Fra vertenze nuove (Beko Europe, Targetti) e in corso da anni (acciaierie di Piombino, Venator, ex Gkn), il 2025 in Toscana si apre con molti casi ancora irrisolti: siano essi relativi a grandi aziende del territorio, o Mpmi che pagano le difficoltà di interi settori – e in Toscana questo è il caso della moda, “il nostro automotive” secondo la definizione di Maurizio Bigazzi, presidente della Confindustria regionale, che vede oggi la crisi di un significativo numero di imprese. Nella sola Firenze i sindacati evidenziano oltre 10mila posti di lavoro a rischio, e si diffonde il ricorso agli ammortizzatori sociali, in un contesto regionale nel quale tra gennaio e settembre 2024 in media sono stati circa 16mila i toscani in Cassa integrazione, contro i 10.500 dello stesso periodo del 2023).
La partita dell’acciaio (e dell’indotto)
Le vertenze aperte al tavolo della Regione Toscana, dove approdano i casi relativi alle aziende più strutturate, sono ancora molte, e Palazzo Strozzi Sacrati sta lavorando a un report aggiornato. Le vicende di rilevanza nazionale, naturalmente, passano dal tavolo del Mimit. E’ il caso delle acciaierie di Piombino, con gli oltre 1.300 lavoratori Jsw Steel Italy che guardano con speranza, dopo l’illusione Cevital e il prolungato stallo degli investimenti targati Jindal, all’accordo che ha sancito la coabitazione del colosso indiano con il gruppo indiano Metinvest, alleato con l’italiana Danieli: una speranza non priva di dubbi, visti gli eventi dell’ultimo decennio, e visto che si approssima la fine dell’ultimo periodo di Cassa integrazione in deroga.
Ogni grande azienda si porta dietro, nelle sue vicissitudini, un significativo indotto: e collegata alla vertenza Jsw c’è la situazione della Sanac di Massa, azienda già parte dell’indotto di Acciaierie d’Italia, dove un centinaio di lavoratori attende l’esito dell’asta del Mimit per l’intero gruppo industriale che comprende anche altri tre stabilimenti in Italia: in gara l’italiana Ettore 1970 e la canadese Grossi. E a Piombino, oltre alle acciaierie ex Lucchini, c’è anche la Magona coi suoi circa 500 dipendenti: sempre il Ministero ha preso atto di varie molteplici manifestazioni d’interesse per lo stabilimento siderurgico che Liberty Steel Group è intenzionato a dismettere.
Difficoltà per Beko e Targetti, il futuro è fuori?
Dal tavolo del Mimit passa anche il futuro della Beko di Siena, per la quale la multinazionale ha annunciato la chiusura nel giro di un anno, e nella quale il Governo – al di là dell’evocazione della Golden power, non risolutiva – sembra a corto di argomenti per il prosieguo del confronto istituzionale, in una vertenza che non coinvolge solo i 299 lavoratori di Siena, main totale1.900 posti di lavoro fra Toscana, Lombardia e Marche nell’ambito della riorganizzazione delle attività italiane di un gruppo che ha già tagliato fabbriche in Gran Bretagna e Polonia.
Numeri ben più limitati, ma strada altrettanto complicata, anche per la Targetti di Firenze: l’azienda ha annunciato lo spostamento delle attività produttive a Nusco, in Campania, con una riduzione dell’organico fiorentino da 90 a 50 unità. L’azienda ha poi offerto la sua disponibilità, rispetto all’iniziale previsione del piano, a ripristinare l’attività produttiva anche su Firenze, una volta ceduto l’attuale immobile di via Pratese e trovato un nuovo immobile più idoneo, ma anche previo recupero di volumi di fatturato in grado di saturare la capacità dei due siti produttivi: il sindacato almeno per il momento ha risposto picche, in attesa dell’assemblea del 7 gennaio.
Speranza Fimer, timori Venator, svolta ex Gkn
Dopo mesi di incertezza, invece, segnali positivi arrivano dalla Fimer di Terranuova Bracciolini, recentemente aggiudicata a McLaren Applied e Greybull Capital, il duo che promette un rilancio dello stabilimento che conta oggi circa 270 dipendenti; una situazione che ha il suo controcanto nella Abb di San Giovanni Valdarno, fabbrica un tempo parte dello stesso gruppo, per la quale sono stati annunciati 33 esuberi su 371 lavoratori. E speravano in una svolta positiva anche i 240 lavoratori della Venator di Scarlino, con la Cig straordinaria in scadenza a fine gennaio, dopo la pronuncia positiva da parte della Regione per la compatibilità ambientale della nuova discarica in località Casone, nell’area ex bacini fanghi: tuttavia, all’ultimo incontro in Regione, i vertici dell’azienda non hanno portato le attese garanzie di ripresa della produzione.
Fra le vertenze in bilico, per la ex Gkn di Campi Bisenzio, situazione in stallo ormai da lungo tempo, c’è una potenziale svolta arrivata proprio alla fine del 2024, visto che il Consiglio regionale della Toscana ha infatti approvato la nuova legge sui consorzi di sviluppo industriale, ispirata proprio da questa vicenda che riguarda ancora circa 140 dipendenti in forza a Qf Spa in liquidazione – ma applicabile anche ad altre realtà. I consorzi possono essere promossi da soggetti come Regione Toscana, Città Metropolitana, Province, Comuni, camere di commercio, altri enti ed istituti pubblici, università e organismi di ricerca, associazioni degli imprenditori, e vi possono prendere parte anche le cooperative dei lavoratori, alle quali può essere ceduta un’azienda in crisi (o rami di essa) al fine di favorire la continuità dell’attività. I consorzi possono proporre ai Comuni provvedimenti di esproprio, in caso di sito industriale inattivo da lungo tempo: e il sindaco di Campi Bisenzio Andrea Tagliaferri ha già annunciato di essere pronto a disporre l’esproprio dell’area ex Gkn.
L’allarme per l’industria regionale
L’insieme delle vertenze sulle grandi crisi industriali è la punta di un iceberg che, in Toscana, suscita allarme per la perdita della forza manifatturiera della regione. Dal 1994 a oggi, per Ires Toscana, si registra un calo del 20% circa degli addetti nella manifattura, e un incremento superiore al 20% nei servizi, un terziario che secondo i ricercatori spesso è poco qualificato e sottopagato. L’Osservatorio regionale del Mercato del lavoro ha registrato nel corso del 2024 un rallentamento della domanda di lavoro (-2,8% i nuovi contratti nel secondo trimestre 2024), anche se il tasso di disoccupazione, a metà anno, si è ridotto al 3,9% della forza lavoro contro il 5,3% di metà 2023. Tuttavia, sostiene Ires Toscana, i salari del settore privato a livello regionale crescono in misura inferiore rispetto al tasso d’inflazione (+1,2% contro +1,3%), e allo stesso tempo il dato medio dei giorni lavorati rimane fermo a 249, in linea con il 2023, un dato che secondo i ricercatori indica un forte ricorso al part time, oltre a una bassa qualità del lavoro in generale.
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