo le condanne pesanti del gup. Alla sbarra anche Mazzei, Cappello, Pillera-Puntina, Cursoti-Milanesi, Laudani. Famiglie di “sangue” ed alleati dei Paesi dell’Etna e del Calatino. Gli investigatori hanno colpito tutti i clan catanesi, nessuno escluso. Poi ci sono gli omicidi di mafia: è atteso l’epilogo in appello della sparatoria al viale Grimaldi 18 dell’8 agosto 2020. Il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pm Alessandro Sorrentino hanno impugnato la condanna a 20 anni della Corte d’Assise di Catania nei confronti dei due “milanesi” Carmelo Di Stefano e Roberto Campisi. Chiedono l’ergastolo per i due boss, accusati di duplice omicidio.

Dagli omicidi di mafia ai femminicidi di mafia. Il 10 gennaio prossimo in Cassazione si decide del cold case di Paternò: Alessandro Alleruzzo è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania per l’omicidio della sorella Santa, avvenuto negli anni ’90. La difesa ha presentato ricorso e gli ermellini dovranno decidere se trasformare quella sentenza in irrevocabile o aprire un nuovo capitolo.

Il giallo di Simona Floridia

Il sangue innocente delle donne scorre a fiumi a Catania. La Corte d’Assise d’Appello è impegnata in diversi casi. Il giallo della scomparsa di Simona Floridia avvenuta oltre 30 anni fa: Andrea Bellia è stato condannato a 21 anni in primo grado, è in corso il processo di secondo grado. È in corso l’appello sul femminicidio di Ada Rotini commesso a Bronte: in primo grado fu condannato all’ergastolo l’ex marito Filippo Asero. Rosario Palermo è stato condannato alla pena più dura per l’assassinio di Agata Scuto, anche lei scomparsa ormai 12 anni fa. Vera Schiopu fu trovata impiccata in un casolare nel 2024. Era agosto. Si è aperto davanti alla Corte d’Assise il processo a carico del fidanzato e di un amico.Si attende la fissazione del processo d’appello nei confronti di Martina Patti, la mamma che ha ucciso la figlia Elena Del Pozzo. La piccola aveva solo 4 anni quando la madre l’accoltellò e la seppellì mettendola in dei sacchi neri in un terreno sciaroso di Mascalucia. A pochi metri dalla villetta dove madre e figlia vivevano. Patti è stata condannata a 30 anni. I difensori della donna hanno impugnato. I nonni paterni non hanno mai accettato quella pena.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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