Granarolo punta sul Latte Toscano: il Futuro della centrale di Latte Maremma a Grosseto

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GROSSETO. Se tutto andasse per il verso giusto, l’impianto della Latte Maremma di via Scansanese a Grosseto potrebbe diventare la centrale del latte di Granarolo che lavorerà e confezionerà “latte toscano”. Diventando l’alter ego della fiorentina Mukki Latte (gruppo Centrale del latte d’Italia), che già ha un proprio progetto integrato di filiera per valorizzare il latte della regione con le tre linee Mugello, Maremma e Toscano.

Gli indizi erano stati seminati già dal presidente di Granarolo spa, Gianpiero Calzolari, in occasione di una precedente intervista al Tirreno, quando aveva parlato genericamente di «interesse per il latte proveniente da tutta la Toscana». Il perché è presto detto: il prodotto conferito dalle 24 aziende agricole associate alla Latte Maremma è al massimo 350 quintali di latte al giorno, quando l’impianto grossetano potrebbe lavorarne fino a 500. Al netto di investimenti per potenziare la capacità di lavorazione che il gruppo Granarolo potrebbe decider di fare nel caso in cui si concretizzasse l’acquisto della centrale. Che l’obiettivo “latte toscano” possa essere nel mirino della multinazionale con base a Reggio Emilia, lo confermano gli incontri avuti nei giorni scorsi con le tre organizzazioni di categoria degli agricoltori. Sotto gli auspici di Legacoop agroalimentare Toscana, dal momento che la cooperativa Gran Latte, cui aderiscono più di 500 produttori (proprietaria di Granarolo, ndc), è associata a Legacoop. Incontri che hanno avuto lo scopo di condividere una strategia per allargare il perimetro delle aziende che conferiscono il proprio latte alla centrale grossetana. Ferma restando l’autonomia delle aziende se aderire o meno.

«Sin dall’inizio – conferma Milena Sanna, direttrice di Coldiretti Grosseto – abbiamo sostenuto la necessità di ampliare la platea delle aziende conferitrici oltre i confini della Maremma, perché riteniamo che per rimanere sul mercato la centrale di Grosseto debba lavorare quantità di latte adeguate. La Maremma, d’altra parte, è parte integrante della Toscana, e costituisce il polo produttivo più significativo della filiera del latte toscano». All’operazione potrebbero essere interessate cooperative di produttori della galassia di Coldiretti. Parole che trovano conferma in quelle, un po’ più sfumate in verità, del direttore di Confagricoltura Grosseto Paolo Rossi, associazione che rappresenta i maggiori conferitori di Latte Maremma: «L’interlocuzione con Granarolo è molto stretta – dice – e da parte loro c’è anche in prospettiva la disponibilità a far entrare nella cooperativa Gran Latte le aziende zootecniche, in modo da rafforzare la filiera. Confermo che c’è un interesse ad avere altri conferimenti per aumentare le quantità di latte e latticini a marchio Latte Maremma destinati agli scaffali. Da questo punto di vista non ci sono preclusioni nei confronti di aziende che vanno oltre la provincia di Grosseto».

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Oggi Granarolo, attraverso la controllata Maremma 1961 srl che ha preso in affitto per 5 anni il ramo d’azienda (impianto) e il marchio Latte Maremma, nell’impianto Grossetano lavora 120/130.000 quintali di latte all’anno. Nel caso in cui si aggiungessero altri conferitori agli attuali 24, potrebbe arrivare a 170/180.000 quintali/anno. Valorizzando i prodotti a marchio attraverso la propria estesissima rete commerciale italiana ed estera. «Granarolo è una realtà di prim’ordine dell’agroalimentare italiano ed europeo – spiega Claudio Capecchi, presidente di Cia Grosseto -. Il fatto che si sia data l’obiettivo di implementare i conferimenti di latte significa che ha intenzioni serie per il futuro, e questo non può che portare bene al territorio della Maremma. Noi, da parte nostra, abbiamo detto che condividiamo l’impostazione di valorizzare il marchio Latte Maremma in quanto latte toscano, perché questa terra è un valore aggiunto in termini di reputazione presso i consumatori. Cia Grosseto si è impegnata a parlare del progetto con 8-10 aziende associate che complessivamente sarebbero in grado di conferire circa 5mila quintali di latte al mese: più o meno 60mila quintali all’anno. Naturalmente spetterà poi alle aziende prendere le proprie decisioni in autonomia».

Mentre si prepara la strada a nuovi accordi con i produttori, su un terreno diverso si gioca la partita decisiva per il definitivo passaggio di mano dell’impianto Latte Maremma di via Scansanese. Un professionista individuato dalla Camera di Commercio di Grosseto, infatti, sta completando le perizie sul valore delle strutture e trattando con le banche creditrici la rinegoziazione del debito. Il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta, con il subentro definitivo di Granarolo nella proprietà e l’implementazione di un ambizioso piano di sviluppo. Se il marchio Latte Maremma rimarrà punto di riferimento per il mercato, piuttosto che un ipotetico “Latte toscano”, si vedrà solo a quel momento. Ad ogni modo sarà salva la filiera della zootecnia dal latte in questa provincia.

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