“Povertà abitativa sempre più allarmante”

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È emergenza casa in Friuli Venezia Giulia. Sul tema interviene anche la Cisl Fvg che sostiene come il problema “sia ancor più amplificato se rapportato alle fasce di popolazione più deboli, spesso in attesa di tempi biblici per l’assegnazione di un alloggio, o costretti a indebitarsi per poter usufruire e mantenere un tetto sopra la testa”.

La situazione

Assieme al sindacato degli inquilini Sicet, la segretaria della Cisl Fvg, Renata Della Ricca scatta una fotografia della situazione. “Purtroppo – spiega la segretaria – dobbiamo parlare di povertà abitativa, con ricadute sociali davvero preoccupanti: abbiamo a che fare con situazioni che portano a forme estreme di segregazione socioeconomica, con ripercussioni sulle opportunità e sulla stabilità lavorativa e scolastica, fino ai casi più gravi di sfratto e perdita della casa. Oggi non sono casi isolati quelli di chi non riesce a pagare il mutuo e le spese condominiali e si vede vendere la casa all’asta. Per le famiglie con bambini, l’inadeguatezza dell’alloggio e la mancanza di una casa possono portare all’allontanamento temporaneo dei minori. La precarietà abitativa mette a rischio l’iscrizione all’anagrafe comunale, prerequisito per l’accesso a molti servizi sociali, causando fenomeni negativi di coesistenza tra nuclei di diversa appartenenza”.

Una situazione ancor più aggravata nel caso degli stranieri, con quasi la metà delle famiglie che vive in condizioni di sovraffollamento.

Conto e carta

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I dati

In Friuli Venezia Giulia, a oggi, sono 9 mila 231 le domande inevase di alloggio popolare, vale a dire 16,9 richiese ogni 1.000 nuclei. In Italia le famiglie in attesa di un immobile di natura sociale sono 319mila, in Friuli Venezia Giulia, più di 7mila. Eppure gli alloggi sfitti, e che potrebbero essere riconvertiti, non mancano: parliamo di quasi 7 milioni di immobili in Italia, pari al 30% delle abitazioni censite, e la stessa percentuale si riscontra anche nella nostra regione, andando a colpire sia le città, che le zone periferiche, come la montagna, ormai drammaticamente spopolata.

Dal 1971 al 2021 – si legge in una nota della Cisl Fvg – il numero di abitazioni in Fvg è quasi raddoppiato, passando da 420mila a 730mila unità immobiliari. Si tratta, tuttavia, di una crescita sbilanciata perché il peso delle abitazioni non occupate è passato da 1 casa su 10 (11,3%) a quasi 1 ogni 4 (23,7%). “E’ chiaro – sottolinea Della Ricca – che di fronte a questi dati si pone la domanda se oggi come oggi sia più utile costruire o invece ristrutturare, anche a favore del social housing, del co-housing e dello smart housing, dando così nuova vita alle 173mila case non occupate in regione, fornendo al contempo alloggi accessibili a persone e famiglie non in grado di permettersi una casa stabile e sicura al costo di mercato”.

A fare i conti con la casa è anche il problema economico connesso: su un reddito medio regionale attorno ai 25mila euro, e una capacità di spesa mensile attorno ai 2mila 300 euro, oltre un terzo (38,4%) è destinato all’abitazione (affitto, acqua, energia, spese condominiali e di manutenzione), quota che può arrivare anche a sfiorare il 46% sul bilancio dei nuclei monocomponente.

Le riforme

“In un contesto di crescente bisogno abitativo – incalza Della Ricca – è chiaro che il sistema di edilizia residenziale pubblica necessita di una riorganizzazione: ben venga, dunque, la riforma prevista per il 2025 dall’assessore Amirante e che dovrebbe riconoscere maggiore centralità alla Ater e la creazione di tavoli territoriali. Oggi il sistema delle case popolari è fortemente concentrato nelle mani degli enti locali, Comuni ed ERP che, assieme, amministrano circa il 95% delle abitazioni: questo pone interrogativi sulla capacità di gestione di un patrimonio così vasto, spesso in condizioni critiche, da parte di amministrazioni locali con risorse limitate”.

Le proposte

Quanto alla Cisl Fvg e al Sicet Fvg sono cinque le priorità individuate: l’attivazione di un tavolo permanente per formulare proposte concrete insieme a Enti locali, Terzo Settore, associazioni dei piccoli proprietari; politiche di riqualificazione del patrimonio immobiliare, incentivi fiscali per affitti calmierati e strumenti di mediazione per garantire sicurezza a chi affitta il proprio immobile; incremento della dotazione di alloggi sociali, intervenendo anche sui tempi di evasione delle richieste e sulla riduzione del divario enorme venutosi a creare fra il costo delle abitazioni e la capacità di spesa delle famiglie. In particolare, è essenziale calmierare gli affitti, ristabilendo un giusto differenziale con il costo dei mutui. E ancora, il monitoraggio – attraverso un osservatorio dedicato – dei fabbisogni e della disponibilità di alloggi e l’analisi degli impatti sociali derivanti dal funzionamento del mercato immobiliare e dalla sua regolamentazione giuridica, sapendo che l’ampiezza e l’articolazione delle politiche abitative dovrebbero essere inversamente proporzionali alla capacità del mercato immobiliare di soddisfare la domanda di prima casa, a partire da quella proveniente dai ceti più deboli ma solvibili. Infine, il rafforzamento della contrattazione sindacale di settore ripartendo da un uso più appropriato della leva fiscale. Occorre prevedere nuove norme di tutela per gli inquilini e favorire la regolarizzazione delle “locazioni in nero”. Infine, è fondamentale ripristinare i fondi per i sussidi, in particolare il Fondo di sostegno per l’affitto e il Fondo per la morosità incolpevole.



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