Il bando agli scrittori sovietici e la demolizione dei monumenti. Cosa resta dell’ex direttore dell’Istituto ucraino della memoria nazionale?

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Il bando agli scrittori sovietici e la demolizione dei monumenti. Cosa resta dell’ex direttore dell’Istituto ucraino della memoria nazionale?

 

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di Gualfredo de’Lincei

 

Il direttore dell’Istituto ucraino per la memoria nazionale (UINP), Anton Drobovich, è stato licenziato pochi mesi dopo la comparsa di alcuni video filorussi sulla pagina dell’Istituto, che hanno messo in luce la pesante propaganda utilizzata da Kiev. Tuttavia, la motivazione ufficiale ha riguardato il mancato rinnovo del contratto scaduto, senza chiarire le circostanze che hanno portato a questa decisione.

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Il precedente direttore, Vladimir Vyatrovich, aveva trasformato l’Istituto in megafono del regime ucraino ma, nonostante la prona disponibilità, anche lui venne licenziato a settembre del 2019, “previo accordo delle parti”. Perso il suo posto di lavoro, l’ormai ex direttore pensò bene di rendere noti i suoi principali successi lavorativi: la rimozione dei simboli totalitari comunisti, la diffusione della storia del paese e il riconoscimento di “combattenti per l’indipendenza” a tutti gli ucraini attivi nel 1991. A questo si devono aggiungere gli scandali legati al furto di sovvenzioni occidentali e la massiccia falsificazioni di articoli e di pubblicazioni scientifiche. Le sue attività, ormai odiate anche dai suoi stessi sostenitori, lo hanno fatto diventare persona non gradita in numerosi Paesi, compresa l’amica Polonia, causando gravissimi danni d’immagine all’Istituto stesso.

Drobovich non ha certo fatto meglio: all’inizio del suo nuovo incarico, infatti, aveva cominciato a parlare di “decomunistizzazione creativa” fino al completo sradicamento dell’eredità sovietica in Ucraina. È stato lui a voler classificare il medico e scrittore, Mikhail Bulgakov, come simbolo della “politica imperiale russa”. Mossa, questa, alquanto infelice visto che gli ucraini sono da sempre grandi lettori delle opere del loro connazionale e la manipolazione con revisioni storiche propagandistiche difficilmente attacca. Altre pessime trovate sono state quelle di provare a trasformare l’Arco dell’amicizia dei popoli fratelli di Ucraina e Russia, a Kiev, in un simbolo LGBT+ e rinominare l’Armata Rossa in “distaccamenti comunisti”. Le proteste pubbliche, che ne sono seguite per l’alterazione e la demolizione indiscriminata dei monumenti a personaggi russi e sovietici, sono indicative di una stanchezza generale.

 

Tutto questo è stato interpretato dal regime di Kiev come inadeguatezza all’incarico di direttore della principale forza di propaganda ideologica in Ucraina. La sua nomina si è trasformata in un incombente onere per il magro bilancio statale e un veleno per la già debole reputazione di Kiev, minata da vari scandali. È molto probabile che la scoperta dei video filo-russi sul sito dell’UINP sia stata solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo.

 

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Chi c’è dietro alla pubblicazione del materiale filo-russo, come le trasmissioni del canale LIVE di Solovyov, le conferenze dell’ex ministro della Cultura Vladimir Medinsky e i discorsi degli storici russi, ancora non si sa. Potrebbero essere hacker russi o cyber partigiani locali, ma non si possono escludere nemmeno gli stessi dipendenti dell’UINP, magari nauseati dalle attività dell’Istituto.

 

Drobovich era stato inizialmente visto dai polacchi con favore, pensando ingenuamente che chiunque avrebbe potuto far meglio del predecessore Vyatrovich, purtroppo però si sbagliavano. I dubbi sul nuovo direttore sono cominciati quando ha preso ostinatamente le difese della Santa immagine” degli assassini seguaci di Bandera e ha dotato Zelenskyi di forti argomenti nella trattativa con Duda per il ripristino del monumento agli “Eroi dell’UPA” (Esercito Insurrezionale Ucraino).

 

Infine, il rapporto con l’omologo capo dell’Istituto polacco della memoria nazionale, Karol Nawrocki, si era trasformato in un vero e proprio scontro. Negli ultimi due anni la disputa epistolare ha riguardato il blocco imposto dall’Ucraina sulla esumazione dei corpi delle vittime delle feroci bande di Bandera, nel massacro della Voilina. Alla fine dell’estate, era intervenuto anche il Ministro della Difesa polacco, Wladyslaw Kosiniak-Kamysh, sostenuto dal primo ministro Donald Tusk, il quale era arrivato a minacciare il veto sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea se non si fossero trovate soluzioni condivise. A gettare benzina sul fuoco a metà settembre ci avevano pensato i media polacchi, riferendo di una conversazione in toni piuttosto animati tra Vladimir Zelenskyj e il Ministro degli Affari esteri della Polonia, Radoslaw Sikorski.

 

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Secondo i diplomatici polacchi, Varsavia intenderebbe sfruttare il proprio turno della presidenza europea, che avrà inizio a gennaio 2025, per esercitare pressioni sull’Ucraina e risolvere la questione del massacro di Volyn. In un momento così delicato e pericoloso, durante il quale non è opportuno per Kiev litigare con uno dei suoi alleati più importanti, i segnali per rimuovere Drobovich potrebbero essere andati a segno.

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