Università di Trento, il Rettore: «Dobbiamo attrarre più finanziamenti privati»

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di
Alessandro Rigamonti

Il rettore Flavio Deflorian fissa le prossime sfide confidando nel ruolo del nuovo presidente del cda Franco Bernabè, ex manager Eni

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Si apre il 2025 anche per l’Università di Trento. La prima università di media grandezza d’Italia (tra i 10 e i 20 mila studenti) nel nuovo anno dovrà puntare a crescere ancora di più, migliorare nella didattica, ammodernarsi e, soprattutto, rivolgersi maggiormente verso i privati per quanto riguarda i finanziamenti «come succede in Paesi tipo la Corea del Sud e gli Stati Uniti d’America», dice il rettore Flavio Deflorian. Su quest’ultimo punto la chiave di volta per l’ateneo si spera possa essere il neo presidente del Consiglio di amministrazione Franco Bernabè.

Rettore Deflorian, il 2025 sarà il primo anno di presidenza completa di Bernabè. Cosa si attende dall’ex manager dell’Eni?
«Già questi ultimi due mesi sono stati effettivi perché il dottor Bernabè è entrato nel merito delle questioni. Dopo questo periodo iniziale dove voleva capire e imparare, spero che ci aiuti soprattutto nelle relazioni verso l’esterno. Bernabè ha relazioni nazionali e internazionali preziosissime. Già nei cda fatti finora ha dimostrato una capacità di visione nel medio lungo termine. Mi aspetto che nel 2025 questo contributo si consoliderà e sarà ancora più evidente».




















































L’obiettivo è quello di aumentare i finanziamenti dei privati verso l’università?
«Secondo la sua visione noi siamo già bravi a raccogliere i finanziamenti pubblici, mentre sarebbe interessante essere più efficaci nell’ottenere finanziamenti anche da parte di realtà private. Questo si può fare soprattutto nelle discipline dove siamo più all’avanguardia. Bisogna anche tenere presente il fatto che quando si parla di privati non ci si riferisce all’ambito locale, ma internazionale con grandi player che possono avere ingenti disponibilità economiche».

Quali sono i settori più attrattivi?
«In questo momento, quelli molto dinamici sono legati al mondo biomedico e all’ambito ICT (Information and Communication Technologies, Ndr) ».

I finanziamenti dei privati sono una sfida per il 2025. Altri obiettivi per quest’anno?
«L’urgenza più stringente riguarda l’edilizia dell’ateneo. Preciso che il tema del diritto allo studio e degli alloggi universitari non è di diretta competenza dell’università. L’edilizia scolastica riguarda gli edifici dove si fa lezione e ricerca, i quali in alcuni casi come a Povo o Rovereto sono stretti. Adesso la situazione è ancora più pesante a causa delle nuove assunzioni».

Quindi serve allargare gli spazi.
«Sì, ma non solo. È anche una questione di manutenzione, aggiornamenti e adeguamenti degli edifici alle nuove esigenze anche di sostenibilità energetica. Abbiamo gli studenti che giustamente pongono questo tema in maniera molto ferma. Per fare questo ci serve la disponibilità della Provincia. Le prime interlocuzioni sono state positive, ma nel 2025 bisognerà arrivare a definire quali investimenti pianificare e avere un progetto condiviso».

In generale come sono i rapporti con Piazza Dante?
«Sono buoni perché abbiamo un’interlocuzione costante sia con le figure politiche che dirigenziali. Mi augurerei quest’anno di fare un passo avanti nell’edilizia scolastica, ma non siamo in contrapposizione, credo che su questo tema la visione sia condivisa».

Il 2025 sarà l’anno che preparerà la trasformazione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari in Azienda sanitaria universitaria integrata (Asuit). Sarà attiva dal 2026. Cosa cambierà per l’ateneo?
«Accadrà che due realtà che collaborano, ma che sono ognuna per conto proprio, diventeranno una realtà integrata e noi entreremo a far parte del partenariato dell’azienda sanitaria. Questo porterà a un maggior collegamento per quel che riguarda la pianificazione. Ci sarà, ad esempio, una maggiore integrazione sull’attività di ricerca».

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Avrà qualche particolarità la collaborazione tra l’ateneo e l’Asuit?
«Forse la caratteristica unica è che Asuit coinvolgerà l’università anche sulla medicina territoriale che riguarda gli ospedali minori e il medico di famiglia».

Per quanto riguarda la didattica invece quali sono le sfide per il nuovo anno?
«Sicuramente la medicina con le scuole di specializzazione, l’intenzione non è solo di andare avanti nel reclutamento e completare l’attivazione di nuove scuole di specialità, ma anche preparare il terreno per il passaggio, che avverrà probabilmente nel 2026, delle professioni sanitarie che attualmente hanno la sede amministrativa a Verona. Sul piano della ricerca continueremo le attività del Pnrr che andrà a chiudersi in larga parte quest’anno. Molti progetti sono nella fase finale di rendicontazione e saranno impegni non da poco, come ad esempio l’iniziativa di Trentino Data Mind che si dovrà concludere entro il prossimo 31 dicembre».

L’anno scorso ci sono state elezioni studentesche e il nuovo consiglio studentesco ha chiesto di migliorare soprattutto il welfare. Cosa ne pensa?
«L’attenzione sul welfare studentesco è estremamente importante e la condivido completamente. Occuparsi dei nostri studenti non significa occuparsi solo dei corsi che offriamo e del tetto sotto cui dormono, ma vuol dire fornire tutti quegli strumenti, anche di qualità della vita, che possano rendere una sede interessante per andare a studiare. Su questi temi sono assolutamente disponibile a discutere tutte le proposte che verranno e a fare tutto quello che potrò per assecondare i progetti studenteschi».

Nel 2025 il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che quest’anno farà finire la guerra in Ucraina. Se così fosse lei sarebbe disposto a riprendere i rapporti con le università russe?
«Noi non abbiamo mai interrotto i rapporti già in essere, ma li abbiamo semplicemente congelati in attesa che la rimozione delle sanzioni ci permettesse di riattivarli. Noi non ce l’avevamo né con la popolazione studentesca russa né con i suoi professori. Per noi la volontà è di collaborare con tutti quelli che sono disponibili a farlo».

3 gennaio 2025

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