Alessandra Todde dichiarata decaduta, deciderà il consiglio della Regione Sardegna. «Vado avanti, impugnerò l’atto nelle sedi opportune»

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Le spese elettorali potrebbero costare care, molto care, ad Alessandra Todde, candidata del Campo largo ed eletta quasi un anno fa, a febbraio, prima donna presidente della Regione autonoma della Sardegna, con appena 3mila voti di vantaggio sull’avversario del centrodestra. La commissione di garanzia della Corte d’appello di Cagliari, che ha il compito di controllare quanto e come hanno speso per la campagna elettorale, ha contestato alcune voci della rendicontazione presentata da Alessandra Todde (M5S) dopo essere stata eletta come consigliere regionale, visto che era alla guida della coalizione di centrosinistra con il Pd. Contestazione sfociata in un decreto di decadenza dalla carica di consigliere, appunto, e quindi di conseguenza dalla presidenza della Regione. Il decreto è stato trasmesso proprio al Consiglio regionale, che ora dovrà decidere come comportarsi in base al regolamento.

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LA CONTESTAZIONE

Intanto, Alessandra Todde ha fatto sapere: «Vado avanti comunque, impugnerò l’atto amministrativo nelle sedi opportune (Tar e Consiglio di Stato). Ho piena fiducia nella magistratura e non essendo un provvedimento definitivo, continuerò serenamente a fare il mio lavoro nell’interesse dei sardi e della Sardegna». Concetto ribadito a sera in un post sui social che la ritrae, come sempre, alla sua scrivania.

Undici mesi dopo le elezioni regionali del 2024, la commissione di garanzia ha emesso il suo verdetto sulle spese elettorali sostenute dai 60 consiglieri eletti e anche da quelli non eletti. A metà dell’anno scorso, ognuno degli onorevoli aveva dovuto presentare, così come prevede la legge, il rendiconto di tutti i soldi “investiti” nella corsa verso il Palazzo della Regione. Tutto doveva essere dettagliato: dagli euro messi di tasca per pagare spot, “santini” e cene con i sostenitori al contributo eventualmente ricevuto dal partito di appartenenza, ma soprattutto le possibili donazioni versate da singoli elettori o da società private. Dunque, una sorta di memoria finanziaria sulla massa di manovra che aveva a disposizione per la competizione elettorale.

Esiste un tetto per i candidati consiglieri ed è calcolato attraverso una percentuale moltiplicata per il numero degli iscritti al collegio elettorale del candidato. Nel caso del collegio di Cagliari, il più grande in Sardegna, il tetto sarebbe dovuto essere inferiore ai 35mila euro. Tetto ovviamente che è molto più alto per i candidati presidenti: il loro bacino elettorale è infatti tutta la Sardegna. Stando alle prime indiscrezioni, la Corte d’appello avrebbe contestato ad Alessandra Todde di aver superato il tetto e che dovrebbe essere stato intorno agli 80-90mila. Di quanto? Secondo alcune fonti, la candidata presidente eletta avrebbe sforato di 20mila il famoso tetto. Almeno stando alle indiscrezioni del decreto della Corte d’appello. Che cominciano a trapelare, non ancora pubblicato. Di sicuro, in questo mesi, fra il collegio di garanzia e la presidente Todde devono esserci state diverse interlocuzioni. Tant’è che dall’entourage della governatrice fanno sapere di aver già risposto, qualche mese fa, alle prime contestazioni dei giudici con una memoria. Però. A questo punto, è evidente che quella memoria non ha avuto l’effetto sperato.

I PROSSIMI PASSI

Il decreto di decadenza è stato già trasmesso dalla Corte d’appello alla presidenza del Consiglio regionale. A giorni sarà poi messo all’ordine del giorno della Giunta delle elezioni, cioè della commissione interna dell’Assemblea che si occupa del post elezioni. La prassi dice che di solito i consiglieri regionali aspettano l’esito dei ricorsi prima di decidere e lo fanno con un voto in commissione ma anche in Consiglio, dove, in entrambi i casi, il campo largo Pd-M5S (con entrambi i partiti che la difendono, mentre il centrodestra chiede di approfondire) ha la maggioranza. Di conseguenza, Alessandra Todde non decadrà? Bisognerà vedere soprattutto che esito avranno, nei prossimi mesi, i ricorsi annunciati dalla stessa presidente contro il decreto, perché l’ultima puntata di questa storia giudiziario-politica è ancora tutta da scrivere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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