Bologna, città in marcia per pace e diritti. Ma non ci sarà la comunità ebraica: «Piazza non neutrale»

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De Paz: «Scelta molto sofferta. E poi c’è un tema sicurezza: i temi riguardanti il conflitto israelo-palestinese potrebbero essere accesi»

Il primo giorno del nuovo anno, tutta l’Emilia-Romagna camminerà per la pace: per la prima volta, in occasione della 58esima giornata mondiale della pace indetta da Papa Francesco per dire basta a guerre e violenze, nove città della regione marceranno simbolicamente insieme e in modo coordinato grazie all’organizzazione delle associazioni pacifiste dei territori, portavoce di «un desiderio sempre più profondo nella comunità».

Le ragioni sulla mancata partecipazione

A Bologna, dove si è arrivati alla nona edizione della marcia della pace e della nonviolenza e dove l’anno scorso sono scese in piazza migliaia di persone, hanno aderito decine di associazioni, di sigle sindacali, il Comune con il sindaco Matteo Lepore, la comunità cristiana e quelle islamiche dell’Ucoii con il suo presidente Yassine Lafram. Ma non ci sarà quella ebraica. «Una scelta molto sofferta, che ho condiviso con gli organizzatori, a partire da Portico della pace — ha spiegato il presidente della comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz –—. Abbiamo sempre aderito con grande favore alla manifestazione, proprio per i suoi valori; quest’anno non parteciperemo per due motivi principali: uno è di sicurezza, poiché i temi riguardanti il conflitto israelo-palestinese potrebbero essere accesi, sebbene il pubblico partecipante sia sempre stato moderato e rispettoso; l’altro è legato al contesto, perché la piazza da cui si partirà ha preso una posizione. E questo mette in difficoltà».




















































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La partenza alle 15 e 30

Il corteo, che raggiungerà San Pietro in via Indipendenza, partirà da piazza Nettuno, da dove è ancora visibile, sulla facciata di Palazzo d’Accursio, la bandiera palestinese esposta nei mesi scorsi dal sindaco. «Siamo molti dispiaciuti nel non partecipare – ha ribadito De Paz –, perché percepiamo comunque la scelta come una limitazione al manifestare per la pace. Non poterlo fare, ricordando quanto questo sia un momento universale, a causa di possibili controindicazioni, potrebbe rendere tutto un po’ vano». Una riflessione, questa, che il presidente della comunità ebraica ha portato avanti con Alberto Zucchero di Portico della pace e che, più in generale, ha in precedenza fatto anche con il sindaco: «Riuscire a percepire una neutralità, in uno spazio che per diritto è di tutti, potrebbe aiutare a riportare un clima di equilibrio — ha aggiunto De Paz —, mentre assumere una posizione rende più difficile usufruire completamente di un luogo».
Piazza Nettuno, all’apertura della manifestazione fissata alle 15.30, accoglierà allora numerose realtà associative — dalle Cucine popolari alla Casa dei pensieri fino alle realtà dedicate ai rifugiati, agli studenti e alle donne — e dodici lettori speciali che reciteranno i primi dodici articoli della Costituzione: tra loro «due persone detenute, una hazara, una palestinese, una ucraina e una giapponese», ha spiegato Zucchero. 

La richiesta alla Regione di un assessorato alla pace

Ma quello di domani, mercoledì 1 gennaio, non sarà che il primo passo verso un coordinamento regionale tra associazioni pacifiste sistematico e una interlocuzione con le istituzioni: «Il primo obiettivo sarà la richiesta formale alla nuova giunta regionale di istituire una delega, un assessorato alla pace e alla nonviolenza», ha aggiunto Sergio Caserta di Europe for peace Bologna. «È importante lavorare con le istituzioni — hanno concluso gli organizzatori —, con chi prende decisioni, perché senza di loro il rischio è di non avere sbocchi concreti nell’azione delle associazioni. Così come è importante lavorare con i giovani, con le scuole. Le città, da sole, non possono far finire le guerre, ma ogni città può fare qualcosa per costruire e preparare la pace».

31 dicembre 2024



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