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L’intelligenza artificiale è una opportunità oppure una nuova schiavitù? Il segreto è governarla e non subirla. Poi un servizio sulle vie del vino, che passano per la chimica, infine il presidente del Coni, Malagò, che ambisce al quarto mandato.
Vivere senz’acqua
Come si vive senz’acqua, o con l’acqua ridotta al minimo? Succede in Basilicata da mesi, eppure sembra che a nessuno interessi, eccetto i lucani.
Non interessa al governo, preso con le sue battaglie contro i magistrati, contro i migranti e gli scafisti sul globo terraqueo. Non interessa nemmeno ai deputati e senatori eletti in questa regione giù al sud.
Per i 140mila abitanti della provincia di Potenza i razionamenti dell’acqua proveniente dalla diga del Camastra, sono cominciati a settembre, prima una volta a settimana, poi tre volte, fino a vivere 12 ore senza acqua tutti i giorni, dalle 18 alle 6 del mattino. Nelle famiglie è aumentata la spesa dell’acqua in bottiglia che viene usata anche per cucinare. Fare le scorte di acqua è diventata la priorità quotidiana, così come centellinarla: quella usata viene usata per scaricare il water e per lavarsi, l’acqua raccolta, va riscaldata ne pentoloni, come mostra la signora Berillo alle telecamere di Report. “E’ il nostro piccolo medioevo” racconta sconsolata, mostrando tutte le bacinelle che usano per lavarsi. Qualche famiglia ha segnalato che non sempre si riesce ad usare l’acqua dai rubinetti, quando arriva: a volte scende un’acqua non limpida, addirittura giallognola, come se fosse una sedimentazione di sabbia sul fondo delle bacinelle.
La situazione diventa ancora più ingestibile per chi ha delle disabilità, o delle ferite da pulire ogni giorno: niente acqua, niente pulizia delle ferite da parte dell’infermiere. Solo sabato l’acqua viene erogata fino alle 23, ma per il resto della settimana le ricadute sul lavoro sono enormi, per i commercianti: “quando staccano l’acqua siamo costretti a chiudere” spiega il signor Antonello Mecca proprietario di un piccolo negozio di alimentari, perché i macchinari alimentati ad acqua (come quello per lo yogurt) non funzionano. Poi ci sono i problemi con i bagni.
Come si è arrivati a questa situazione? Certo, la scarsità delle precipitazione, ma dietro c’è anche una diga, quella di Camastra, che dovrebbe garantire l’afflusso di acqua per tramite della rete idrica, in gestione da Acquedotto Lucano. Si tratta del gestore idrico che fornisce acqua ai 29 comuni nella provincia di Potenza.
La diga non sta funzionando e il gestore si è affidato alle piogge: “sono anni che la diga viene fatta lavorare non alla sua capacità.. per anni questo problema non c’è stato perché ci sono state piogge sufficienti per alimentare il bacino. Poi se ci sono stati errori di programmazione non dipende da Acquedotto Lucano..” commenta l’AD del gestore Alfonso Andretta.
E quando il livello dell’acqua nel bacino della diga superava il limite quest’acqua veniva sversata anche se, nel 2024, per quanto ne sa il gestore, di sversamenti non ce ne sono stati.
Acque del sud (nuovo gestore delle opere idriche in Basilicata, che ha preso il posto del vecchio ente liquidato Eipli) è una partecipata del ministero dell’economia le cui azioni possono essere trasferite a soggetti privati: il presidente è stato l’ultimo commissario liquidatore dell’ente irrigazione (Eipli), nominato dal ministro Lollobrigida nel 2022.
La giornalista di Report ha chiesto conto della situazione in provincia di Potenza al presidente di questo ente, Luigi Decollanz: “da ex commissario e da neo presidente, si sente delle responsabilità sul fatto che oggi la diga è senz’acqua e in quelle condizioni con tutti gli interventi da fare ..”
La risposta del presidente: “prima che arrivassi io nessuno pagava l’acqua a Leipli.. il ministro Lollobrigida con me è stato chiaro, vai e risolti il problema”.
Ma quanto tempo ci vorrà per risolvere il problema, ancora presente? “Realisticamente direi due anni” la risposta del presidente..
A proposito delle opere non ancora realizzate sulla diga di Camastra, come mostrano ad esempio il livello dei fanghi, come mai in questi due anni non sono stati rimossi? “Avevamo bisogno di una provvista finanziaria per far partire i lavori, ora l’abbiamo trovata, 32 ml di euro. Ora dovremmo prelevarli [i fanghi] e depositarli in una discarica per questo tipo di rifiuti, una operazione titanica.”
Ora che la diga è vuota, dovremmo approfittarne per portar via questi fanghi.
La scheda del servizio: LA DIGA DELLA VERGOGNA
di Antonella Cignarale
Collaborazione Enrica Riera
La Basilicata è una regione ricca di sorgenti, ma in 29 comuni della provincia di Potenza si vive da mesi con l’acqua razionata. La diga da cui si attinge la maggior parte della risorsa idrica è a secco e le piogge utili a rifornirla si sono fatte attendere per mesi. Costruita negli anni ‘60, la diga del Camastra non è stata collaudata, quasi dimenticata per le opere di manutenzione di cui era responsabile un ente soppresso e posto in liquidazione da anni. A causa dei ritardi negli interventi di messa in sicurezza dell’invaso, la Direzione dighe del Ministero delle Infrastrutture ha imposto una riduzione dell’acqua accumulabile al suo interno. Per questo motivo, da 5 anni, nei periodi in cui le piogge sono abbondanti, l’acqua accumulata all’interno della diga se supera il limite imposto dev’essere rilasciata. Nonostante il territorio di Potenza sia ricco di acqua, registra anche un record nazionale per le perdite lungo le condutture di distribuzione. E intanto per sopperire all’emergenza idrica si è ricorsi alla captazione del fiume Basento, il più lungo della regione, ma la scelta è osteggiata dalla popolazione lucana a causa dell’inquinamento registrato nel suo passato.
La sfida dell’intelligenza artificiale
Che futuro avremo con l’intelligenza artificiale? Ormai è chiaro a tutti che questa nuova tecnologia costituirà una vera rivoluzione nelle vostre vite e come tale va pensata e governata. Le rivoluzioni di prima hanno liberato una parte dell’umanità dal vendere solo la propria forza animale, le altre hanno portato i nostri occhi e la nostra voce sempre più lontano, i nostri sensi cominciarono ad espandersi, questa nuova rivoluzione estende le nostre menti.
Come nella medicina: l’intelligenza artificiale consente di analizzare una quantità enorme di parametri quantitativi nascoste nelle immagini e aiuta i medici nella loro decisione terapeutica.
L’AI consente di fare calcoli inimmaginabili per gli umani: Leonardo, il supercomputer ospitato alla Cineca, consente di fare 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo, questa potenza è usata per l’analisi dei nuovi farmaci, per capire come interagiscono con le proteine, modulandone la propria attività biologica. L’umano comanda queste operazioni, l’intelligenza artificiale da sola non ne sarebbe capace.
Ma insieme permettono di creare nuove realtà, come il gemello digitale di Zurigo: con questo modello si simulano gli impatti di nuovi progetti prima di muovere le ruspe e calare il cemento, capire prima l’impatto delle ombre dei nuovo grattacieli, l’impatto sul traffico, capire prima quale potrebbe essere il fabbisogno energetico.
Fabbriche dove i macchinari dialogano con gli operai per produrre i nuovi prodotti, dove nessuno si fa male.
Tutto questo succede ora: Report con Michele Buono è andata al competence center del Politecnico di Milano, dentro una nuova fabbrica 4.0, ovvero la quarta rivoluzione industriale, la digitalizzazione della manifattura, dove i processi industriali che producono dati diventano la premessa per accogliere l’AI. Ovvero aziende dove i robot collaborano con gli addetti alle macchine, suggerendogli le operazioni che deve fare.
L’intelligenza artificiale sta arrivando anche nelle mani di noi persone comuni: riesce a completare le frasi per noi, le parole diventano numeri – racconta il giornalista nell’anteprima del servizio – le frasi sequenze numeriche e il modello può cercare analogie tra una lingua e l’altra, per effettuare delle traduzioni in tempo reale.
“Nel giro di pochi giorni, seguendo queste traduzioni, mi sono ritrovato a viaggiare in Africa” continua Michele Buono: è l’esperienza fatta a Kigali, nel convento dei salesiani. Qui l’AI verrà usata per i corsi di formazione per gli insegnanti di dieci scuole, in collaborazione con la ONG Profuturo.
Le potenzialità dell’AI per migliorare le nostre vite sono enormi: Michele Buono ha raccolto la testimonianza di Matteo Villa, che lavora al controllo qualità della Sacmi un’azienda che si occupa di produzione di macchine e impianti per l’industria della ceramica. Qui usano l’intelligenza artificiale per aumentare e migliorare i controlli sulla qualità dei pezzi. L’intelligenza artificiale è in grado di individuare delle anomalie all’interno del materiale che sarebbero invisibili ad occhio nudo. Se il materiale non è perfetto, nella produzione delle bottiglie ad esempio, il prodotto finale quando si gonfia esplode: il sistema è in grado di controllare tutte le bottiglie e scartare quelle con difetti, ad una velocità che per un umanodove sarebbe impossibile raggiungere (e anche andando a controllare i pezzi a campione).
Come è cambiata l’organizzazione dell’azienda? Abbiamo più gente al lavoro – spiega Paolo Mongardi presidente della Sacmi – più gente che lavora con le tecnologie abilitanti piuttosto che con le mani. Persone che lavorano con l’intelligenza artificiale per il suo addestramento, per aggiornare l’interfaccia del BOT, che da a sua volta assistenza agli operatori, sviluppano algoritmi di AI per l’individuazione dei difetti. Lavori qualificati, che non possono essere (al momento) sostituiti dalla macchina e che prevedono anche salari adeguati. Il fatturato è aumentato ogni anno fino ad arrivare nel 2023 a 2 miliardi, quindi maggiore produttività e questo ha permesso loro di fare dei passi avanti – aggiunge il direttore generale Mauro Fenzi – “per poter aggredire dei mercati dove prima non eravamo presenti, con una efficienza sicuramente maggiore”.
Dall’Italia alla Germania, dove ha la sede la FEES Gmbh: Ebherard Fritz è responsabile del controllo qualità dei materiali, ancora una volta è l’intelligenza artificiale ad aiutare le persone nell’andare a riciclare i materiali di scarto dall’industria edile che arrivano alla discarica.
Dai cantieri arrivano materiali poi ammucchiati, nemmeno si conosce la loro provenienza – racconta a Report: un giorno hanno incontrato Optos Ai, una startup di Tubinga, che parla loro di intelligenza artificiale e di un metodo per riconoscere immediatamente i materiali.
Alla FEES non hanno dubbi: quanto più si conosce dei materiali tanto meglio può essere riciclato e riutilizzato. I camion che arrivano alla discarica sono monitorati da una fotocamera che controlla il contenuto, il sistema di AI di OptoCycle è stato allenato a riconoscere i pezzi e a valutarne la grandezza, se ci sono corpi estranei e impurità, con un grado di precisione molto elevato. Quali vantaggi ha portato per l’azienda questo sistema? “Siamo più veloci nel riconoscimento degli scarti e possiamo produrre del materiale riciclato migliore ”.
Di fatto, ogni camion che arriva consente all’algoritmo di continuare ad imparare e di inviare indicazioni sempre più precise al cantiere su come smistare il materiale. Si riesce dunque a riciclare sempre di più – aggiunge il responsabile qualità della FEES, “il nostro obiettivo è arrivare ad un riciclo del 95%”.
Torniamo in Italia all’Istituto Tecnico Guglielmo Marconi di Bergamo: il preside ha lanciato una sfid, inserire un nuovo allievo in una classe, “un tipo un po’ testone che non sa nulla di nulla, ve lo affido, insegnategli la Divina Comedia”.
Il nuovo allievo è un totem equipaggiato con l’intelligenza artificiale: i ragazzi hanno raccolto la sfida iniziando ad inserire i dati. Cominciando da tre frasi di training, per esempio sui principali personaggi sono presenti nel canto I del Paradiso.
Per verificare la preparazione degli studenti la professoressa ha interrogato anche il totem, che è stato capace di rispondere alle domande basilari.
Successivamente gli studenti hanno analizzato la parte retorica sui singoli canti trasformandola in domande e risposte: ad es, cosa succede quando i due viaggiatori incontrano Catone? Catone scambiò Dante e Virgilio come due dannati scappati dall’inferno.. Man mano che i ragazzi inseriscono nuovi dati, il totem diventa sempre più capace di dare risposte complesse.
Risultato di questo lavoro? I ragazzi hanno studiato bene Dante, senza accorgersene più di tanto, ciascuno ha dato il meglio di sé.
Introdurre in un’aula l’AI ha ribaltato i ruoli nella scuola: i ragazzi hanno chiesto poi alla docente di insegnare al totem l’opera di Alessandro Manzoni.
Cosa è successo? “L’insegnante non è più creatore di contenuti, ma deve sviluppare delle esperienze di apprendimento in cui lo studente deve far apprendere al sistema di intelligenza artificiale, quello che avrebbe appreso lui” – commenta il preside dell’ITIS.
Tutti hanno un ruolo attivo, dall’insegnante coordinatore della ricerca e non più vigile urbano che rileva infrazioni, allo studente: “spero che l’insegnante del futuro sia più un allenatore che un giudice”, che impara assieme alla sua squadra a guardare lontano.
C’è poi il campo medico: Report racconterà di come l’AI viene usata nel policlinico Gemelli per supportare il lavoro dei medici. Qui informatici, matematici, fisici lavorano insieme ai medici per elaborare i dati raccolti dal policlinico, storie cliniche, date di ricovero, analisi per tutti i pazienti, dall’unita di Data scientist. Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale sono in grado di predire la degenza dei pazienti, tutto questo consente una programmazione dell’assistenza in modo più efficiente.
Un altro data scientist analizza i dati provenienti dal reparto malattie infettive: lo scienziato dei dati lavora assieme ad infettivologo per identificare delle ricorrenze statistiche per prevedere in base alle premesse cliniche come potrebbe evolvere il quadro clinico di un paziente. Per esempio se arriva un paziente con febbre e un alto valore di globuli bianchi, qual è la probabilità che abbia un batterio nel sangue?
La scheda del servizio: LA GRANDE TRASFORMAZIONE
di Michele Buono
Collaborazione Stefano Lamorgese, Filippo Proietti, Silvia Scognamiglio
L’intelligenza artificiale è diventata accessibile non solo alle grandi aziende tecnologiche, ma anche alle persone comuni. Promette e sta dimostrando di accelerare la produttività industriale creando quindi una maggiore produzione di valore e sta contribuendo a progressi significativi nella sanità e nella ricerca scientifica. Che cosa occorre perché questa trasformazione diventi una opportunità sociale ed economica? Mostreremo vari casi di studio e noi stessi diventeremo caso di studio: porteremo in Africa un ecografo che, grazie all’intelligenza artificiale con cui è equipaggiato, abilita anche persone non esperte a effettuare ecografie i cui file possono essere inviati in telemedicina ai centri medici. Un test in condizioni estreme per provare gli effetti abilitanti dell’intelligenza artificiale
La chimica nel vino
Si torna a parlare di vino (dopo l’inchiesta dello scorso febbraio, Il nemico in casa) e delle aziende che producono un vino usando la chimica per dare al prodotto imbottigliato un colore e un sapore che vanno incontro ai gusti delle persone.
Come già detto, non tutti i viticoltori e le aziende che producono vino si comportano così, ma è bene che le mele marce, non poche, siano fermate per non danneggiare un’intera categoria.
Report questa sera racconterà della Cantine Borghi, tra i più grandi commercianti di vino in Toscana che fornisce le più famose cantine. Tra i fornitori di Cantine Borghi c’è l’azienda Vinicola San Nazaro a Mantova: come producono il vino in questa azienda? Per i clienti l’azienda svolge lavori di concentrazione di mosti e vini, desolforazione, rettifica, filtraggio e stabilizzazione.
“Lavoriamo tanto con i filtri” racconta al giornalista di Report la responsabile della produzione, “perché tutto il prodotto viene lavorato in mille modi”.
Mettono a disposizione un catalogo da cui partire per costruire il vino desiderato: un bianco di 11 gradi, base bianca, base trebbiano, ma “c’è comunque del frutto”, che può essere usato per tagliare altri vini – racconta la responsabile dell’azienda.
Si può scegliere la gradazione, se si vuole 11 o 12 gradi – aggiunge: questo vino si potrebbe prendere come base per sistemare i vini come si preferisce.
La responsabile mostra anche un vino rosso, “otto punti di colore, base sangiovese,può arrivare fino a quattordici, sempre vino da taglio per fare massa insomma”.
Si tratta di vino acquistato dai commercianti per fare masse di vino con le stesse caratteristiche di sapore, gradazione e intensità di colore. Come un prodotto di serie fatto in fabbrica.
Per colorare il vino si usa un prodotto particolare:un rossissimo che è meglio non assaggiare perché è molto tannico, che è quaranta punti di colore, “vi faccio un esempio, si tinge il bianco per farlo diventare rosso, ovviamente se ci metto bianco in abbondanza, ottieni un rosato.. ovviamente anche qui ci sono delle tendenze quindi ogni due o tre anni cambiano anche quelle che sono le richieste”.
Ogni anno Cantine Borghi compra decine di migliaia di euro di prodotti da Vinicola San Nazaro: una volta ottenute le caratteristiche richieste dai clienti, Borghi mette il vino nelle autocisterne e lo invia. Nel 2023 Cantine Borghi vende 420mila euro di vino Toscano alla società agricola Citai che gestisce la tenuta San Guido a Bolgheri, i produttori di uno dei vini più famosi al mondo, il Sassicaia.
Ma come si fa a far risultare Toscano un vino che proviene invece da fuori regione? Lo spiega, in forma anonima una imprenditrice del Chianti: queste aziende comprano il vino da altre regioni, Puglia, Sicilia, mettono sul certificato Chianti e dunque diventa Chianti. Il meccanismo spiegata da questa produttrice che vende vino ai commercianti Toscani, si basa sul “massimale di produzione per ettaro” stabilito dal disciplinare: “in base agli ettari di vigna che hai si stabiliscono dei controlli e ti dicono questa vigna può produrre fino a mille quintali e se tu non ce la fai ad arrivare a mille perché c’è stata poca pioggia o per qualsiasi motivo di malattia e ne produci solo 800, quei 200 per arrivare a mille diventano carta”.
Ovvero arriva un camion vuoto all’azienda e ritorna poi al commerciante del vino vuoto, ma il camion viaggia con una carta che dice che ci sarebbe il vino (Toscano) dentro. Il documento coi finti quantitativi consente al commerciante di mascherare la provenienza del vino da altre regioni. Si può acquistare vino da tavola da altre regioni a basso prezzo, ma anche del vino schifoso, “perché tanto lo rilavorano” e poi mettono su questo vino l’etichetta del Chianti, lo fanno passare come 200 ettolitri di Chianti.
Questa imprenditrice ha ammesso di aver venduto con il meccanismo della “carta” del vino a Borghi: è un meccanismo diffuso in regione, ha deciso di raccontarlo ora a Report “perché sarebbe ora di farla finita”.
Eppure il Chianti e il Chianti classico dovrebbero essere prodotti da uve provenienti da una zona specifica in Toscana, ma stando alle fatture, Cantine Borghi compra nel 2020 vini non toscani per 3,5 ml di euro, il 25% del totale. I documenti, le bolle di accompagnamento per le altre aziende a cui vende, come la Ruffino, parlano di Chianti classico e Chianti Docg.
Tra i clienti anche la cantina di Cecchi, presidente del consorzio Vino Toscana IGT: dovrebbero produrre solo vini toscani e umbri. Cosa hanno comprato da Cantine Borghi per produrre il loro vino? “Non lo so” risponde il presidente Cecchi “bisogna andare in azienda e vedere cosa vende.. Se Borghi vende il Chianti io posso usare solo il Chianti, ma non è la mia azienda .. è una prassi comune, se poi dai documenti che lei ha risulta che Borghi vende qualcosa che non è corretto, bisogna chiederlo a Borghi”
Alla Cantina Sociale dei Colli Fiorentini arrivano le uve dei soci: qui si produce il vino del Chianti, il 20% è imbottigliato da loro e il restante ad altri imbottigliatori della Toscana o fuori della regione, coi loro marchi. I clienti sono importanti, Ruffino, Sensi, Piccini, grandi produttori di Chianti: sulle bottiglie del marchio Ruffino c’è scritto quasi sempre “imbottigliato da”, raramente è scritto “imbottigliato all’origine da..”: la differenza è sostanziale, solo nel secondo caso la cantina ha prodotto veramente il vino dalla vigna fino alla bottiglia.
Che garanzia da il fatto che un imbottigliatore sia anche produttore? Un imbottigliatore può andare sul mercato – spiega Ritano Baragli presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini – “e trovare un venditore con lo stesso vino uguale al mio e però io glielo vendo a cento, l’altro glielo vende ad ottanta”.
La scheda del servizio: TOP OF THE WINES
di Emanuele Bellano
Collaborazione Raffaella Notariale, Madi Ferrucci
La Toscana è l’area d’Italia da cui provengono alcuni dei vini più famosi: Bolgheri, Chianti Classico, Supertuscan. Sono marchi che hanno conquistato il mondo e arrivano a costare diverse migliaia di euro a bottiglia. Chi decide di spendere così tanto per un vino, sa che sta comprando un prodotto esclusivo, la cui produzione pregiata è resa unica dalle caratteristiche irripetibili del terreno, del clima e dell’esposizione dei vigneti dove crescono le uve e dalla sapienza decennale di chi seleziona i grappoli migliori e li fa diventare vino. Questo è quanto trasmettono ai consumatori la pubblicità, le schede tecniche e le etichette dei vini più blasonati. Grazie a una serie di documenti esclusivi, Report svela una realtà ben diversa da quella raccontata da cantine ed enologi. Alcuni nomi del vino toscano acquistano ogni anno enormi partite da commercianti di vino che, a loro volta, acquistano vino sfuso attraverso mediatori e grossisti. Il vino viene migliorato con correttivi che vanno a incidere su colore, gradazione e sapore e poi venduto ai grandissimi marchi che, così, riescono a garantirsi la materia prima per produrre il numero di bottiglie che il mercato richiede loro. Si tratterebbe di vino che, a volte, proviene anche da fuori regione e che poi, con l’aiuto di carte e documenti ad hoc, come rivelano alcuni testimoni, verrebbe trasformato in vino toscano, Chianti o Chianti Classico.
Il quarto mandato di Malagò
Entro gennaio si dovrebbe sapere se Malagò otterà o meno il quarto mandato alla presidenza del Coni. Al momento, l’interessato si dice fatalista..
La scheda del servizio: LA POLTRONA DI MALAGÒ
di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemiale
Il futuro di Giovanni Malagò ormai è diventato un tormentone: il n.1 dello sport italiano, arrivato al termine del terzo mandato previsto dalla legge, a giugno 2025 dovrà lasciare il Comitato olimpico, ma da mesi sta cercando di ottenere una deroga dalla politica. Ma come ha gestito negli ultimi 12 anni il Coni, un ente pubblico? Attraverso storie e testimonianze inedite, Report racconta come Malagò ha costruito il suo sistema di potere e di consenso, attraverso una fitta rete di rapporti personali che si intrecciano con quelli istituzionali, sfiorando spesso il conflitto di interesse. L’inchiesta proverà a rispondere alla domanda che tutti, compreso il governo Meloni, si pongono in questi giorni: merita davvero la riconferma alla guida dello sport italiano?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull’account Twitter della trasmissione.
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