Ferrari: l’impresa sfiorata è l’immagine del percorso della SF-24

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La vigilia del Gran Premio di Abu Dhabi in casa Ferrari si era aperta con il motto di crederci e provare a spingere fino all’ultimo giro per non avere rimpianti. Il titolo costruttori non ha preso la via di Maranello ma, allargando gli orizzonti, l’essere arrivata a giocarsi il mondiale fino alla fine mostra anche quello che è stato il percorso di crescita durante l’anno.

In una stagione che per molte squadre si è rivelata estremamente complessa su più fronti, la Rossa ha mostrato diversi elementi positivi su cui continuare a costruire per dare la caccia al mondiale. Per capire il perché, però, bisogna ripercorrere la storia di questo campionato, a partire dagli inizi, da quelle prime gare in cui Ferrari si era imposta come seconda forza alle spalle della Red Bull.

Così come la Mercedes, anche la squadra del Cavallino aveva deciso di cambiare concept nel 2023, ma per estrarne il vero potenziale avrebbe dovuto attendere lo sviluppo invernale con la riprogettazione del telaio. Come già accaduto in passato, il lavoro svolto a Maranello durante la sosta ha dato i suoi frutti e, date anche le difficoltà della Mercedes e della McLaren, Ferrari si è subito imposta come seconda forza.

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Charles Leclerc, Ferrari SF-23

Foto di: Erik Junius

La base si è rivelata subito solida

Sebbene il gap dalla Red Bull rimanesse piuttosto ampio, iniziare la stagione con una base solida su cui poi continuare a sviluppare era uno degli obiettivi. Infatti, per quanto vi fossero ancora degli elementi su cui lavorare, come le performance nelle curve lunghe e in quelle più veloci, i progressi compiuti durante l’inverno con la SF-24 erano evidenti, con un passo in avanti in diverse aree.

Sul piano delle performance generali, osservando i dati si sono subito notati i miglioramenti nelle curve a media-alta velocità in tappe come Arabia Saudita e Giappone. A Suzuka, ad esempio, se verso la fine dello scorso anno la SF-23 perdeva circa sei decimi nel solo primo settore, in questa stagione il gap si è più che dimezzato. Merito anche del fatto che la SF-24 fosse una macchina profondamente diversa da quella che l’aveva preceduta, non solo come punti di forza, ma anche come bilanciamento e handling.

Uno degli obiettivi era infatti quello di rendere la monoposto più prevedibile e facile da guidare rispetto alla SF-23, vettura spesso difficile da domare, in particolare in condizioni di forte vento a causa della sua mappa aerodinamica. Su questo fronte, sin dalle prime battute l’auto per il 2024 si è dimostrata non solo più docile e semplice da leggere per i piloti, ma ha anche mostrato un buon bilanciamento.

Confronto telemetrico Verstappen-Sainz in Giappone: il gap rispetto alla Red Bull nei tratti veloci è stato ridotto

Foto di: Gianluca D’Alessandro

Dall’altra parte, la SF-24 si è dimostrata differente dalla sua progenitrice anche per delle caratteristiche specifiche, come l’abilità nel mantenere vive gli pneumatici sulla lunga distanza, sebbene ciò sia andato a discapito della facilità nel mandare in finestra rapidamente le gomme in qualifica. Un filone riproposto per tutto l’arco del mondiale, specie nel momento in cui si deve estrarre il massimo del grip dalla soft in Q3, dove il team ha incontrato qualche difficoltà in più.

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Per quanto vi fosse ancora del lavoro da fare, i progressi visti nei primi appuntamenti confermavano la bontà del lavoro svolto in inverno, giungendo sul podio in quasi ogni tappa dei primi sei GP, eccezion fatta per la Cina. Un aspetto fondamentale perché, avendo trovato una base solida su cui continuare a costruire, il focus si poteva spostare sullo sviluppo, con il primo pacchetto giunto a Imola.

Monaco è stata la perla più splendete della prima parte di campionato per la Rossa, perché ha messo in mostra sia il talento di Charles Leclerc sulle strade del Principato che alcune delle migliori peculiarità della SF-24, nonostante quest’ultima durante l’anno spesso non abbia eccelso sul giro secco. Tuttavia, a Monte Carlo la qualifica vale tutto e in quella specifica occasione la Rossa non ha deluso su una pista favorevole alle sue caratteristiche.

Il ritorno del bouncing ha mostrato pregi e difetti

La gioia del Principato è però arrivata poco prima di quello che è stato il periodo più complesso del 2024 della Ferrari, ovvero la fase centrale del campionato. In Canada, come ammesso poi più avanti dal team di Maranello, è stato sbagliato l’assetto, ma ciò paradossalmente ha rappresentato una lezione cruciale applicata nella seconda parte del mondiale. Ben più complesso si è rivelato il trittico composto dai GP in Spagna, Austria e Gran Bretagna, dove sono Ferrari è inciampata in un problema che ha afflitto molte squadre nel 2024, ovvero gli errori nello sviluppo.

Confronto telemetrico Verstappen-Sainz in Austria: si notano le difficoltà nei tratti a media-alta velocità

Foto di: Gianluca D’Alessandro

Nel tentativo di migliorare il carico generato, il team italiano si era infatti presentato a Barcellona con un sostanzioso pacchetto di aggiornamenti, il quale includeva anche un nuovo fondo. Tuttavia, una volta introdotte le novità la SF-24 ha sperimentato il ritorno aggressivo del bouncing, limitando non solo le performance della vettura ma anche la fiducia dei piloti.

La tappa austriaca ha offerto un’eccellente rappresentazione del problema e di quanto la Rossa abbia sofferto questo problema, tanto da bocciare il nuovo fondo nell’ultimo appuntamento del trittico a Silverstone.

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Il problema è che, pur essendo tornati a una vecchia specifica che garantiva maggior stabilità e picchi di carico meno aggressivi, nel frattempo gli avversari avevano fatto progressi, mentre Ferrari continuava a patire le carenze rispetto a Red Bull e McLaren nei tratti veloci. Sebbene già in Ungheria siano arrivati i primi correttivi, alleviando parzialmente il bouncing, era chiaro che questi non erano sufficienti da soli per colmare il gap, dovendo così attendere ulteriori sviluppi dopo la pausa estiva.

Parlando al termine della stagione, Frederic Vasseur ha individuato proprio in quel periodo difficile una delle cause dei punti persi nella lotta al costruttori: “Non voglio fare l’elenco, ma con il pacchetto di novità abbiamo avuto tre o quattro gare di fila in cui abbiamo faticato un po’. In questo periodo abbiamo perso qualcosa come 80 o 90 punti rispetto alla McLaren”, ha raccontato il Team Principal. In effetti, al di là degli errori dello sviluppo, Ferrari ha sperimentato queste difficoltà nella fase più delicata dell’anno.

Ferrari SF-24 dettaglio tecnico

Foto di: Filip Cleeren

Il calendario prevedeva infatti tre gare consecutive su tracciati veloci, a cui è seguita una breve pausa di una settimana prima di tornare in pista per altri due appuntamenti. Sebbene il team di Maranello abbia portato dei correttivi tra Silverstone e Budapest, i cinque GP in sole sei settimane non hanno permesso di intervenire a fondo in tempi brevi, lasciando così per strada punti importanti per il titolo.

Una seconda metà di stagione da protagonisti

Spesso si sottolinea come imparare dai propri errori e rialzarsi sia l’aspetto più importante e questa è una delle chiavi di lettura della stagione Ferrari: dalla battuta d’arresto a metà campionato, la Rossa ha saputo ritrovare la strada, soprattutto con il pacchetto introdotto a Monza.

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Le novità portate in Italia, a cui si sono poi aggiunti aggiornamenti per migliorare la flessibilità delle ali, hanno permesso di trovare maggior carico e stabilità ma senza il bouncing che aveva rallentato la SF-24 in precedenza. Ciò lo si è visto soprattutto ad Austin, pista che ha messo alla prova, ad esempio, la Mercedes, esponendo i limiti della W15. Sebbene Ferrari abbia comunque mostrato delle carenze sulle curve ad alta velocità, come previsto alla vigilia, dall’altra parte l’impostazione del setup rivolto ai tratti lenti ha permesso di fare la differenza in gara e centrare un altro trionfo.

Lo stesso comportamento si è poi rivisto anche in Messico, dove la scuderia di Maranello è riuscita a centrare la seconda vittoria consecutiva rilanciandosi nella lotta al mondiale. Chiaramente, nelle tappe successive certi problemi sono comunque emersi, proprio come le carenze nelle curve ad alta velocità, come visto in Qatar, oppure l’eccessività sensibilità al freddo e alla difficoltà nel mandare nelle corretta finestra di funzionamento gli pneumatici in tempi brevi, come osservato a Las Vegas.

Carlos Sainz, Ferrari SF-24

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Quella americana era infatti una delle piste più congeniali alle caratteristiche della SF-24, con curve secche, in cui non serve lavorare tanto di anteriore, e diversi allunghi dove la vettura italiana ha sempre ben figurato: l’unico ostacolo è stato il freddo, che infatti si è rivelato il fattore più limitante. In generale, la SF-24 quest’anno ha spesso faticato sul giro secco ed è sicuramente un aspetto su cui si lavorerà nel periodo di sosta in vista della prossima stagione.

Rispetto agli avversari, quello della qualifica è uno dei temi che merita sicuramente più attenzioni, dato che, ad esempio, McLaren è riuscita a realizzare una vettura equilibrata sia sul giro secco che sulla lunga distanza, ma non è l’unica aera dove migliorarsi. Nonostante i chiari progressi compiuti rispetto al 2023, le prestazioni nei tratti veloci rimangono un’area cruciale su cui intervenire, così l’efficacia nelle curve molto lunghe o nelle frenate combinate, dove bisogna lavorare molto di anteriore.

Quest’ultima è proprio una delle aree che, quest’anno, ha fatto la fortuna della MCL38: se in passato le monoposto di Woking pativano un anteriore alle volte debole, quest’anno i grandi progressi fatti, come visto anche ad Abu Dhabi, ha permesso di avere una vettura più bilanciata ed efficace su diverse piste.

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Ferrari SF-24 dettaglio tecnico

Foto di: Giorgio Piola

L’ala anteriore portata a Singapore era rivolta anche a questo obiettivo: migliorare il carico all’anteriore, specie sui tracciati più severi, dato che precedentemente, come visto anche a Zandvoort, gli ingegneri avevano riscontrato uno sbilancio aerodinamico che metteva ulteriormente in crisi l’avantreno. Inoltre, anche ad Abu Dhabi, specie al sabato, si è vista ancora qualcosa da limare su questo fronte.

Alla fine, ciò non è bastato per il titolo, ma questo percorso è la base per continuare a costruire su un progetto 2025 che, come altri, sarà completamente nuovo per dare l’assalto al mondiale nell’ultimo anno di questo ciclo regolamentare. A Ferrari quest’anno è mancata la leadership tecnica come performance pure, in particolare nei confronti di una McLaren che ha fatto dell’affidabilità sugli aggiornamenti un tema chiave.

Tuttavia, la solidità del gruppo, non solo di quello tecnico, ma anche quello umano come nelle strategie, una di quelle aree dove si è vista la mano di Vasseur, si è rivelato un elemento prezioso non solo quest’anno: l’obiettivo è che il percorso intrapreso rappresenti una base su cui costruire il prossimo anno, con il sogno mondiale.

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Gianluca D’Alessandro

Formula 1

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