E’ buona una pensione di 1200-1500 euro attualmente in Italia?

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Una pensione di 1.200-1.500 euro si può considerare buona attualmente in Italia? Vivere dignitosamente in Italia al termine della vita lavorativa, significa non solo essere in grado di soddisfare le esigenze necessarie e quotidiane, ma anche godersi la vita, il che vuol dire potersi permettere spese extra, come viaggi. 

Per farlo è, però, necessario percepire un determinato importo.

  • Una pensione di 1200-1500 euro è buona attualmente in Italia?
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  • E in prospettiva

Definire se una pensione di 1.200-1.500 euro è buona attualmente in Italia, tanto da permettere di vivere dignitosamente, riuscendo a sostenere tutte le spese quotidiane e avere anche soldi per le spese extra o per aiutare i propri figli o nipoti, è difficile perché la valutazione dipende da diversi fattori, a partire dal costo della vita che sale, a se l’importo si considera al lordo o al netto. Ma non solo. 

Molto dipende, infatti, da quale lavoro si è svolto nel corso della propria vita, per quanto tempo si è lavorato, dove si vive, se si ha una casa ormai di proprietà o si paga ancora il mutuo, o se si è in affitto, se si è soli o con l’altro coniuge e se anche quest’ultimo percepisce un reddito, che sia da lavoro o da pensione è indifferente.

Secondo i recenti dati dell’Osservatorio sulle pensioni, il valore medio della pensione di vecchiaia in Italia si attesa sui 1.300 euro circa. E si tratta di un importo che non sempre basta per ‘vivere bene’. Inoltre, esistono notevoli disparità tra le regioni, con pensioni più alte al Nord e più basse al Sud. 

C’è, però, da dire che se l’importo della pensione che si percepisce mensilmente è di 1.400-1.500 euro netti al mese, allora potremmo considerarla buona. E ancora meglio si potrebbe definire tale importo se il pensionato o la pensionata sono coniugati e l’altro coniuge ha un reddito e se hanno una casa di proprietà.

In questo caso, per esempio, le entrate derivanti dal reddito di pensione sarebbero solo ed esclusivamente da usare per le spese quotidiane, bollette comprese, e non anche per quelle di casa più esose, per il mutuo o per l’affitto. 

Dai recenti dati dell’Inps emerge che, per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli importi erogati, il 55,5% delle somme stanziate a inizio 2023 sono state destinate all’Italia settentrionale (per la vecchiaia la percentuale passa al 60,4%), il 24,2% all’Italia meridionale e alle Isole (per pensioni e assegni sociali la percentuale passa al 55,9%), il 19,6% all’Italia centrale e infine lo 0,7% a soggetti residenti all’estero. 

L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è risultato di 1.468,59 euro, con un valore più elevato, pari a 1.575,28 euro, nelle regioni del Nord.

Inoltre, sono milioni i pensionati che percepiscono un importo inferiore a 750 euro al mese, una cifra decisamente molto bassa.

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Per riassumere, dunque, una pensione pari a 1.200-1.500 euro al mese potrebbe permettere di vivere bene, anzi molto bene, ad un pensionato, proprietario di una casa, e con un coniuge, anch’esso titolare di reddito. 

La situazione diventa meno conveniente se, per esempio, con i 1.200-1.500 euro di pensione al mese si deve mantenere una intera famiglia, pagando ancora il mutuo o l’affitto. In questo caso, tale somma non permetterebbe di vivere bene e sarebbe difficile anche arrivare ‘serenamente’ a fine mese. 

Con una pensione di 1.200-1.500 euro si può, dunque, vivere bene in Italia in alcune condizioni, ma potrebbe essere un importo insufficiente in altri casi. 

L’ideale, secondo le simulazioni, sarebbe vivere con una pensione di 1.800 euro netti al mese. Questo è l’importo che permetterebbe di vivere dignitosamente, meglio ancora se la cifra raggiungesse i 2mila euro netti mensili. 

E in prospettiva

La situazione non si prospetta, però, decisamente buona per chi andrà in pensione in futuro. I prossimi assegni si preannunciano, secondo le stime, decisamente molto più bassi di quanto attualmente percepito e il motivo è presto spiegato.

Il calcolo delle pensioni future avverrà per tutti esclusivamente con sistema contributivo, basandosi cioè unicamente sui contributi previdenziali effettivamente versati nel corso della propria lavorativa.

Ma, considerando i problemi attuali di trovare un lavoro stabile, avere carriere continue e percepire stipendi alti che permettano versamenti consistenti ai fini pensionistici, è chiaro come sarà complicato poter raggiungere trattamenti dignitosi e alti. 

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Le nuove generazioni saranno, dunque, penalizzate rispetto a quelle precedenti, poiché dovranno lavorare per più anni e percepiranno una pensione molto più bassa rispetto ai loro genitori e nonni. 

In media, con 46 anni di contributi versati, ci si può aspettare una pensione pari a circa il 70% dello stipendio, con 40 anni di contributi circa il 60% e con 30 anni di contributi circa il 48%, quindi circa la metà dello stipendio.

 



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