La campagna elettorale non si arresta nemmeno sotto le feste. Del resto, se lo facesse, che campagna permanente sarebbe? A dispetto dei vari video deepfake e dei filmatini realizzati con l’intelligenza artificiale – anch’essa, di questi tempi, “più buona” – che mettono in scena baci appassionati fra politici rivali, la polarizzazione fra sinistra e destra cresce senza sosta.
E quella in versione natalizia non poteva trovare bersaglio migliore di uno dei pilastri – a volte, va detto, un po’ subiti, al pari degli eccessi calorici… – di questa stagione di pranzi e cene luculliane: il ritrovo del parentado. La reunion di queste famiglie allargate ante litteram, che si celebra nei dintorni di alberi e presepi, è diventata l’ennesimo oggetto della disfida social-propagandistica fra il Partito democratico e Fratelli d’Italia, la quale segna un punto a favore della formazione capitanata da Elly Schlein – a conferma della regola sempiterna (e quasi scientifica) che chi spara il primo colpo si costruisce un vantaggio competitivo. Ovvero, per dirla in «bersanese» (ci sia consentita la licenza lessical-letteraria): «chi prima arriva, meglio alloggia». L’antitesi di quella – deliberata o involontaria – “strategia dell’opossum” nei confronti dei nemici e del porgere l’altra guancia nei riguardi dei sedicenti amici che sta eccessivamente caratterizzando il Pd.
Stavolta, invece, a precedere i competitor sono stati proprio i dem con la campagna social Qualche spunto per sopravvivere al Natale con i tuoi parenti un po’ di destra, la quale – a dispetto del titolo (un po’) wertmülleriano – si è rivelata azzeccata. Una collezione di card per le piattaforme digitali di propaganda (anti)parentale che funziona perché, nel corso delle giornate correnti, la pressione a registrarsi e “targetizzarsi” sul modello della famiglia idilliaca risulta, va da sé, fortissima, generando qualche crisi ansiogena alle persone – per molteplici ragioni – “non conformi” in materia. La strategia va, così, a toccare delicatamente qualche nervo scoperto, senza però sembrare collocata dall’altra parte della barricata rispetto alla famiglia tradizionale (accusa che gli avversari muovono ai progressisti a ogni piè sospinto in questa nostra epoca di politica delle identità). E, a differenza di alcuni eccessi della sinistra in tal senso, riesce perfino ad andare in direzione opposta al buonismo, finendo per sottoscrivere l’idea, diffusa molto più generalmente di quanto permesso dal quieto vivere e dalla buona educazione, che in ogni famiglia ci si debba sottoporre alla frequentazione coatta di vari “parenti serpenti” (o, almeno, “serpentelli”). Insomma, contrariamente al software interiorizzato pure più del dovuto (e, per certi versi, addirittura “suo malgrado”, vien da dire), il Pd è riuscito a mettere in piedi una campagna comunicativa vagamente (e opportunamente) cattivista – anche se, da quelle parti, l’attributo rimane appannaggio esclusivo del dalemismo. Questa spruzzata di “politicamente (un po’) scorretto” fa ricorso all’iconografia dei Dursley, gli – insopportabili e non precisamente di larghe vedute – zii babbani di Harry Potter, protagonista di quello che è un ciclo di pellicole giustappunto anche natalizie. Alla tavolata del cenone con Vernon e Petunia e il cugino bullo Dudley vengono abbinati gli “spunti di conversazione” sull’attualità per rintuzzare le linee politiche del governo Meloni e le polemiche del destracentro. Dai tagli alla sanità pubblica alla riduzione del Fondo affitti, dal fallimento dei centri per migranti in Albania al salario minimo, dalla «teoria gender che esiste quanto Babbo Natale» al payoff – chiamiamolo così – «No, zia, non è solo un acquazzone. Si chiama crisi climatica ed è un’emergenza».
Puro politainment, che si avvale dei codici della cultura di massa (nella fattispecie dei personaggi tratti dalla saga del celeberrimo maghetto), secondo un registro assai consueto nella comunicazione politica anglosassone. A rivelarsi efficace è l’utilizzo dell’ironia (e di un certo sarcasmo), evitando così di innescare inappropriate – specie dato il periodo – “guerre di religione”, e salvaguardando l’idea che a Natale i parenti debbano assolutamente, e giustamente, ritrovarsi. Niente avventata e fuori luogo cancel culture, in buona sostanza, e un brioso rispetto delle tradizioni nell’ambito di una campagna varata la mattina della vigilia quale risposta “non convenzionale” ai più classici auguri fatti dalla presidente del Consiglio. E un’ulteriore spia del fatto che l’iniziativa dem ha colto nel segno lo evidenzia il contro-lancio da parte di FdI del Manuale d’uso per una vigilia con parenti di sinistra. E dire che una norma di base del marketing politico suggerisce, appunto, di non andare mai a rimorchio, né di procedere esclusivamente “per reazione” consegnando all’antagonista il primato dell’azione propagandistica. Questa volta, quindi, il Pd è riuscito a dettare l’agenda. Certo, stiamo parlando di comunicazione, mentre per vincere le elezioni risulta indispensabile orientare anche la narrazione politico-programmatica (e quella ideologica), raccogliendo un consenso maggioritario. Ma ci troviamo ancora immersi nel clima vacanziero, e “ai punti” i dem sono riusciti a imporre il mood: magari porta loro bene, e si può interpretare come un auspicio per il complicatissimo anno a venire.
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