Sui provvedimenti relativi alla scuola nella Legge di Bilancio 2025 è positivo il giudizio del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: una posizione, quindi, di tenore opposto a quella espressa dall’opposizione nei giorni passati, a partire dal Pd che ha parlato di “tagli alla scuola, all’università e alla cultura” che minano il “diritto all’istruzione”.
Secondo Valditara, invece, le cose non stanno così. Il Ministro ricorda che “sale di 256 cattedre l’organico aggiuntivo dei docenti di sostegno. Lo stanziamento inizialmente previsto dal Governo, grazie ad un emendamento alla legge di bilancio, è stato rivisto al rialzo di 25 milioni. Questo ci consentirà di incrementare i docenti a tempo indeterminato di 1.866 unità. È un segnale di grande attenzione di questo Governo nei confronti dei temi della disabilità e del precariato scolastico, pur in un contesto di scarsità di risorse dovuto, in particolare, alla voragine nei conti pubblici determinata dal bonus 110%”.
Inoltre, continua il numero uno del Mim, “si avvia a soluzione la problematica delle gite di istruzione i cui appalti saranno gestiti dagli Usr, esonerando in tal modo le scuole da tali gravose attività. Dopo la proroga concessa da Anac, abbiamo tenuto fede all’impegno di garantire lo svolgimento degli appalti scolastici rispettando i nuovi parametri introdotti dalla riforma Pnrr del codice dei contratti pubblici”.
Valditara reputa “importante anche l’intervento sul sostegno psicologico agli studenti grazie all’approvazione di un emendamento dell’opposizione che intende valorizzare il percorso già intrapreso dal Ministero con il protocollo d’intesa firmato il 19 marzo scorso con il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi. Il consenso che il Governo ha dato all’emendamento dell’opposizione su questo delicato tema va nella direzione di quel serio dialogo bipartisan che caratterizza una democrazia matura”.
Sul rinvio al 2026 del taglio di oltre 2 mila unità di personale Ata, Valditara ha detto che “in questo modo si avrà il tempo di fare una maggiore riflessione su questi organici, anche alla luce della procedura di infrazione che li riguarda”.
Il Ministro ricorda poi che “sono state incrementate di 15 milioni, infine, le risorse per la realizzazione dei campus della filiera tecnologico-professionale: ulteriore misura concreta nel segno della necessaria integrazione tra la scuola e l’impresa che costituisce uno dei tratti maggiormente qualificanti della riforma del ‘4 + 2’. Con queste misure, approvate grazie al proficuo contributo delle forze parlamentari, si rafforza l’impostazione di una legge di bilancio che dedicava già, attraverso le risorse aggiuntive individuate dal Governo, grande attenzione al sistema dell’istruzione: risorse grazie alle quali, nel prossimo anno, potranno essere assunte ulteriori iniziative a beneficio degli studenti e del personale scolastico”.
Oltre all’opposizione politica, pure i sindacati contestano l’ottimismo del Ministro sulla scuola.
L’Anief si lamenta, ad esempio, per “l’autorizzazione di appena 2 mila assunzioni su posti di sostegno rispetto a 119.284 posti in deroga già attivati. Si mettono quindi a serio rischio i progetti del Pnrr per la mancata conferma del personale amministrativo assunto nel novembre 2023 e poi licenziato. Inoltre, un terzo dei posti banditi con il primo concorso Pnrr per docenti ancora non è stato coperto con le nomine in ruolo che dovevano essere attuate entro lo scorso 13 dicembre”.
Il sindacato autonomo guarda anche al “Rapporto Svimez 2024, dedicato proprio all’Economia e la società del Mezzogiorno, con attenzione particolare alla denatalità agli spostamenti da Sud a Nord e alle conseguenze sul numero degli studenti iscritti a scuola. Il sindacato Anief ritiene che questi confermano gli errori compiuti negli ultimi decenni sulla scuola: ai bassi investimenti pubblici per l’istruzione, si è aggiunta una politica di sostanziale indifferenza rispetto ai bisogni e alle esigenze, anche di carattere sociale, come la riduzione del tasso demografico, che avrebbero meritato risposte importante anche sul piano normativo”.
“Il sindacato – sottolinea – non si spiega perché chi governa la scuola si riferisca continuamente alla didattica più personalizzata, a partire dagli alunni con bisogni speciali, e poi non si attivi per introdurre un maggiore numero di insegnanti e meno alunni per classe: tagliare gli organici, come è stato deciso con la prossima legge di bilancio non è minimamente coerente rispetto agli intenti“.
“Noi – continua il presidente nazionale Anief – come sindacato autonomo rappresentativo abbiamo chiesto di recente di riparare alla grave mancanza con l’attivazione dal primo gennaio 2025 di migliaia di contratti Ata per quell’organico aggiuntivo che rimane indispensabile per portare avanti i progetti Pnrr e le attività anti-dispersione. Come pure avrebbero effetti certamente positivi le stabilizzazioni di tutti i precari con oltre 36 mesi di servizio svolto, attraverso l’introduzione del doppio canale di reclutamento, ma anche l’assunzione in ruolo dei docenti idonei presenti ii tutte le graduatorie concorsuali per abbattere finalmente quel precariato che è alla base dalla mancata continuità didattica”.
“Certamente – conclude Pacifico – avrebbero avuto effetti positivi a lungo termine anche provvedimenti come la riduzione del numero di alunni per classe, il ritorno dei docenti in copresenza, a partire dalla scuola primaria, l’inizio della scuola a cinque anni anziché a sei, la nomina di insegnanti aggiuntivi nelle aree a rischio per alta presenza di alunni stranieri e elevati livelli di abbandono della scuola”.
Intanto, Adriano Rizza, segretario generale della Flc-Cgil Sicilia, si sofferma sul “piano di dimensionamento scolastico per l’anno 2025/2026, approvato dall’Assessorato regionale dell’istruzione”, sostenendo che è “inaccettabile la soppressione di ben 23 istituzioni scolastiche in tutta l’Isola: questa manovra è una resa di fronte ai problemi strutturali della scuola pubblica siciliana, camuffata da una presunta volontà di modernizzazione” e porterà ad una maggiore “dispersione scolastica accentuando le disuguaglianze sociali e territoriali”.
Secondo Rizza, “le aree interne e i comuni montani, che avrebbero bisogno di maggiori investimenti per garantire pari opportunità educative, sono invece costrette a subire l’ulteriore desertificazione dei servizi essenziali. Il piano, redatto in base a criteri discutibili come il numero degli alunni e la disponibilità di locali, ignora completamente il reale bisogno di investimenti strutturali, assunzioni di personale e risorse per contrastare l’emergenza educativa in Sicilia”.
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