Governo e Regione Sardegna all’attacco su Portovesme: “Zinco è strategico. Azienda riveda piani o nuovi investitori”

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La doccia fredda alla vigilia di Natale con lo stop anticipato della produzione dello zinco a distanza di quasi due anni dalla fermata della linea piombo è stata un’ulteriore mazzata per i circa 900 lavoratori che ruotano attorno alla Portovesme srl

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Riteniamo che la linea zinco sia strategica per il nostro Paese e siamo in campo per la continuità produttiva. Riteniamo che questo stabilimento e l’area del Sulcis sia molto importante per lo sviluppo industriale del Paese e della Sardegna. Siamo qui per comprendere meglio che cosa si possa fare, perché questa multinazionale si faccia carico della transizione con altri investitori che intendano proseguire o utilizzare quest’area industriale per altre attività. Noi non molleremo perchè la Cig non è la soluzione”. Così Portovesme il ministro al Mimit, Adolfo Urso, incontrando i sindacati.

Calderone: “Non faremo sconti alla Portovesme srl”

Noi non intendiamo fare sconti a nessuno: il conto che presenteremo alla Portovesme srl sarà molto caro: non si gioca con il futuro delle famiglie e del territorio che ha già pagato un prezzo molto alto”. Così la ministra del Lavoro durante l’incontro con i sindacati a Portovesme. “Certo che ci sono gli ammortizzatori sociali, ma l’obiettivo è garantire a questa azienda la continuità produttiva perchè il piombo e lo zinco sono importanti in vista del progetto dell’Einstein Telescope e – ha aggiunto – non possiamo consentire a un imprenditore di andarsene senza dare un futuro al territorio”.

Todde: “Oggi faremo cantare le carte sulla Portovesme srl”

“In questa situazione non c’è governo e non c’è Regione. Siamo tutti insieme e veramente abbiamo le carte che dicono delle cose molto precise. E oggi ovviamente parleremo di come farle cantare queste carte, visto che queste carte parlano per esempio del fatto che i forni non si possano utilizzare senza l’impianto di di lavorazione allo zinco, parlano di una autorizzazione definitiva che prevede in caso di dismissione un anno per quanto riguarda l’accettazione delle autorità competenti”. Lo ha detto la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, davanti alla Portovesme srl. “Il progetto per il riciclo delle batterie al litio? – ha detto ancora Todde – Noi vorremmo vedere cose concrete e non le sciocchezze che abbiamo sentito fino a questo momento, perché se pensano di trasformare l’impianto di lavorazione dello zinco con un’ulteriore discarica hanno proprio sbagliato indirizzo”.

Sit-in operai Portovesme nel giorno della visita dei ministri

Presidio dei lavoratori della Portovesme srl ai cancelli dello stabilimento della multinazionale controllata dalla Glencore dopo che l’azienda, lo scorso 20 dicembre, ha annunciato lo stop anticipato della produzione della linea zinco. “Siamo qui per manifestare al meglio il livello di attenzione e di tensione che stiamo vivendo e trasferire in maniera altrettanto netta che non siamo disposti a prestarci a passerelle politiche, ma che ci aspettiamo atti concreti”, fa sapere la Rsu della Portovesme Srl. In attesa dello studio di fattibilità per il progetto di recupero delle black mass dalle batterie, il Mimit sta esplorando la possibilità che un altro soggetto industriale possa rilevare la produzione dello zinco, definita da più parti strategica. Dietro l’angolo però c’è lo spettro della cassa integrazione per i circa 875 lavoratori diretti ma anche eventuali licenziamenti per i dipendenti delle ditte d’appalto.

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I motivi della chiusura

La Glencore ha deciso di chiudere la linea zinco dello stabilimento di Portovesme S.r.l. a causa di una combinazione di fattori economici e tecnici, tra cui: costo elevato dell’energia elettrica che rappresenta  una componente significativa nella produzione di metalli come zinco e piombo. La Portovesme utilizza processi industriali ad alta intensità energetica, e l’impennata dei prezzi ha reso l’attività meno redditizia. La concorrenza internazionale, in particolare da parte di paesi con costi di produzione più bassi (come Cina e altri paesi asiatici), ha ulteriormente ridotto la sostenibilità economica dello stabilimento. E infine la saturazione del mercato dello zinco che ha portato un rallentamento nella domanda globale di zinco e un eccesso di offerta sul mercato internazionale hanno peggiorato la situazione.

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