Mafia: il tribunale del Riesame annulla misura cautelare a Giancarlo Angileri

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Era tra gli indaati del blitz della finanza tra Mazara e Marsala

Palermo – Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza, la misura cautelare dei domiciliari per Giancarlo Nicolò Angileri, 60 anni (assistito dall’avvocato Antonina Bonafede) uno dei diciassette arrestati nell’operazione antimafia tra Marsala e Mazara del Vallo.

L’operazione antimafia fu condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Le indagini hanno smantellato una rete mafiosa radicata nel territorio di Mazara del Vallo, rivelando un sistema di controllo economico e criminale orchestrato dal mandamento locale di Cosa Nostra. Nell’indagine anche un episodio di turbativa d’asta ad una vendita giudiziaria, nella quale, secondo l’accusa, sarebbe stato coinvolto anche Giancarlo Angileri.

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Confermata la custodia cautelare in carcere per il 52enne mazarese Ignazio Di Vita. Nei prossimi giorni, si terranno le udienze per gli altri indagati destinatari di misure cautelari che hanno proposto Riesame.

Oltre a Di Vita, in carcere sono finiti Pietro Burzotta, Aurelio Anzelmo, Alessandro Messina, fratello del presunto “reggente” della “famiglia” mazarese Dario Messina (rinchiuso in carcere e coinvolto in altra operazione antimafia), Luigi Prenci, tutti di Mazara, e i cugini Domenico e Pietro Centonze, di Marsala. I due sono Centonze sono cugini del capomafia ergastolano marsalese Natale Bonafede.

Agli arresti domiciliari, invece, sono stati posti, oltre ad Angileri, tornato in libertà, Paolo Apollo, Vito Ferrantello, Giuseppe Prenci, di Mazara, Pietro Centonze, Antonino Giovanni Bilello, Michele Marino, Giovanni Piccione, Massimo Antonio Sfraga, l’unico a rispondere al gip negli interrogatori di garanzia, e Gaspare Tumbarello, di Marsala. Obbligo di dimora, invece, per il mazarese Lorenzo Buscaino, di 63 anni.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno svelato le dinamiche illecite della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, documentando l’ascesa di un individuo attivo nel settore dell’allevamento ovino. Questo soggetto, considerato il braccio operativo del capo mandamento (attualmente detenuto), è diventato una figura di riferimento per le attività criminali dell’organizzazione, tra cui la riscossione di crediti, la risoluzione di controversie e la gestione di un traffico di stupefacenti tra Palermo e il territorio trapanese.

Le investigazioni hanno inoltre rivelato il potere di controllo economico esercitato dalla mafia tramite la gestione delle aste fallimentari e delle aree di pascolo, con episodi documentati di violenza in caso di mancato rispetto degli accordi.

Un altro elemento chiave dell’inchiesta riguarda un noto imprenditore mazarese che, grazie al sostegno della mafia locale sin dalla metà degli anni 2000, ha costruito una rete capillare di supermercati e ampliato i propri affari in diversi settori. In cambio, l’imprenditore avrebbe garantito: L’assunzione di affiliati e loro parenti; Sostegni finanziari per l’avvio di nuove attività;
L’acquisto di beni all’asta riconducibili alla mafia, restituendoli così nella disponibilità dei soggetti coinvolti. L’operazione, che ha coinvolto oltre 150 finanzieri, è un duro colpo al sistema mafioso e testimonia l’impegno della Guardia di Finanza, su delega della D.D.A., nel contrastare ogni infiltrazione criminale nell’economia locale. L’obiettivo è tutelare la legalità e garantire condizioni di competitività economica sul territorio

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