Lo spazio di una scommessa nel tempo della responsabilità

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L’anno nuovo è iniziato da un solo giorno. Ma la consapevolezza è già piena e profonda: il 2025 per la XX Regione d’Italia trascorrerà nello spazio di una scommessa e nel tempo della responsabilità.
La scommessa di giocarsi, e bene, tutte le possibilità a disposizione per restare artefici del nostro destino. La responsabilità di scelte coraggiose per non sprecare occasioni irripetibili.
Un doppio e faticoso impegno che vale per la classe dirigente – regionale, parlamentare, comunale – e per i molisani.
I numeri demografici con cui si è chiuso il 2024 – commentati nell’editoriale del direttore Luca Colella pubblicato sul giornale del 31 dicembre – non lascerebbero quasi speranza: 288.390 abitanti al 31 ottobre scorso, un trend inarrestabile verso lo spopolamento che blocca ogni prospettiva di sviluppo.
Se non fosse che i numeri economici e finanziari regalano invece sensazioni di segno opposto: il governo centrale ha stanziato con la manovra 90 milioni in due anni per coprire il debito della sanità, 20 in più ogni anno per organizzarla meglio (ed evitare di ricadere nel circolo vizioso), tra fondi europei e nazionali il Molise ha da investire una mole imponente di risorse. Come forse ce n’erano solo ai tempi che, condizionati dalla nostalgia, definiamo “d’oro”. Per il solo 2025, parole dell’assessore Michele Iorio durante la conferenza stampa di fine anno, 100 milioni di progetti da avviare e poi realizzare.
Non sarà facile. Lo sanno i componenti dell’esecutivo di Palazzo Vitale, Iorio in primis che infatti ha posto l’accento sulle condizioni – non ancora ottimali – di un bilancio zavorrato da un disavanzo di (tuttora) 520 milioni, e questo incide sulla capacità di cofinanziare operazioni strategiche molto impegnative per le casse. E lo sanno gli altri (Di Lucente, Micone, Marone, Cefaratti), tutti alle prese – non solo chi cura la Programmazione – con una carenza di personale che ha rischiato di portare l’ente a una pericolosissima situazione di immobilismo. Le prime iniziative occupazionali portate a termine qualche giorno fa, e quelle che attendono un compimento formale a breve, daranno pian piano i loro frutti.
Soldi, capitale umano. Visione e capacità, anche questo occorre per mettere a terra l’imponente mole di risorse a disposizione. Per non perdere neanche un euro, o più onestamente per perderne il meno possibile, e per investire in una crescita che possa resistere alla prova di crisi e congiunture. Questo è lo spazio in cui si gioca la scommessa del Molise per la vita.
Una scommessa sul tessuto imprenditoriale e produttivo, sul mondo della ricerca e della didattica, sulle infrastrutture materiali e digitali così essenziali sia per le aziende sia per l’istruzione e l’alta formazione. Perché sia vincente, dovrà essere infatti necessariamente una scommessa condivisa con il partenariato economico e sociale. In modo che, nel rispetto dei differenti ruoli, si creino sinergie virtuose fra la Regione – titolare delle risorse e della competenza a definirne la spesa – e gli altri soggetti istituzionali che tengono ancora in piedi e inaspettatamente salda forse, nonostante gli indicatori demografici negativi, l’ossatura del sistema Molise: le amministrazioni territoriali, le Province sempre destinate a un “ritorno al futuro” da tanti auspicato e i Comuni, gli enti strumentali da valorizzare nella mission in settori strategici come l’acqua e l’Information Technology (quanto sembra antiquata questa locuzione ora che dilaga l’intelligenza artificiale), le organizzazioni datoriali e i sindacati, l’Università.
Nell’ambito delle celebrazioni per l’autonomia, la Biblioteca del Consiglio è stata intitolata al politico che più di tutti lavorò per l’istituzione di un ateneo che desse soddisfazione all’ambizione della regione di formare le proprie giovani generazioni. Quello del senatore Lello Lombardi fu un investimento sul futuro che i suoi successori devono oggi a rinnovare, consapevoli che i destini della Regione autonoma e di Unimol sono quanto meno collegati e che le tante potenzialità e vocazioni dell’Università – chiamata a un importante rinnovo della leadership ad aprile – vanno meglio utilizzate dal territorio di cui è riferimento. Regione e ateneo partner e volano – non più solo stampella – l’una per l’altro in un patto di reciproca fiducia.
Lo spazio di una scommessa, dunque, il tempo della responsabilità. È tanto più vero in sanità. Il presidente Francesco Roberti, che si appresta ad assumere anche l’incarico di commissario, ha le idee chiare e le ha sintetizzate il 30 dicembre a Termoli: acquisto dell’edificio della Cattolica a Campobasso e realizzazione in largo Gemelli di un polo assistenziale, della ricerca e della didattica che integri sanità pubblica e convenzionata di riferimento regionale (Cardarelli e Responsible) in un “quasi Dea di II livello”. Superare il decreto Balduzzi è l’impegno ribadito dai parlamentari Elisabetta Lancellotta e Costanzo Della Porta nelle ultime ore, ma intanto il capo di Palazzo Vitale si sta muovendo per migliorare quello che c’è con i mezzi a disposizione. E, in questo caso, l’auspicio contenuto nel precedente capoverso è già una pratica consolidata, stando a quanto detto e fatto intendere da Roberti, che nella trattativa con UniCatt ha voluto e riconosciuto un ruolo cruciale all’ateneo molisano e al rettore Luca Brunese.
Una riqualificazione dell’offerta nel capoluogo e il potenziamento dei servizi negli altri due ospedali principali sulla carta possono consolidare l’inversione di tendenza che si sta registrando nei concorsi, sia per primario sia per dirigenti medici, e quindi rivitalizzare e rinvigorire l’organico dell’Asrem guidata da Giovanni Di Santo.
Opzioni e strategie – alcune delle questioni fin qui trattate mentre altre rappresentano suggerimenti e stimoli che la stampa ha in alcuni momenti perfino il dovere di rappresentare – che la giunta Roberti e la maggioranza sono convinte di perseguire. Sfumature e accenti diversi, legittime differenze e fisiologiche rivalità: c’è tutto questo nella compagine di governo ovviamente. Ma c’è anche compattezza. La dialettica interna finora non è mai diventata rissa “buona” per quotidiani e televisioni. Un sacrificio che i giornalisti, brutta categoria si sa, possono accettare di buon grado perché questa legislatura sarà fondamentale, decisiva, per l’avvenire del Molise.
Scegliere, e assumersene poi le responsabilità, come investire i fondi strutturali (oltre a farlo per tempo e con efficacia) e come riorganizzare la sanità sarà anche la migliore risposta – probabilmente l’unica possibile – a chi chiede la riannessione della Provincia di Isernia all’Abruzzo. Dire “no” non basta. A cittadini sfiduciati va dimostrato, coi fatti, che restare col Molise conviene. E il governatore Roberti, che finora sulla richiesta di referendum non è intervenuto, converrà. Oppure no, ma – come nel suo stile – contesterà il mio assunto alla luce del sole. «Scusate se sono incorreggibile ma almeno troverete in me una persona schietta e sincera», ha rivendicato infatti nel post social per gli auguri di buon anno…
rita iacobucci



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