Vite di donne, alcune famose e altre no, ma tutte interpreti del loro tempo. “Le Ragazze”, il programma di Rai Cultura realizzato da Pesci Combattenti e condotto da Francesca Fialdini, torna venerdì 27 dicembre alle 21.10 su Rai Storia. Tra le storie raccontate, quella singolare della poetessa, scrittrice, giornalista, Maria Grazia Calandrone, finalista al Premio Strega 2023, oggi una delle figure di maggior rilievo nella poesia e nella narrativa del nostro tempo. I genitori, Lucia e Giuseppe, sono amanti clandestini di Palata, un piccolo paese del Molise, in provincia di Campobasso, quando ancora non c’è il divorzio e l’abbandono del tetto coniugale è un reato. La coppia fugge prima a Milano e poi a Roma dove mette in atto il progetto di abbandonare la bambina di soli otto mesi a Villa Borghese e di annegarsi nelle acque del Tevere. Maria Grazia verrà ritrovata da un passante e in seguito ad una gara di solidarietà sarà adottata da Giacomo Calandrone, dirigente comunista, e da sua moglie Consolazione. Nel suo ultimo libro, dal titolo “Dove non mi hai portata” (Enaudi editore), racconta la sua storia, partendo dal caso di cronaca uscito sui giornali fino a condurre una vera e propria indagine investigativa per ricostruire le sue origini.
La carriera letteraria
Esordisce nel 1994 con la silloge Illustrazioni, premio Eugenio Montale per l’inedito. Nel 1998 ottiene la pubblicazione-premio (Premio Nazionale Nuove Scrittrici) di Pietra di paragone, volume dedicato alla figura del padre Giacomo Calandrone, combattente volontario nella guerra civile di Spagna e deputato comunista, nonché autore di saggi storici e politici.
L’attenzione per gli eventi storici (dalla guerra di trincea ai disastri di Hiroshima e Babi-Yar, agli eccidi di Guernica, Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema) e sociali (“Maria Grazia Calandrone, che sa spaziare dalla cronaca della Thyssen all’epicedio classico”: Valerio Magrelli su la Repubblica, 23 febbraio 2011) rappresenta una costante nell’opera poetica di Maria Grazia Calandrone, che alterna lo sguardo collettivo a quello privato, mantenendo in entrambi i casi il desiderio etico di pronunciarsi a nome di un “corale umano”.
Anche La scimmia randagia, sebbene “interamente dedicato” alla nascita del figlio Arturo, è libro cosmogonico con il quale Maria Grazia Calandrone vince il Premio Pasolini Opera Prima]. Il medesimo intento “corale” si riscontra in Come per mezzo di una briglia ardente, variazione sul tema della “tremenda semplicità della morte” (materna) e ne La macchina responsabile, testo dove l’autrice si interroga sulla responsabilità individuale nelle stragi di massa, ovvero sulla natura e sulla distribuzione del male e sulla scelta che ogni essere umano è quotidianamente necessitato a compiere.
Nel 2010 pubblica Sulla bocca di tutti, opera vincitrice del Premio Napoli. Il volume esamina il punto di non-ritorno dell’Occidente, universalmente assunto nell’emblema del crollo delle Torri Gemelle, ancora a contrasto con la privata e gioiosa rifondazione del mondo avvenuta con la nascita della figlia Anna. Segue, sempre nel 2010, Atto di vita nascente, rielaborazione memoriale dell’amore nascente.
Il primo romanzo di Calandrone viene pubblicato nel 2011 per Luca Sossella: L’infinito mélo, una prosa onirico-visionaria che segue inconsciamente le tappe del Viaggio del sole notturno, testo iniziatico egizio, accompagnata da Vivavox, cd di sue letture dei propri testi, tra i quali compare Alla compassione di tutti, cronaca del suicidio della madre naturale, Lucia Galante. La tragica decisione della madre viene impiegata dall’autrice per dimostrare come pregiudizi e tabù possano arrivare a condannare a morte un’innocente. Senza rabbia e con lucidità estrema, Maria Grazia Calandrone interpreta il suicidio della propria madre come un omicidio sociale.
Nella quarta sezione de La vita chiara, dedicata all’Aria, la poetessa assume nelle proprie parole la lezione di levità di Fryderyk Chopin (“nulla sia noto di noi che il sorriso”) e il duro compito della sublimazione amorosa di Teresa d’Avila. Una seconda prosa, Salvare Caino, sul tema del superamento del trauma da narcisismo nella relazione d’amore, accostata a un dipinto di Antonio López García, verrà pubblicata nel 2014 da Donzelli Editore nell’antologia di racconti figurativi Nell’occhio di chi guarda.
Il progresso interiore, e dunque poetico, verso l’inno di gioia, continua con Serie fossile (rosa del Premio Viareggio[13] e premi Tassoni e Marazza), opera nella quale Maria Grazia Calandrone canta a voce spiegata l’amore assoluto, che diventa esperienza di “amore dirompente” e anticonvenzionale “per il creato”, condotta con toni lirici ed elegiaci, ma anche scientifici e farseschi – come osserva Aldo Nove nella sua recensione sul rotocalco Donna Moderna, mentre Daniela Attanasio su il manifesto scrive che “Il corpo descritto viene evocato, in una sorta di adorante preghiera pagana, come esemplare primigenio della specie, figura che incarna la completezza della natura femminile”.
Segue Gli Scomparsi – storie da Chi l’ha visto?, opera vincitrice del Premio Dessì, ispirata all’omonima trasmissione televisiva e interamente dedicata alle storie degli altri. «E proprio nella compassione (molte volte ribadita e nei contesti più differenti, quasi fosse una benigna ossessione), si svela una forte capacità di immedesimazione, mirabile ad esempio nella straziante suite sullo sterminio nei campi nazisti.» continua Nicola Bultrini su Il Tempo a proposito de Il bene morale, un libro dalla parte delle vittime, ma anche libro di gioia, sul gramsciano ottimismo della volontà. Nel 2019 Calandrone pubblica infatti Giardino della gioia, con Arnoldo Mondadori Editore.
Segue poi un “dittico” in prosa intorno alla figura della madre: nel 2021 pubblica il romanzo Splendi come vita (Ponte alle Grazie) dedicato alla madre adottiva Consolazione, semifinalista al Premio Strega 2021; l’anno dopo pubblica l’ideale prequel Dove non mi hai portata (Einaudi) dove ricostruisce tra realtà e romanzo la vita della madre naturale Lucia (originaria di Palata, e morta suicida nel Tevere col compagno, dopo averla abbandonata nel parco di Villa Borghese), finalista al Premio Strega 2023. Dal libro “Dove non mi hai portata” è tratto il podcast di Rai Radio 3 “Mia madre un caso di cronaca” 2023 con le musiche del compositore Fabrizio De Rossi Re.Il lavoro in prosa di Calandrone prosegue nel 2024 con Magnifico e tremendo stava l’amore (Einaudi), ricostruzione lirica di un omicidio divenuto un caso giudiziario destinato a fare giurisprudenza, il caso Cristallo.
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