Jannotti Pecci: «Fitto è un vero fuoriclasse. Manfredi all’Anci un bene per tutti, ma a Napoli ci sono criticità»

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di
Paolo Grassi

Il leader degli industriali partenopei: «Meloni considera il Suduna priorità, per questo ha tenuto la delega. Io candidato? No»

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Presidente, a bruciapelo: come sarà ricordato il 2024 per Napoli, per l’intera Campania e il Sud?
«Come un anno sostanzialmente positivo — esordisce Costanzo Jannotti Pecci, leader di Confindustria Napoli —. Il Pil meridionale è cresciuto più della media Paese, l’export ha continuato la sua corsa, accusando una battuta d’arresto solo per la crisi dell’automotive. Bisogna consolidare questo percorso, il Mezzogiorno deve ridurre sensibilmente il divario con il Centro-Nord, nell’interesse dell’Italia intera».

Capitolo Autonomia: lei è stato sin da subito scettico sulla legge approvata nel giugno scorso dal Parlamento. Ora, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che imporrà quantomeno un’ampia rivisitazione del testo, come ritiene che si debba procedere, visto che si è già detto contrario al referendum? Immagina sia necessaria anche una nuova riforma del Titolo V della Carta, che era stato modificato nel lontano 2001?
«È così. Noi non siamo contrari a semplificazioni amministrative che consentano di accelerare la risoluzione di problemi su scala locale. Occorre, tuttavia, prendere atto che l’esperienza delle Regioni è coincisa con un forte innalzamento del debito pubblico e che la riforma del Titolo V ha peggiorato di gran lunga le cose. Ritornare sui propri passi sarebbe una dimostrazione di buonsenso, vi sono materie come l’energia in cui le politiche vanno assunte in sede europea, altro che decentrarle a livello territoriale! Occorre quanto meno, come sosteniamo da tempo, intervenire con “legge ordinaria” modificativa e correttiva di quella approvata sebbene, lo dico da sempre, l’optimum sarebbe l’abrogazione della legge costituzionale che modificò nel 2001 il Titolo V».




















































La Zes unica la convince? E la nuova decontribuzione prevista per il Mezzogiorno?
«Dopo una fase di “rodaggio” le autorizzazioni per nuovi investimenti nell’area Zes, ossia in tutto il Sud, sono cominciate a fioccare. Per un giudizio definitivo bisognerà verificare sul campo se ci sarà un incremento strutturale della base produttiva meridionale, come tutti auspichiamo. Quanto alla nuova decontribuzione, se non estesa a tutte le imprese, dovrà essere affiancata da strumenti compensativi da concordare con Bruxelles. Non dobbiamo arrestare un processo di crescita del Sud appena avviato con misure che frenino gli investimenti, invece di accelerarli».

Con la nomina di Raffaele Fitto in Europa, la delega governativa al Sud è stata presa, per sua stessa volontà, direttamente dalla presidente del Consiglio. Chiaro e apprezzabile segnale di interesse per l’argomento da parte di Giorgia Meloni, che più volte ha descritto un Mezzogiorno in crescita grazie al lavoro impostato da Palazzo Chigi. Secondo lei avrà il tempo necessario da dedicare al Meridione?
«L’Italia con la nomina di Raffaele Fitto ha messo a disposizione dell’Ue un fuoriclasse e questo è bene sottolinearlo. Venendo al “dopo Fitto” va detto che uno dei pregi della premier è la determinazione. La stessa richiesta ad amministrazioni e Regioni di documentare entro metà gennaio come stanno gestendo le risorse per il Sud è un segnale positivo della volontà di Giorgia Meloni di considerare il Sud, e quindi la sua delega, come una priorità. Giudicheremo ovviamente dai fatti, ma gli inizi sono confortanti».

Restando in tema, ritiene che il sindaco Gaetano Manfredi, di recente scelto per presiedere l’Anci nazionale, riuscirà a conciliare i due impegni. Napoli non è certo una città facile…
«Credo che Gaetano Manfredi — che ha restituito credibilità istituzionale alla nostra città — abbia valutato con attenzione i pro e i contro del suo nuovo incarico. Ritengo comunque importante che, in una fase così delicata per il Mezzogiorno, la presidenza dell’Anci continui a essere affidata a un sindaco del Sud. L’auspicio, da parte nostra, è che l’intensificarsi della collaborazione tra l’amministrazione e le rappresentanze delle forze produttive e sociali faciliti indirettamente anche la gestione del doppio ruolo di Manfredi. Detto questo, credo che ci siano delle criticità nella gestione della città che meritano una riflessione e su questo ci confronteremo con il sindaco e la sua squadra».

A proposito, non avevate deciso di «aiutare» l’amministrazione di Palazzo San Giacomo ragionando insieme al Comune su quali siano le cose che vanno bene e quelle che vanno meno bene in città? State di certo approntando una lista su cui discutere: ci può anticipare qualcosa?
«Al riguardo presenteremo nelle prossime settimane un documento ad hoc. Per ora, visto che si tratta di un lavoro condiviso con le varie articolazioni dell’associazione, posso solo precisare che — anche per essere il principale sistema della rappresentanza confindustriale del Sud — intendiamo offrire un contributo in primis agli stakeholder istituzionali ma anche alle altre componenti meridionali del nostro sistema, che favorisca il confronto. Per questo sarà su scala ampia: area metropolitana, regione e Mezzogiorno».

Dalle polemiche sul terzo mandato al sempre più pressante dibattito sulle scelte dei candidati governatori nel centrosinistra e nel centrodestra, all’ipotesi di una competizione tripolare: guardando alla Regione, insomma, c’è il rischio (da voi spesso paventato) di una lunghissima ed estenuante campagna elettorale?
«Non tocca al sottoscritto addentrarsi nei meandri della competizione politica. L’auspicio è che le modalità della sfida non compromettano l’efficacia degli esiti. Sarebbe grave se ciò accadesse, soprattutto considerando l’importanza strategica della prossima consiliatura regionale che avrà il compito, invero impegnativo, di far sì che la Campania consolidi il suo ruolo di locomotiva Mezzogiorno attraverso una politica pragmatica con al centro i cittadini e le imprese».

Si dice che nel centrodestra c’è chi vorrebbe lei come alfiere per le prossime Regionali. Ha già smentito ogni interesse o contatto nelle scorse settimane. Conferma?
«L’ho già detto e lo ribadisco: si può contribuire a costruire un futuro migliore anche rappresentando gli interessi delle imprese e promuovendo sviluppo con le proprie aziende con un’attenzione particolare ai bisogni e al benessere delle persone».

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Sta quasi per cominciare il terzo giro di boa sul ponte di comando di Confindustria Napoli. Soddisfatto del lavoro svolto sinora e dei risultati ottenuti? Come indirizzerà il prossimo biennio a Palazzo Partanna?
«Credo di poter affermare che l’Unione Industriali è in buona salute. Napoli sarà Capitale della Cultura d’impresa per il 2025 e questo riconoscimento già da solo basterebbe a dare il quadro di cosa è e rappresenta oggi la nostra associazione. Abbiamo più che raddoppiato gli iscritti, con tanti nuovi servizi per le imprese, una delle chiavi del successo del marketing associativo, oltre che della ritrovata centralità dell’Unione. Abbiamo favorito la partecipazione degli imprenditori alla vita dell’associazione, anche con la creazione dei Raggruppamenti zonali su tutta l’area metropolitana. Abbiamo inoltre attivato un’interlocuzione costante con le istituzioni, promuovendo specifiche iniziative di partenariato pubblico privato».

I cosiddetti «corpi intermedi», così come li conosciamo, hanno ancora un ruolo concreto nella società e nell’economia, o c’è qualcosa da rivedere?
«Premesso che tutto è perfettibile e che occorre migliorare sempre di più l’interazione tra le basi e i vertici delle associazioni e di altri organismi, l’ipotesi di un declino progressivo dei corpi intermedi non regge alla prova dei fatti e chi profetizzò il superamento del dialogo sociale attraverso i corpi intermedi, è stato smentito in maniera netta; anzi, oggi più che mai, c’è la necessità di norme “serie” sulla rappresentanza. Slogan come ‘uno vale uno’ possono infatuare le piazze per periodi limitati, poi si arriva al redde rationem , vale a dire alla necessità di serietà, professionalità, competenza, strutture dedicate. L’alternativa sarebbe, alla lunga, di riproporre sotto false spoglie, tecnologicamente avanzate, l’antica relazione tra sovrani, o al massimo oligarchi, da una parte, e sudditi dall’altra».

A ottobre è stato nominato dal presidente nazionale di Confindustria, Emanuele Orsini, alla guida del neonato Comitato delle Rappresentanze Portuali dell’associazione di viale dell’Astronomia. Un incarico importante in un Paese circondato dal mare. Sta già lavorando a qualche iniziativa specifica?
«Il Crp si è insediato nelle scorse settimane e agli inizi dell’anno condivideremo strategie e prime iniziative concrete. La mia forte convinzione è che la portualità e l’economia del mare debbano costituire i pilastri di una nuova politica volta a sviluppare le relazioni produttive, commerciali e socioculturali con gli altri Paesi del Mediterraneo e l’aver affidato alla mia persona questo incarico è, anche, il riconoscimento della centralità marittima di Napoli e della Campania».

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