Pensione più bassa per chi esce nel 2025

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Chi va in pensione nel 2025, a parità di contributi versati, otterrà un importo minore rispetto a chi è uscito nel 2024. Gli importi diminuiscono per effetto dell’aggiornamento dei coefficienti del montante contributivo

I lavoratori e lavoratrici che andranno in pensione nel corso del 2025 riceveranno un importo minore, a parità di contribuzione, rispetto a chi è uscito dal mondo del lavoro nel 2024.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Non si tratta di una nuova restrizione ma dell’effetto dell’aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo.

Un aggiornamento che peserà sul calcolo dell’assegno per chi si appresta ad andare in pensione.

La revisione sfavorevole, legata all’aumento della speranza di vita, comporterà riduzioni di circa il 2 per cento.

Da gennaio scatta anche la rivalutazione degli assegni all’inflazione, con aumento pieno per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS.

Pensioni più basse per chi esce nel 2025

Chi andrà in pensione nel biennio 2025/2026 riceverà un importo minore rispetto a chi è andato in pensione fino allo scorso anno.

Il calo è una diretta conseguenza della revisione biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo, che come evidenziato nel decreto del Ministero del Lavoro n. 436/2024, risultano più sfavorevoli.

A parità di contribuzione versata nel corso della vita lavorativa, dunque, chi andrà in pensione nel 2025 riceverà un importo più basso rispetto a chi è andato nel 2024, secondo i calcoli della CGIL di circa il 2 per cento.

Come previsto dalla riforma Dini, legge n. 335/1995 per calcolare l’importo della pensione bisogna applicare i coefficienti al montante contributivo, cioè il totale dei contributi accumulati. Questi variano in base all’età anagrafica del lavoratore e alla speranza di vita registrata dall’ISTAT.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Secondo tale sistema di calcolo contributivo, infatti, l’importo della pensione annua si ottiene moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione.

In sostanza, più è elevata l’età del lavoratore, maggiore sarà l’importo della pensione, dato che avrà un’aspettativa di vita minore. Dal 2019 questi valori sono aggiornati sulla base della speranza di vita dei cittadini con 65 anni d’età.

Dopo la risalita dei valori nel 2023-2024, dovuta all’abbassamento della speranza di vita per via della pandemia, si registra dunque una nuova flessione (la speranza di vita è infatti tornata a salire).

La revisione aggiorna la Tabella A dell’allegato 2 della Legge n. 247/2007 e la Tabella A della Legge n. 335/1995. I nuovi valori sono indicati nella tabella del Ministero.


Se da un lato quindi la buona notizia è che la speranza di vita sta salendo (e quindi si vive più a lungo) dall’altro la cattiva sta appunto nella riduzione degli importi della pensione nel sistema contributivo.

La novità avrà effetto per tutte le gestioni INPS, per i trattamenti con decorrenza dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, sono escluse le casse professionali. In particolare, questo sistema riguarda:

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

  • chi non ha contributi al 31 dicembre 1995;
  • chi ha l’assegno determinato con il sistema contributivo;
  • chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 o ha iniziato a versare dal 1996;
  • chi ha più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e contributi dal 1° gennaio 2012.

Tutti i dettagli sul calcolo dei coefficienti di trasformazione sono contenuti nella nota tecnica del Ministero del Lavoro.

Ministero del Lavoro – Decreto 436/2024
Revisione biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo

La rivalutazione delle pensioni nel 2025

Ad ogni modo, anche per il 2025 è prevista la rivalutazione degli assegni per il recupero dell’inflazione. L’aumento sarà pieno (dello 0,8 per cento) per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (fino a 2.394,44 euro) e andrà calando per quelle di importo superiore.

Per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo la rivalutazione sarà dello 0,75 per cento mentre per quelle superiori a cinque l’aumento sarà dello 0,6 per cento.

Fasce trattamenti complessivi Percentuale indice perequazione da attribuire Aumento del
Fino a 4 volte il trattamento minimo (TM) 100 0,8 per cento
Tra 4 e 5 volte il TM 90 0,72 per cento
Oltre 6 volte il TM 75 0,6 per cento

Per le pensioni minime si aggiunge l’ulteriore rivalutazione straordinaria prevista dalla Legge di Bilancio 2025, pari al 2,2 per cento, che però porterà nelle tasche di pensionati e pensionate solamente 1,80 euro.

Le somme sono in pagamento da oggi, 3 gennaio. Questa è la data del primo accredito dell’anno. Per l’ufficialità sulle successive si attende la canonica circolare INPS con il calendario.

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