Il problema dell’emigrazione sanitaria è complesso e chiama in causa tanti fattori, non ultimo il fatto che non si riesca a comunicare correttemente la qualità dei servizi presenti in regione e che sono in grado di assicurare le dovute cure ai pazienti lucani. Altro fattore negativo è che ,in questa comunicaizone, i medici di medicina generale non vengono attivamente coinvolti, aprendo loro la possibilità di conoscere da vicino il lavoro dei reparti, fino a farne dei testimoni obiettivi della bontà del servizio offerto. Si suggerisce l’introduzione di “Open Day” per i vari Dipartimenti, un modo concreto per far capire che è interese comune remare nella stessa direzione. Partiamo da questo assunto per cercare , con l’aiuto degli stessi operatori, di offrire una fotografia delle cose che più funzionano in Basilicata. Si può capire che per interventi di una grande complessità, dove si rischia la vita, gli ammalati possano essere indotti ad andare fuori, ma è assurdo che si vada altrove per cose che qui vengono fatte benissimo. Semplicemente consultando il Piano Nazionale Esiti, redatto da AGENAS e incentrato su volumi SI PUO’ CAPIRE IL GRADO DI AFFIDAMENTO CHE LE DIVERSE STRUTTURE LUCANE OFFRONO.
In particolare, nel settore cardiocircolatorio l’AOR San Carlo fa registrare i volumi più alti per gli indicatori utilizzati rispetto a tutte le strutture ospedaliere delle regioni meridionali. Parallelamente, anche gli esiti delle prestazioni interventistiche eseguite si posizionano in una fascia di valutazione molto alta; la mortalità a 30 giorni risulta nettamente inferiore alla media nazionale sia per il bypass aortocoronarico, per il quale risulta inferiore a un terzo rispetto al valore italiano, sia per l’infarto miocardico acuto trattato in ambito emodinamico. Anche estendendo il confronto all’intero territorio nazionale l’AOR si posiziona nella fascia alta in termini di qualità delle prestazioni, in alcuni casi meno performante di alcune Aziende universitarie del centro nord, segno evidente dell’importanza della sinergia tra i mondi della ricerca e dell’assistenza ospedaliera.
Ottimi risultati si rilevano anche nell’ambito della chirurgia generale con i reparti degli ospedali aziendali ai primi posti in termini di approccio laparoscopico, evidentemente meno invasivo, e in termini di assenza di complicanze post-intervento. Il PNE restituisce, in verità, alcuni margini di possibile miglioramento nel settore della chirurgia oncologica, non tanto in termini di esiti, quanto in ragione dei volumi di attività. Per tale aspetto, già monitorato negli ultimi anni, l’AOR ha individuato quale soluzione organizzativa indispensabile la separazione tra i percorsi chirurgici di urgenza e di elezione, essenziale per la adeguata presa in carico ed assistenza interventistica su pazienti oncologici; tale differenziazione consentirà anche una migliore programmazione dell’utilizzo per robot chirurgico in sala operatoria per le patologie tumorali.
Tematica di particolare interesse è quella che emerge dal Piano in riferimento al settore muscolo scheletrico, che fa registrare in tutta Italia una emorragia di casi trattati in elezione dal sistema pubblico a quello privato, in ragione senza dubbio della libertà di quest’ultimo -rispetto al primo- dalla gestione della traumatologia e dell’emergenza-urgenza. Anche su tale aspetto, in un contesto quale quello descritto, è confortante la performance dell’AOR sia per i contenuti tempi di attesa per la protesica, sia per gli esiti in ragione della minore necessità di revisione delle protesi d’anca e ginocchio a due anni dall’intervento principale. Anche in tale ambito, peraltro, l’AOR ha attivato nel 2024 -nonostante la difficoltà nazionale di reclutamento di ortopedici- un percorso di ampliamento di tipologia e volumi di interventi effettuata con il coinvolgimento di specialisti degli specialisti ortopedici In progetti innovativi e sperimentali.
Anche il settore respiratorio, presente in più ospedali dell’AOR, quest’ultima si posiziona tra gli ospedali contraddistinti da volumi elevati e da esiti rassicuranti in termini di mortalità a 30 giorni in presenza di BPCO riacutizzata.
In ambito perinatale tutti i punti nascita aziendali si posizionano su standard di esito elevati nel panorama del Mezzogiorno e in linea con la media italiana, pur con incidenza di parti cesarei ancora in alcuni casi eccessiva. Elemento di criticità è, tuttavia, rappresentato dalla progressiva riduzione dei volumi connessa al noto fenomeno della denatalità
Unico ambito che necessita di un approfondimento e di interventi immediati è senza dubbio quello del percorso dell’ictus, contraddistinto da mortalità più elevata rispetto a quella nazionale. In tal senso l’AOR ha già attivato un audit interno finalizzato ad individuare le cause del valore degli indicatori; tale audit dovrà evidentemente non limitarsi soltanto alla fase di trattamento ospedaliero, ma estendersi anche a quella a monte correlata ai tempi di accesso ai pronto soccorso garantiti dalla rete regionale di emergenza/urgenza, nonché alla gestione post-acuzie del paziente dimesso a seguito di ictus.
Gli incoraggianti risultati dell’AOR San Carlo sono stati ulteriormente confermati anche dall’analisi della stessa AGENAS sulle performance aziendali. Tale analisi ha infatti restituito un’Azienda particolarmente performante nel cluster di appartenenza in relazione all’accessibilità alle cure da parte dei pazienti, con punte di particolare eccellenza in termini di tempi di attesa per la protesi d’anca e per l’intervento di chirurgia senologica su patologie tumorali. Rocco Rosa
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