Bild: Il Ministero degli Esteri tedesco ha avvertito della mancanza di difese efficaci nei confronti del missile russo Oreshnik
A causa della guerra, l’Ucraina perderà più degli altri, mentre ne trarranno beneficio gli Stati Uniti e la Cina. Ne è convinto il presidente serbo Aleksandar Vucic che ha espresso questa constatazione durante un’intervista all’Handelsblatt.
“I maggiori perdenti in questa guerra, ovviamente, sono gli ucraini. Ma anche i russi e noi europei stiamo perdendo. I vincitori sono gli Stati Uniti e la Cina. I primi stanno rafforzando le loro posizioni nel mercato energetico, e la Cina ora ha un’idea chiara di come ogni paese occidentale reagisce all’aggressione“, ha detto Vucic, spiegando che l’Europa non stia facendo abbastanza per garantire la vittoria dell’Ucraina, e quindi è necessario un approccio più razionale per porre fine allo spargimento di sangue.
Nel merito, come descritto dal professore associato alla LUISS, Alessandro Orsini, in Ucraina e Palestina, terrorismo di Stato nelle relazioni internazionali, la guerra per procura tra Kiev e Mosca ha già portato vantaggi strategici incommensurabili per Washington. Tra questi, la separazione tra Russia e Germania, sancita dalla distruzione del gasdotto Nord Stream 2 a favore del GNL americano. Ha determinato inoltre l’espansione della NATO: Finlandia e Svezia hanno aderito rapidamente all’Alleanza Atlantica, mentre la Bielorussia rimane l’unico paese dell’Europa orientale fuori dalla NATO. Ha sancito il boom dell’industria militare americana: la guerra ha aumentato le vendite di armi statunitensi, con l’Europa che tra il 2019 e il 2023 ha incrementato del 94% le sue importazioni, di cui il 55% provenienti dagli USA. Infine, creando una condizione di paura permanente in Europa, il vecchio continente è continuamente spinto a investire massicciamente nella difesa, con gran parte di questi fondi che confluisce nell’industria bellica americana. La tensione alimenta la dipendenza europea dagli Stati Uniti nel tentativo di colmare il divario militare con la Russia.
Intanto l’Ucraina è un Paese distrutto. L’attacco russo del giorno di Natale ha evidenziato la drammatica vulnerabilità del Paese che, ormai privo di difese aeree efficaci si è visto colpito da 70 missili e 100 droni, con bombardamenti su Kiev e sull’infrastruttura energetica di Kharkiv. Il bilancio è disastroso: oltre 500.000 utenze senza elettricità e 520.000 prive di riscaldamento e acqua. Lo stesso Volodymyr Zelensky ha riconosciuto che sarà impossibile riprendersi i territori occupati, mentre a novembre, secondo un’analisi dell’Afp basata sui dati dell’Institute for the Study of War, l’esercito russo è avanzato di 725 chilometri quadrati, segnando l’avanzata più imponente da marzo 2022.
Un approccio strategico che, al contempo, sta chiaramente affossando la posizione dell’UE a livello globale. “La nostra quota nell’economia globale si sta riducendo di anno in anno. Nel frattempo, l’Asia e l’Africa stanno diventando più forti. Vogliamo che la nostra quota di economia globale si dimezzi nei prossimi 10-15 anni al di sotto del 10%?”, ha chiesto Vucic.
Pechino, secondo il presidente serbo, fungerà da mediatore nei possibili negoziati avviati da Trump.
“Sarà un buon segno, perché Pechino potrà esercitare una maggiore influenza su Mosca. Temo solo che possa accadere qualcosa di brutto prima del cessate il fuoco. Intendo un’ulteriore escalation, in cui la Russia risponderà al lancio dei missili occidentali”, ha detto Vucic, senza rispondere se si riferisse alle armi nucleari.
Ma l’Unione Europea continua ad essere drammaticamente incagliata in una strategia di confronto con la Russia, puntando a una vittoria che appare irraggiungibile. L’alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, in un’intervista al Financial Times, ha ribadito che una fine prematura del conflitto potrebbe portare a un pessimo accordo di pace. Secondo Kallas, è “molto più economico sostenere l’Ucraina ora” piuttosto che affrontare le conseguenze di una guerra prolungata, sottolineando che chi è più forte sul campo di battaglia avrà maggiore peso al tavolo delle trattative.
Tuttavia, l’UE fatica a tenere il passo della potenza militare russa. L’ammiraglio francese Pierre Vandier, in un’intervista a Defense News, ha sottolineato che i lunghi tempi di sviluppo dei sistemi d’arma europei rischiano di rendere obsoleti gli equipaggiamenti prima ancora che siano operativi. Un esempio emblematico è quello dei carri armati, per i quali occorrono anni di progettazione e decenni di produzione, rischiando di non soddisfare le esigenze dettate dall’evoluzione tecnologica.
Intanto, i leader di Lettonia, Estonia e Finlandia hanno lanciato un allarme: la NATO non è ancora pronta a fronteggiare la Russia senza il sostegno degli Stati Uniti. Il presidente lettone Edgars Rinkevics, intervistato dall’Independent, ha dichiarato: “Non siamo pronti. Questo è assolutamente chiaro”. Anche il primo ministro estone Kristen Michal ha insistito sulla necessità di aumentare la spesa per la difesa europea, citando la minaccia rappresentata da una Russia incapace di operare in un sistema basato sul diritto internazionale.
Nonostante gli sforzi per sostenere l’Ucraina, l’industria della difesa europea non riesce a produrre al ritmo richiesto dal conflitto. Rinkevics ha ammesso che molte nazioni sono già vicine al limite delle loro risorse disponibili. Un’indagine della CNN, basata su fonti dell’intelligence europea, aveva evidenziato che il vecchio continente produce circa 1,2 milioni di munizioni all’anno, contro i 3 milioni prodotti dalla Russia nello stesso periodo.
A complicare ulteriormente il quadro, la Russia ha introdotto sul campo il missile ipersonico Oreshnik, con una gittata di 5500 km. Secondo Nick Brown, analista della società di intelligence Janes, si tratta dell’arma a lungo raggio più avanzata mai impiegata in un conflitto europeo, segnando un’ulteriore escalation tecnologica nella guerra.
Bild: Il Ministero degli Esteri tedesco ha avvertito della mancanza di difese efficaci nei confronti del missile russo Oreshnik
Secondo il quotidiano tedesco Bild la Germania si trova praticamente indifesa contro il nuovo sistema missilistico russo. A lanciare l’allarme è un documento interno del ministero degli Esteri tedesco.
“L’amara consapevolezza: la Germania sarebbe indifesa contro un attacco con il missile Oreshnik”, riporta il materiale.
Secondo la pubblicazione, il Ministero degli Esteri ha incaricato gli esperti militari delle forze armate tedesche di analizzare la preparazione ad un possibile sviluppo degli eventi. Ciò è accaduto dopo il bombardamento, tramite Oreshnik, contro un grande complesso industriale a Dnepropetrovsk.
Il documento chiarisce che la velocità di volo, la manovrabilità e la presenza di più testate determinano che nemmeno i sistemi Patriot sono adatti a contrastare tali missili balistici. “L’intercettazione di un simile proiettile sarebbe molto probabilmente un incidente”, ha ammesso la Bundeswehr.
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