La tragedia dei Giacoletto. Il suicidio pianificato, parenti e vicini: «Non avevano la forza per continuare». L’uomo che abusò della figlia suicida morto di tumore anni fa

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di
Massimo Massenzio

Dopo il gesto estremo della ragazza, vittima di violenza da parte di un parente, avevano venduto la casa e la farmacia di lei. Già più volte avevano tentato di farla finita. Ma prima hanno voluto raccontare la loro storia

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L’uomo che ha abusato di Chiara Giacoletto quando era bambina, il parente insospettabile che aveva libero accesso nella casa di famiglia a Rivalta è morto ormai da anni per un tumore a un polmone. Nessun processo possibile, quindi, ma Alessandro Giacoletto e Cristina Masera hanno continuato fino agli ultimi istanti di vita a chiedere giustizia per tutti bambini vittime di violenza: «Ancora oggi – aveva detto il medico di Orbassano durante un’intervista – Se il reato di abuso o molestia contro un minore è antecedente di dieci anni alla denuncia o al ricordo del fatto, questo cade in prescrizione e il responsabile non è perseguibile». 

La storia della famiglia Giacoletto

Alessandro e Cristina avevano deciso di rendere pubblico il dramma vissuto dalla loro figlia già un anno e mezzo fa, impegnandosi nella campagna di Emergency «Justice Iniziative». E durante un convegno avevano rivelato tutta la loro storia, perché fosse un esempio: «È importante fare molta attenzione, imparare ad affinare le nostre sensibilità e la nostra capacità di percepire le emozioni di chi ci sta a fianco – avevano raccontato dal palco di Milano – Più si i è piccoli e più la mente, purtroppo, rimuove il trauma. Lo nasconde e a volte lo recupera a distanza di 10, 15 o 20 anni, quando ormai il danno è talmente grande e devastante che nemmeno la migliore psicoterapia del mondo, il migliore farmaco, il migliore psichiatra dell’universo è più in grado di ricomporre le migliaia di pezzi in cui il cuore è andato. Ogni mattina le vittime devono ricomporre i cocci della loro esistenza e provare a trovare un motivo buono per continuare a vivere».




















































Il lungo addio

Quel «motivo buono» i genitori di Chiara, anche loro vittime di questa tragedia, non l’hanno mai trovato. Cristina ha venduto la sua quota della farmacia a Claudia, la sua socia. Il ricavato è stato devoluto a una fondazione per aiutare i bambini in Etiopia, ma Cristina non è riuscita a trovare uno scopo. Aveva tentato più volte il suicidio e una volta era stata intercettata appena in tempo su un viadotto della Torino-Savona. 

Assieme al marito aveva provato a togliersi la vita anche con il monossido di carbonio, ma non erano riusciti nel loro intento. Dopo quello che sarebbe stato il trentunesimo compleanno di Chiara, lo scorso 1 dicembre, hanno pianificato il suicidio nei minimi dettagli. 

Un epilogo scontato

Un’ultima intervista all’Eco del Chisone per fare definitivamente chiarezza, la casa già venduta e le lettere che spiegavano come avrebbero voluto venissero suddivisi tutti i beni di famiglia. Un epilogo scontato che nei paesi di Rivalta e Orbassano, in provincia di Torino, in molti si aspettavano.

«L’avevano deciso sin da subito lui e Cristina, quella terribile sera di quasi tre anni fa, quando Chiara volle allontanare per sempre i demoni che la tormentavano da tempo – racconta commosso Alessandro Bassignana, amico e paziente di Alessandro Giacoletto e marito dell’ex socia di Cristina Masera -. Lo ricordo come fosse ieri, perché io e Claudia fummo buttati giù dal letto da una drammatica telefonata nel cuore della notte, urla disperate e che ancora mi rimbombano nel cervello. Ci precipitammo da loro, e quando arrivammo c’erano le luci blu di ambulanza e Carabinieri a raccontare il dramma che era avvenuto in quella casa. Quella notte iniziò, o meglio, finì tutto».

Che sarebbe finita così gli amici l’avevano capito, ma nessuno è riuscito a smuoverli dal loro intento: «Ci sono tante componenti anche il rimorso, assolutamente sbagliato e ingiustificato secondo me, per non essere riusciti a intercettare i segnali della figlia. Erano due persone eccezionali, lui mi ha salvato la vita cinque anni fa, ma ormai non avevano più la forza per continuare a lottare e nemmeno volevano trovarla. Una famiglia ormai distrutta, ridotta in cenere».

Di loro resta il ricordo splendido che tutti conservano. Alessandro, l’otorinolaringoiatra che faceva il medico di famiglia per mezzo paese. E Cristina, la farmacista paziente che aiutava tutti. La scoperta degli abusi e la morte di Chiara ha cambiato tutto: «Quando a una farfalla si toccano le ali, smette di volare», ripeteva spesso Alessandro citando una frase letta in un libro di Mauro Corona. E quando il 9 dicembre l’elicottero del 118 è atterrato in un prato tra Orbassano e Rivalta, era già chiaro cosa fosse successo: «Alla fine l’hanno fatto. Adesso sono di nuovo tutti insieme».

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27 dicembre 2024 ( modifica il 27 dicembre 2024 | 14:45)

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