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La tradizione millenaria del lavoro a maglia diventa oggi un trend globale
Nasce come simbolo d’identità e come grammatica d’amore. La combinazione di punti, e gli intrecci fantasiosi del capo di maglieria irlandese, erano intimamente legati al clan di appartenenza.
Ogni famiglia delle Isole Aran, aveva un intreccio che la identificava, una sorta di firma tessile unica e inconfondibile, che raccontava storie, tradizioni e desideri.
Questi capi di maglieria non erano solo destinati a proteggere i pescatori dalle intemperie durante le lunghe giornate in mare, ma diventavano la carta d’identità utile a ad identificare i corpi sfigurati dal mare, che approdavano in spiaggia a seguito di un incidente.
In ogni matrimonio, il maglione diventava un simbolo di unione profonda: i punti della famiglia dello sposo si intrecciavano con quelli della sposa, dando vita a un nuovo schema. Questo intreccio rappresentava la loro storia condivisa e il futuro che li attendeva, un segno concreto d’amore e di continuità tra generazioni.
Una tecnica così antica e ricca di significato si afferma oggi come uno dei trend più popolari tra la GenZ.
Ma come è potuto succedere? Giuliano Marelli, ex docente al Politecnico di Milano, ed esperto di maglieria con oltre 50 anni di esperienza, ci spiega come il fascino della maglieria sia riuscita a superare le barriere del tempo e a parlare una lingua universale.
La rivoluzione dei Marelli
Negli anni ’70, la maglieria entra in crisi. Marelli ricorda che all’epoca il lavoro ai ferri e l’uncinetto erano considerati antiquati. Appannaggio esclusivo di un’estetica tradizionale, spesso monocromatica, le creazioni si concentravano su corredi e centrini bianchi o color crema. Marelli e il suo team si impegnarono per rinnovare l’immagine della maglieria, introducendo colori vivaci e nuove applicazioni.
“Era il periodo dei Figli e dei Fiori e noi abbiamo fatto l’Uncinetto colorato, quindi la tenda non era più bianca, era fucsia, era verde, una tovaglia, era arancione” racconta, “abbiamo completamente stravolto l’immagine dell’uncinetto in quel periodo.”
E ad oggi invece? Cioè com’è cambiata la concezione della maglieria?
“I giovani hanno riscoperto la bellezza della creatività fatta con le proprie mani. Le mamme di oggi non insegnano più a lavorare a maglia, perché è di un periodo storico che ha rifiutato questa tecnica” spiega Marelli, “ma i giovani possono imparare grazie a youtube e ai tutorial online. È una tradizione millenaria che si rinnova con strumenti moderni.”
Quali caratteristiche pensate che definiscano il gusto moderno? Cosa piace ai giovani?
“Le creazioni di oggi riflettono una grande libertà stilistica. Per la maglieria si vedono anche capi strutturati e di grande impatto. Abbiamo presentato capi con linee trapezoidali, rombi e costruzioni innovative,” racconta Marelli, “dimostrando che la maglieria può essere sofisticata e moderna.”
”Ai giovani piacciono soprattutto le cose facili, molto veloci, molto creative, soprattutto accessori. Basti pensare alla popolarità dei cappelli, il successo delle borse. Veloce e molto facile”.
Ecco spiegato il successo della rubrica Maglia Facilissima, una rubrica Facebook di 230-250 schede A4 di modelli che possono essere realizzati senza difficoltà di costruzione.
Maglieria e pregiudizi
Un aspetto interessante è il crescente interesse degli uomini verso questa tecnica, erroneamente pensata solo per le donne. Marelli racconta di aver insegnato a uomini medici, psicologi e persino musicisti, ma il pregiudizio di genere ancora persiste.
“Ricordo, nelle mie esperienze di questi cinquant’anni di lavoro, che in pubblico lavoravo a maglia, e vedevo i risolini dei signori mariti, che mi guardavano con scherno e io dicevo loro, ma scusa, vuoi imparare anche tu? No, no, no! Per l’amor di Dio! E poi dico, ma non mangio mica nessuno! Un sarto cosa fa? E un cuoco cosa fa? Perché la maglia è concepita come una svirilizzazione? Cioè lo trovo stupido, lo trovo fuori luogo.”
Ingiusto è anche definirlo “un lavoro da vecchio”. Quando si parla di maglia si associa quest’attività alla nonna che lavora seduta sulla poltrona, limitando l’apprezzamento per un’arte creativa e terapeutica.
Da qui l’idea dello storico punto vendita in Viale San Gimignano, il “Centro della Lana”, così come dello studio Marelli, di coinvolgere anche i più giovani, organizzando corsi di lavoro a maglia per uomini, donne e bambini di qualunque età.
La missione del Centro della Lana
Fondato a MIlano nel 2015 da Laura Cappelletti, dopo la chiusura di un noto negozio di filati in Via Solari, il Centro della Lana è il frutto di coraggio, determinazione e passione. Laura ha trasformato una tradizione consolidata in un’attività moderna, mantenendo il marchio storico e ampliando l’offerta con un approccio innovativo.
Il legame tra Marelli e il Centro della Lana si radica in una visione condivisa: la passione per la maglieria come arte universale.
Fino agli anni ’70, l’economia domestica era una materia fondamentale nelle scuole medie, concepita per preparare le giovani donne a ruoli tradizionali di madri e casalinghe. Con l’emancipazione femminile e l’introduzione dell’educazione tecnica, si è cercato di promuovere una maggiore parità di genere. Questo cambiamento, però, ha comportato anche la perdita di competenze pratiche essenziali, come la gestione della casa e le abilità manali, che rimangono tutt’oggi cruciali per l’autonomia quotidiana.
Il Centro della Lana promuove l’idea che l’insegnamento della manualità, e in particolare del lavoro a maglia, debba essere reintrodotto nelle scuole per entrambi i sessi. In molti paesi del Nord Europa, l’economia domestica non è mai scomparsa dalle scuole obbligatorie, ed è insegnata sia a ragazze che a ragazzi.
Il ritorno del lavoro a maglia nelle scuole diventa una necessità, non solo per preservare una tradizione, ma per formare una nuova generazione in grado di affrontare la vita quotidiana con maggiore autonomia e consapevolezza, superando finalmente i pregiudizi di genere e restituendo al lavoro a maglia la sua giusta dignità.
La GenZ riscopre il “Fatto a Mano”
La tradizione millenaria del lavoro a maglia, simbolo di identità e connessione generazionale, sta vivendo oggi una nuova vita, grazie a un rinnovato interesse, soprattutto tra i giovani della GenZ. Non solo come pratica creativa, ma come parte di un movimento globale che riscopre l’importanza del “fatto a mano”, spesso spinto dalla ricerca di autenticità e sostenibilità, nettamente distante dal fast fashion.
Ci racconta Marelli: “insegno a studenti che vanno dai 14 anni fino agli 88”.
Oggi la GenZ è più predisposta a esplorare tecniche manuali che una volta erano viste come obsolete, grazie anche alla crescente disponibilità di risorse e tutorial online. La maglieria sta tornando ad essere una forma di espressione che sa parlare a tutti.
La visione di Laura Cappelletti e Giuliano Marelli non è solo quella di insegnare una tecnica, ma di trasmettere un messaggio di creatività senza limiti, accessibile a chiunque voglia imparare, senza barriere di età o di genere.
Foto: Pinterest, stitchfashion, Facebook, ispirando, centro della lana.
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