Il calcio è una destinazione come un’altra del capitale finanziario. Berlusconi aveva bisogno di liquidità e ha venduto il Milan a chi voleva investire in una venture finanziaria rischiosa
Db Londra (Inghilterra) 05/10/2022 – Champions League / Chelsea-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport
nella foto: Paolo Maldini-Gerry Cardinale
L’operazione RedBird spiegata ai tifosi del Milan (e non solo): il calcio è business, svegliatevi
La recente pubblicazione del case study della Harvard Business School sull’acquisizione del Milan ha suscitato una levata di scudi dei tifosi rossoneri contro la proprietà americana. Tra i milanisti è tutto un parlare di tradizione che gli americani non capiscono, prestigio infranto, e richiami al “vulimme vencere.” In inglese, si definisce “rude awakening…”
Lo scopo di questo pezzo è di sviscerare il tipo di operazione strutturato dal RedBird, spiegare l’approccio al rischio di un fondo di investimento, e infine spiegare ai tifosi del Milan che la colpa, in realtà, è di Berlusconi.
Ma andiamo per ordine.
Il Milan è stato acquistato da RedBird con una classica operazione di private equity/private credit. In questo tipo di operazioni, l’acquisizione di una società viene finanziata da una concessione di credito – nel caso specifico il credito, offerto dal venditore (“vendor loan”) è stato garantito dalle quote di RedBird.
Il settore finanziario denominato “private credit” è in enorme espansione sia negli Stati Uniti che in Europa. Ha iniziato a crescere dopo la crisi finanziaria, quando le banche per ragioni regolamentari e di limitazione del rischio hanno smesso di prestare soldi ad aziende di medie dimensioni. Per sostituirle, sono subentrati i fondi di private credit.
Con il passare del tempo, il settore si è diversificato ed è diventato più sofisticato. Nello sport, un esempio di operazione di private credit è il prestito ottenuto dal Barcellona per costruire il nuovo stadio e il nuovo centro sportivo (L’Espai Barca), garantito da future entrate (si chiama “Asset-Based Loan,” il creditore non può rivalersi sull’intero patrimonio della società ma solo sull’asset che ha finanziato).
Il punto fondamentale e di difficile comprensione per il tifoso medio italiano è che non c’è assolutamente nulla di specifico negli asset sportivi – come le società di calcio – che li renda differenti da un concessionario di automobili, una catena di alberghi o una fabbrica di chiodi. Per un finanziatore – sia di equity che di debito – lo scopo principale è sempre l’aumento dello “shareholder value” – volgarmente, fare i soldi per i propri investitori o per sé stesso se investe direttamente.
Quando Furlani parla dell’“opportunità’” di investimento – nel momento dell’acquisto del Milan da parte di Elliot da Yonghong Li – è assolutamente trasparente. Il Milan – che presumibilmente valeva all’epoca 5-600 milioni di equity al netto dei debiti – poteva essere comprato per 3-400 perché Li non aveva i soldi per la seconda tranche della sua operazione di acquisto da Berlusconi. Questo vuol dire, al momento dell’acquisto, fare una plusvalenza immediata del circa 30% – che è un margine importante per qualsiasi investitore – prima ancora di aver messo mano alla struttura della società appena acquistata.
La questione della vittoria vs piazzamento è invece rilevante nella gestione della società sportiva da parte di un investitore. Lo scopo – come abbiamo detto – è massimizzare i margini. Nel caso del Milan, erano stati promessi ritorni intorno al 10%, da cumulare, molto probabilmente al momento della vendita della società.
Il modello RedBird
Presumibilmente, gli analisti di RedBird hanno costruito un modello che li aiuta a capire quali sono le attività da compiere che hanno il più alto coefficiente di ritorno finanziario, tenuto conto dell’alea che caratterizza la possibilità o meno di vittoria futura.
Facciamo un esempio: il Milan compra 4 giocatori che costano 20 milioni. Con questi quattro giocatori, un modello predittivo dice che il Milan ha il 95% di probabilità cumulativa di finire primo, secondo, terzo o quarto in campionato. Con queste spese di giocatori, e un fatturato – puramente ipotetico – di 500, e costi (fissi e operativi) di 300, rimangono 120 milioni per pagare i debiti e accumulare profitto. Se il modello dimostrasse che il 95% di probabilità di arrivare in Champions può essere ottenuto con giocatori da 15 milioni, il Milan comprerebbe giocatori da 15 perché così massimizzerebbe il ritorno per gli investitori.
Per avere una probabilità molto alta di vincere il campionato – facendo un’ipotesi – il Milan dovrebbe comprare 4 giocatori da 40 milioni. Attenzione: non sarebbe una probabilità del 95%, perché la probabilità di finire primo è molto meno alta di quella cumulativa per tre posizioni in campionato. In ogni caso, rimarrebbero 40 milioni per pagare i debiti e accumulare profitti, che è un risultato molto peggiore per gli investitori.
[Postilla: In quest’ottica, la questione “stadio” diventa essenziale. Non è neanche necessario costruirlo per aumentare il valore della società al momento della vendita. Basta avere permessi e progetto per poter dire ad un eventuale compratore che si è aumentato il valore del Milan.]
Dicono i tifosi: investendo di più, la squadra vince, si vendono più magliette, eccetera eccetera. Ma i fondi includono anche questo nelle loro analisi. Fanno delle stime di quanti tifosi si guadagnano o quante magliette in più si vendono vincendo il campionato o arrivando quarti. E come dicemmo all’epoca con le magliette di Cristiano Ronaldo alla Juve, nessun giocatore “si paga da solo.”
Alcuni tifosi del Milan – ancora – lamentano che Investcorp avrebbe avuto piani diversi. Voglio tranquillizzarli. Sarebbe finita allo stesso modo. Investcorp non è lo sceicco scemo, è un fondo tale e quale a Red Bird e Elliot Management. Vengono – quando vengono – per fare soldi.
Il calcio è una destinazione come un’altra del capitale finanziario
Facciamo l’ultimo passo: perché il Milan deve pensare agli azionisti? Perché il calcio è considerato ormai una destinazione come un’altra del capitale finanziario. E i ritorni sono importanti altrimenti gli investitori smettono di investire. Se il vostro ritorno dall’investimento in una società privata ad alto rischio come una società sportiva è il 10%, contro il 20% dei mercati azionari e il 5% dei titoli di stato, voi ci mettereste i soldi?
Perché, infine, la colpa sarebbe di Berlusconi? Perché Berlusconi aveva bisogno di liquidità e non voleva più ripianare le perdite del Milan, e allora l’ha venduto agli unici che volevano investire in una venture finanziaria rischiosa come lo è una società di calcio.
Quello che è successo a Berlusconi, è successo a tutti i padroni del calcio italiano – Moratti, Agnelli, Garrone, Sensi, Cragnotti e Ferlaino. Tutti loro hanno lasciato buchi di bilancio enormi, società inefficienti, zero investimenti in strutture. Un disastro, insomma. O, come si dice in finanza, un’opportunità.
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