“La sete di spiritualità dei giovani è la porta di speranza del Giubileo”

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Domenica 29 dicembre, la Diocesi di Bergamo apre il Giubileo della Speranza. Una scelta voluta da Papa Francesco che ha chiesto che in tutte le Cattedrali del mondo i Vescovi celebrino solennemente l’inizio del Giubileo, in concomitanza con l’apertura della Porta Santa in San Giovanni in Laterano. La Chiesa di Bergamo propone tre pellegrinaggi diocesani, oltre a diverse  proposte per farsi “pellegrini di speranza”: quattordici, compresa la cattedrale, le chiese giubilari dove è possibile ricevere l’indulgenza plenaria.

“Il Vescovo Francesco Beschi presiederà la celebrazione di apertura del Giubileo della Speranza domenica 29 dicembre alle 16. Dalla Basilica di Santa Maria Maggiore partirà il cammino orante fino in cattedrale – afferma monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile per il Giubileo -. Il desiderio del Vescovo Francesco e della Diocesi è che davvero si apra la porta della speranza . È un po’ la missione che ha dato Papa Francesco a questo Giubileo. Il Papa ha voluto aprire lui stesso la porta santa come tradizione nella notte di Natale. Il giorno di Santo Stefano ne ha aperta una seconda, simbolica nel carcere di Re Bibbia, mentre ha voluto che in tutte le Diocesi ci fosse l’inizio del Giubileo domenica 29 dicembre. A Bergamo non si apre una porta santa, le porte sante sono solamente a Roma, ma si dà inizio del Giubileo in concomitanza con l’apertura della porta santa in San Giovanni in Laterano, che è la cattedrale di Roma”.

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“Il Papa continua ad insistere sull’idea dell’aprire, dell’aspettarsi qualcosa di nuovo, del fare gesti di speranza. Le virtù teologali, le qualità di Dio che possono realizzare la vita dell’uomo, sono la fede, la carità e la speranza. Le prime due ci sono, perché di fede si parla nei cammini di catechesi o nelle omelie, la carità si fa in mille modi, mentre la speranza tra le tre sorelle è quella un po’ più dimenticata. La speranza è virtù, un atteggiamento, uno stile, un gesto concreto che chiede all’uomo di aprire prospettive nuove”.

Sul sito della diocesi di Bergamo sono disponibili tutte le iniziative per il Giubileo.

tre pellegrinaggi diocesani a Roma indicati dal Vescovo: il pellegrinaggio diocesano da lunedì 7 luglio a domenica 13, il Giubileo dei giovani da lunedì 28 luglio a domenica 3 agosto, il Giubileo degli adolescenti dal venerdì 25 aprile a domenica 27.

“Si sono date queste tre attenzioni, i giovani e gli adolescenti. Poi ci sono gli uffici di curia che stanno preparando altri giubilei tematici, quello delle famiglie, dei nonni e delle famiglie, quello dei catechisti e quello dei preti – spiega monsignor Dellavite -. In ogni Cet, Comunità ecclesiale territoriale che raccoglie più parrocchie, è stata individuata una chiesa giubilare nella quale, comunitariamente o singolarmente, sarà possibile ricevere l’indulgenza plenaria alle condizioni indicate dalla Penitenzieria Apostolica. Nelle chiese giubilari verrà offerta, con particolare disponibilità, la possibilità di celebrare il sacramento della riconciliazione”.

Bergamo è stata recentemente considerata, in una classifica del Sole 24 ore, la provincia italiana dove si vive meglio. È un importante traguardo, ma è anche un monito per pensare a chi non può accedere a certi livelli di qualità della vita. C’è anche un impegno che la Chiesa di Bergamo può suggerisce?

“Il Giubileo è una tradizione che viene da lontano, viene dall’antichità del popolo di Israele, per cui secoli prima della nascita di Cristo. La nascita del Giubileo è un movimento sociale più che religioso. Nasce come evento religioso ma ha una pratica sociale, all’origine il Giubileo chiedeva la ridistribuzione dei beni per dare attenzione a chi non ne ha, la remissione delle colpe e la rappacificazione per chi non era più in dialogo con la famiglia, con le relazioni lavorative, ma anche con lo Stato. C’era poi l’attenzione a chi aveva perso dignità, per fargli ritornare e riessere riammesso nella comunità, per cui il Giubileo, come era nell’origine, e tanto più oggi, ha una straordinaria modernità. Ha una ricaduta laica e sociale, perché è sì un cammino di fede, è un momento di grazia, ma l’indulgenza, che è questo dono di Dio, è in realtà è da ricercarsi nell’attenzione verso gli altri. L’indulgenza che non è il perdono dei peccati. Quando una persona chiede scusa cura una ferita. Questa ferita lascia una cicatrice che fa sempre ricordare quell’episodio, mentre l’indulgenza va a cancellare la cicatrice. Possiamo dire che l’indulgenza è “un’operazione di lifting”. Nell’Apocalisse c’è una frase bellissima: “faccio nuove tutte le cose”. Che non è faccio cose nuove, perché per fare cose nuove sono bravi tutti, e c’è qualcuno che lo fa in modo straordinario. Fare nuove le cose di sempre, farle in modo nuovo, farle con un’energia e con un’attenzione diversa, è tutta un’altra cosa: è questo che rende giubilanti. Non è allegria, non è spensieratezza: è quella pacatezza, leggerezza, serenità interiore che permette di vedere anche le fatiche in modo nuovo”.

Si parla tanto di speranza, sarà un tempo importante anche per i giovani?

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“Io credo che il Giubileo sia un momento interessantissimo per i giovani. Io l’ho sperimentato, toccato con mano in questi giorni di Natale: quest’anno ho confessato di più degli altri anni. C’è stato un ritorno dei giovani continuo a insistere in questi giorni. Vorrei condividere con voi un dato di fatto che può sembrare una provocazione, ma mi si permetta di farlo: i giovani si confessano meglio degli anziani. Mi spiego: c’è una bella differenza tra l’obbedire a un comando della religione “mi confesso perché è Natale” al trovare un momento di riflessione interiore per la propria spiritualità e per la propria interiorità. Sono due profondità totalmente diverse. Negli anziani, negli uomini maturi, ho visto la religione, nei giovani ho visto una ricerca di interiorità e di spiritualità. C’è nei giovani un’enorme sete di spiritualità che chiede e cerca parole e contenuti importanti: questo credo sia davvero una porta di speranza molto importante”.

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