Di Marzio (Osservatorio Dga Campania): ‘Garantire sostenibilità per tutti’

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La legge regionale citata fu ed è un esempio innanzitutto nel metodo. Ricordo molto bene il lavoro legislativo che le commissioni regionali coinvolte fecero allora, e per diversi mesi, per analizzare la situazione esistente e confrontarsi con tutti gli stakeholder non solo pubblici, ma anche imprenditoriali e del terzo settore, sulla complessità del settore e le ipotesi di regolamentazione.
Il risultato è un quadro normativo a mio giudizio molto equilibrato. Centralità agli utenti, da informare per consumi consapevoli o tutelare nelle loro debolezze o problematicità. E al contempo, considerazione per l’attività economica su concessione esistente e potenziale, con tutela degli avviamenti esistenti e un perimetro di regole rigide, ma non draconiane con effetti espulsivi o repulsivi, per quelle potenziali.
E soprattutto molte innovazioni legate alla tecnologia a tutela dell’utente debole, come l’auto esclusione anche per i punti vendita, realizzabile tuttavia solo nel quadro dei requisiti tecnici delle concessioni nazionali. Chiaramente si sono potute solamente sfiorare le opportunità che la tecnologia può offrire nel controllo di legalità o nella piena prevenzione dalle dipendenze o del gioco minorile. Si potrà fare ancora di più e meglio nel quadro di una disciplina organica nazionale.”

A tracciare questo bilancio sulla legge sul gioco della Campania, da molti proposta a modello anche per il riordino nazionale del settore, è  Emilio Di Marzio, vicepresidente dell’Osservatorio regionale sul Disturbo da gioco d’azzardo, protagonista della seconda puntata dello speciale di Gioco News pubblicato sulla rivista di dicembre (consultabile integralmente online a questo link).

A maggio di quest’anno, poi, sono state presentate le attività dell’Osservatorio sul Dga della Regione Campania: “Il lavoro, ottimamente guidato dal presidente Aniello Baselice con esperienza ed equilibrio, ha dovuto recuperare il periodo pandemico, ricercando quegli elementi che possano fornire alla Regione la capacità di agire rapidamente ed efficacemente sulle criticità del fenomeno gioco.
Tra queste, il coordinamento delle attività di ascolto tramite numeri verdi; il suggerimento di una campagna di comunicazione per far conoscere l’auto esclusione, oggi possibile solo per i siti online in concessione; elementi utili ad avviare la formazione qualificante estesa a tutti gli addetti del settore a contatto con il pubblico, formazione obbligatoria nelle previsioni legislative regionali per mantenere la continuità dei punti vendita”, rimarca Di Marzio.

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Restando in tema di osservatori, gli chiediamo un commento sulla legge di Bilancio nazionale per il 2025, in cui figura l’abolizione di quello del ministero della Salute per il contrasto al gioco patologico e la sua “sostituzione” con un Osservatorio per tutte le forme di dipendenza, fatto criticato da diverse forze politiche. “Per quel che capisco si tratta di una scelta comprensibile solo se si considera la comorbilità delle dipendenze, l’esperienza cioè che la dipendenza da gioca non venga quasi mai da sola, e a volte addirittura buona ultima. Tuttavia, mi auguro si tratti solo di un tassello di un disegno più ampio che il Governo intende completare nel prossimo futuro, eventualmente delegando più responsabilità a livello regionale sulla materia dei giochi in denaro.
Attività economiche come il gambling che, assieme all’intrattenimento e al tempo libero, comportano esternalità negative come il Disturbo da gioco d’azzardo per una quota dei loro consumatori necessitano di risorse per minimizzare questi effetti, senza deprimere l’offerta legale, indispensabile per l’ordine pubblico e la lotta alle infiltrazioni criminali.
In questo senso, dal gettito molto elevato che garantiscono i vari prodotti di gioco devono essere estratte le risorse per contribuire alla prevenzione ed alla cura, continuando a destinarle alle Regioni ed ai Comuni nel quadro di un coordinamento nazionale.
È un approccio normativo e fiscale che, utilizzando un termine frequente in questi anni, definirei orientato alla sostenibilità, in analogia ad altri settori economici rilevanti ma critici come le attività energivore o con impatto ambientale: non si possono eccessivamente limitare o tassare, ma ne vanno estratte, ponderatamente, quelle risorse utili al reinvestimento per elevare il benessere collettivo”.







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