Trump fa rotta su Panama

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


È uno spettacolo indimenticabile assistere a come una nave portacontainer che assomiglia a un palazzo di venti e più piani attraversa le chiuse del canale di Panama. Anche se negli ultimi anni, dal 2023, una grave siccità ha colpito il paese e ha rallentato il flusso di transito del canale dalle precedenti 36 navi al giorno alle attuali 22. Naturalmente le tariffe sono aumentate, così come le liste di attesa.

PER IL PROSSIMO PRESIDENTE Usa è però intollerabile che le navi con bandiera a stelle e strisce facciano la coda o paghino per la precedenza. «Questo furto deve finire», ha tuonato Donald Trump. Le cifre imposte al transito delle navi Usa dall’amministrazione del canale di Panama sono «esorbitanti» per il prossimo capo della Casa Bianca. Dunque? «O le abbassano a ci riprenderemo il canale» è stata la sentenza di The Donald una diecina di giorni fa.

A Panama le reazioni sono state immediate, sia a livello istituzionale – il presidente José Raúl Mulino, uno dei leader latinoamericani più filo-Usa, ha ribadito che «il canale è di Panama e continuerà a esserlo» – sia a livello popolare con continue manifestazioni di fronte all’ambasciata degli Stati uniti. Il trattato firmato nel 1977 tra l’allora presidente Usa Jimmy Carter e il leader di Panama, Omar Torrijos, prevedeva che il controllo e l’ammnistrazione del canale dal 1999 passasse dagli Usa a Panama. Per il piccolo stato centramericano è stato un salto politico ed economico irrinunciabile. Si calcola che oggi i proventi del canale, sia diretti che con gli indotti, contribuiscano al 16% del Pil di Panama.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Ancora più del denaro, conta il fatto che dal canale passi il 3% del volume mondiale del commercio marittimo, ma soprattutto il 46% del traffico commeciale navale tra l’Asia del Nord e l’Est degli Usa, ovvero la zona più industrializzata degli States.
Probabilmente, a detta di vari analisti, anche Trump si rende conto che vi sono trattati internazionali da rispettare.

MA CON LA SUA SPARATA «da bullo di quartiere» ha comunque lanciato una minaccia che lascia il segno. Soprattutto per il nocciolo politico di quella che non può essere presa come, appunto, una sparata. Innanzi tutto per Trump – come asseriva nelle prima metà dell’800 il presidente Monroe – «l’America deve appartenere agli americani» ovvero agli Usa. In secondo luogo – è sempre una derivazione da questa “dottrina Monroe”- «è intollerabile la presenza e l’influenza cinese sul canale».

Negli ultimi anni col progredire della “nuova via della seta” la presenza cinese nel subcontinente americano è cresciuta esponenzialmente. Soprattutto nelle infrastruttue del commercio internazionale. L’ultima “pugnalata” gli Stati uniti l’hanno ricevuta dal “fidato” Perù con la firma di un accordo con la Cina per la costruzione di un megaporto hub a sud di Lima. Anche a Panama, specie nelle infrastrutture portuali, la presenza cinese è diventata importante.

Il presidente Mulino ha però ribadito con fermezza che Panama rispetta con rigore la neutralità del canale – garantita dagli accordi Carter-Torrijos – e che non vi è presenza militare cinese né nel canale né a Panama. Per quanto riguarda gli investimenti, «quelli Usa sono assolutamente i benvenuti».

LA FERMEZZA DI MULINO ha trovato l’appoggio di vari leader latinoamericani. In primis del presidente colombiano, Gustavo Petro, e della collega messicana, Claudia Sheinbaum. Ovvero dei paesi più importanti della regione centramericana. E dei più attenti a garantire una sovranità nazionale apertamente minacciata dal futuro boss della Casa bianca. Ne sa qualcosa il Messico che quest’anno ha contribuito in modo essenziale a mantenere a galla Cuba con l’invio di grosse quantità di petrolio prodotto dalla Pemex – e probabilmente a condizioni privilegiate, tra le quali l’invio di medici cubani in Messico. Il Wall Street Journal di recente ha messo in risalto come questa linea politica di sostegno a Cuba sia vista come un atto di ostlità nei confronti degli Usa e «getti seri dubbi sugli investimenti Usa in Messico».

Il grande giornale dei conservatori nordamericani non fa che confermare quale sarà la politica di Trump nei confronti del “cortile di casa” a sud degli Usa. I segnali sono chiari. Mentre continua la tensione diplomatica, The Donald ha annunciato la nomina a prossimo ambasciatore a Panama di Kevin Marino Cabrera politico cubano-americano di Miami-Dade e superfalco anticubano (come del resto il prossimo segretario di Stato, Marco Rubio). «In prima linea Kevin mette gli interessi degli Usa», ha precisato Trump.

COME INVIATO SPECIALE del Dipartimento di Stato per l’America latina, Trump ha designato il cubano-americano Mauricio Claver-Carone che negli anni passati si è distinto (anche nell Organizzazione degli stati americani, Oea) per la linea dura nei confronti di Cuba. Infine, un altro falco di origine cubana, Peter Lamelas, sarà il prossimo ambasciatore alla corte dell’«anarco capitalista» presidente argentino Javier Milei.
Pura “dottrina Monroe” ad uso degli elettori di Trump .



Source link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link