Giulia Rizzi ritira il premio MV Sport 2024: «Punto a europei e mondiali»

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Arriva in redazione con un panettone e una bottiglia di prosecco doc. Basterebbe solo questo per fotografare la delicatezza e la gentilezza di Giulia Rizzi. La campionessa olimpica è in visita al Messaggero Veneto per ricevere il premio MV Sport 2024 conquistato assieme a Mara Navarria che lo aveva ritirato la sera dei “Nostri 11”. Non c’è occasione migliore per fare un bilancio di questo magnifico 2024 ma anche per guardare al 2025.

Giulia, partiamo dalle origini. Quando ha iniziato a fare sport?

«A cinque-sei anni. Facevo nuoto, tennis, sci e scherma. Mia madre Paola portava me e mio fratello Lorenzo nella piscina di via Pradamano. Con la racchetta ero abbastanza promettente, poi la pedana ha preso il sopravvento. Mi ha convinto l’ambiente: in pedana tra un assalto e l’altro c’era la possibilità di fare salotto, in piscina no».

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Quando ha capito che la scherma sarebbe stata la sua professione?

«A 17-18 anni, quando sono entrata nel gruppo sportivo della Polizia. Da piccola guardavo in tv Vezzali e Trillini e mia madre Paola mi chiedeva se mi sarebbe piaciuto fare quella vita, fare sport girando il mondo».

Giulia Rizzi e gli studi?

«Ho fatto il liceo linguistico al Percoto, una scuola che mi è servita: quando mi sono trasferita in Francia parlavo francese. Mi sono iscritta all’università, studiavo Allevamento e salute animale, oggi il doppio impegno sport e salute sarebbe sostenibile, vent’anni fa no».

Una sportiva professionista come riesce a conciliare la sua attività con la vita privata?

«Premesso che sono single, se ci si organizza come coppia non è impossibile. Certo, credo che ti possa capire di più una persona che frequenta l’ambiente dello sport. Personalmente, però, mi mancano più le amicizie: prima le avevo solo a Udine, ora anche in giro per il mondo».

Da piccola aveva un idolo a cui ispirarsi?

«Vezzali e Trillini per quello che hanno vinto e per il loro carattere molto deciso».

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Lo sportivo di oggi che più ammira?

«Sarò banale, ma dico Sinner. Io alla sua età avevo il retino per le farfalle. Mi impressiona per come gestisce le emozioni, per come parla. Evidentemente c’è della genetica. Ne ho conosciuti di campioni così anche nella scherma. Noi comuni mortali certe qualità dobbiamo apprenderle, altri le hanno e partono avvantaggiati».

«Mi piace la lettura, ora sto leggendo “Nel nome di Denis”, la storia del calciatore Bergamini. Ho letto la biografia di Pantani. Amo andare al cinema».

Dopo la medaglia d’oro di Parigi c’è stato un momento in cui ha pensato: con la scherma chiudo qui?

«Ogni giorno. Mi sono già pentita di non essermi presa una pausa. Tornare subito alle gare a 35 anni è stato difficile, devi dimostrare il doppio rispetto a chi ne ha 20. La preparazione atletica la svolgo a Udine, il lavoro in pedana a Treviso, fare la spola è un po’ stancante».

Su 365 giorni all’anno, quanti ne dedica alla scherma?

«Considerato che ad agosto siamo fermi e il periodo natalizio diciamo dieci mesi all’anno. Ma dentro ci sono i viaggi che, non sembra, ma ti portano via molte energie».

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Lei nei grandi appuntamenti è quasi sempre arrivata tra le prime otto. A Parigi è riuscita a fare l’ultimo scalino, il più difficile.

«Questo mi ha reso orgogliosa, ero talmente mentalizzata sull’obiettivo olimpico che non ho avuto il tempo per pensare. Poi nella gara individuale credo di essere stata penalizzata dal fatto di non essere stata seguita da qualcuno».

Il premio MV sport 2024 che significato ha?

«Ho vissuto sei anni a Parigi, leggevo online il Messaggero Veneto per avere notizie della mia terra, questo riconoscimento è un motivo di orgoglio».

Lei è tifosa dell’Udinese. Il suo calciatore preferito?

«Sono cresciuta nell’era di Totò Di Natale, in casa ho sentito mio papà Luciano e mamma parlare sempre di Zico».

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È andata di recente allo stadio?

«Ho visto un paio di partite in tribuna, ma vorrei andare in curva. Lo dico: aspetto un invito ufficiale».

Oltre all’Udinese lo sport friulano ha proposto la Cda Talmassons in A1 e Apu e Gesteco nelle prime quattro in A2.

«Ho conosciuto le ragazze del volley e sono andata a vedere una gara a Cividale. Piccole realtà, ma straordinariamente belle».

Giulia, l’obiettivo del 2025?

«Andare ai Mondiali e all’Europeo. Uscendo dalla mia comfort zone dico altre due cose: cominciare a donare sangue e fare un viaggio per i cavoli miei. Buon 2025 a tutti». 



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