La Nota di aggiornamento al Dup del Comune di Taranto è andata in archivio tra errori e (possibili) ricorsi a suon di carte bollate. Ma per il sindaco Rinaldo Melucci, «la maggioranza ha lavorato con serietà nel rispetto dei valori e del programma scelto, nel 2022, dagli elettori».
Ora, un passo indietro a sabato sera. Il Documento unico di programmazione, l’atto amministrativo che precede il bilancio di previsione, approvato sabato scorso dal Consiglio comunale, infatti, è stato sicuramente quello più discusso degli ultimi decenni nell’aula consiliare del capoluogo ionico. Certo, il fatto che nel provvedimento fosse stata inserita la proposta di concedere ai privati la gestione dei nove asili nido comunali ha alimentato il dibattito e alzato i toni in aula, ma c’è stato anche altro. Naturalmente, ci sono stati (e ci sono) i numeri.
Gli asili, certo, le cifre, ovviamente, ma quindi anche degli errori. In buonafede, chiaramente, per la fretta di chiudere un bilancio in tempi strettissimi, probabilmente, ma c’erano. E li hanno denunciati dall’opposizione diversi consiglieri. Come il capogruppo del Pd, Luca Contrario, che ha evidenziato: «A pagina 101, nella Nota di aggiornamento al Dup, avete sottolineato la dimensione e il ruolo pubblico degli asili nido e poi, a pagina 192, in tre righe maledette, buttate lì senza alcuna argomentazione particolare, avete previsto invece la loro privatizzazione. Avete fatto un copia e incolla, questa è la verità». Sulla stessa lunghezza d’onda si è sintonizzato anche Antonio Lenti (Europa Verde) mentre Massimiliano Di Cuia (Forza Italia) ha rispolverato un post pubblicato sui social dal sindaco in cui «il primo cittadino aveva salutato positivamente e con evidente soddisfazione l’assunzione di altre cinque educatrici dei nidi da parte del Comune», sufficiente per definire «incoerente» da parte della minoranza, tutta, il provvedimento adottato dalla giunta. E proprio dai banchi dell’esecutivo, sabato scorso, ha preso la parola il dirigente della direzione Programmazione economico-finanziaria, Simone Simeone, che ha ammesso l’errore sugli asili (ovvero la differenza tra le pagine 101 e 192) «e di questo chiedo scusa», ma ha assicurato che «il refuso, alla fine solo di questo si tratta, non incide sul provvedimento». Piero Bitetti (Con), pur ringraziando il dirigente per il gran lavoro svolto con ritmi accelerati come ha riconosciuto il presidente della commissione Bilancio Mario Odone, lo ha incalzato visto che «non c’è stato solo quell’errore sugli asili – ha rilanciato Bitetti nel suo intervento in aula – ma anche uno sulla Polizia locale e un altro relativo alla direzione Ambiente».
Le cifre, e tante pure, le ha snocciolate poi Gianni Liviano. L’esponente di Demos, infatti, ha sottolineato che «in questi anni, nonostante il gran numero di finanziamenti ricevuti, i debiti sono aumentati e ogni cittadino di Taranto ha un debito pro capite di 1.900 euro circa». Sempre Liviano ha poi aggiunto: «Ma come avete fatto a prevedere, considerato che la riscossione dei tributi in genere non supera il 19 per cento di quanto accertato, che l’imposta di soggiorno possa più che quadruplicare, in un anno, passando da 240mila euro circa a 930mila euro? Dovremmo avere un incremento turistico record per incassare proventi simili. E poi, con quale logica avete ipotizzato un aumento considerevole anche dell’Imu? La verità è che, tagliate gli asili, perché il Comune ha una mancanza di liquidità ed è in predissesto». Scenario cupo che poi ha successivamente raffigurato anche Mimmo Festinante (Svolta liberale). Per la cronaca, però, consultando il parere dei Revisori dei conti, il Municipio non ha superato nessuno dei nove indicatori di deficitarietà strutturale stabiliti dalla legge.
E, infine, la (possibile) coda a suon di carte bollate. Oltre alla minaccia, politicamente parlando, di Di Cuia, Cosa e Contrario di rivolgersi al Tar per la violazione dei termini previsti per consentire ai consiglieri comunali l’esame del bilancio («ma sono ordinatori e non perentori», secondo il dirigente Simeone), non si può affatto escludere che al giudice si rivolgano i sindacati che rappresentano le educatrici e le coordinatrici degli asili nido comunali. Che da settembre avranno il compito, probabilmente, di attenuare le carenze presenti nell’organico del Comune e, in particolare, negli uffici circoscrizionali.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link