In Campania l’ecoansia collegata al cambiamento climatico tra le nuove preoccupazioni dei giovani

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L’ecoansia collegata al cambiamento climatico tra le nuove preoccupazioni dei giovani. Una sensazione che colpisce maggiormente le donne. Il 50,7% degli intervistati si dichiara abbastanza preoccupato dei cambiamenti climatici, il 37,4% dichiara di essere molto preoccupato, il 10,2% è poco preoccupato e 1,7% per niente. Il contesto nel quale c’è maggior spazio per parlare di benessere psicologico è il gruppo dei pari per il 50,5% dei rispondenti, segue la scuola con il 27,9% di risposte e la famiglia con il 15,4%. I partecipanti al questionario interrogati su quanto spazio dedicano al proprio benessere psicologico rispondono con abbastanza per il 31,1%, seguito dal 16,2% che dichiara di dedicare molto spazio al tema. Quasi la metà delle risposte, il 48,4%, afferma che dedica poco spazio al proprio benessere psicologico, solo il 4% risponde che non dedica spazio al proprio benessere psicologico.

Legambiente Campania, insieme al Circolo “La Gabbianella e il Gatto” della città di Napoli, sta realizzando il progetto “Change Climate Change: l’impegno contro le eco-ansie” dell’Avviso “I Giovani e la Cultura della Rigenerazione Sociale” della Regione Campania, nell’ambito del quale ha realizzato la prima indagine conoscitiva in Campania che ha come obiettivo quello di analizzare il fenomeno dell’ecoansia.

La fotografia è stata scattata dall’analisi di 655 risposte ai questionari ai quali si è aggiunta un’analisi qualitativa su gruppi target di psicologi, docenti e genitori, emerge così non solo una sempre maggiore consapevolezza sulle emozioni ambientali ma, soprattutto, un collegamento tra le conseguenze dei cambiamenti climatici e il benessere psicologico delle persone. Il maggior numero di risposte arriva da giovani tra i 25 e i 30 anni (169 risposte pari al 25,8%), seguito dai giovani 20-24 anni (146 risposte, 22,3%). Il numero minori di risposte arriva da giovani tra i 31 e i 35 anni (86 risposte pari al 13,1%). La maggioranza delle risposte arriva da donne, 397 risposte pari al 60,6%, seguono gli uomini con 235 risposte (35,9%).

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Alla domanda di Legambiente “Cosa fai tu per contrastare il cambiamento climatico?” dove era stata prevista la possibilità di scegliere tra più risposte la principale azione per contrastare il cambiamento climatico è risultata quella di ridurre gli sprechi, in particolare dell’acqua (71%, 465 risposte, al primo posto) e di energia (67,2%, 440 risposte, al secondo posto). Al terzo posto l’acquisizione di informazioni per agire in maniera sostenibile con il 58,8% delle scelte (385 risposte), a seguire la riduzione dei consumi di oggetti e vestiti, più in generale un atteggiamento volto al consumo critico e consapevole, con il 50,4% di risposte. Anche alla domanda relativa alle emozioni ambientali era possibile rispondere scegliendo più opzioni. La principale sensazione è quella della preoccupazione con 461 risposte pari al 70,4% seguito dal senso di impotenza che coinvolge il 53,6% dei rispondenti, la rabbia coinvolge 239 intervistati pari al 38,5% delle risposte seguito dalla paura, 224 risposte pari al 34,2%, in ultimo la sensazione di tristezza che coinvolge 190 risposte, pari al 29%.

“L’impatto della crisi climatica – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – assume sempre di più una dimensione di carattere sociale ed economica oltre che ambientale. In questo contesto è possibile mettere in luce un disagio sempre più diffuso e complesso, la cosiddetta ecoansia, che colpisce prioritariamente i giovani. Questo nuovo fenomeno, che si inserisce in un quadro complessivo di precarietà e disagio psicologico e sociale dei giovani limitando le possibilità di sviluppo e piena crescita, mette in evidenza una più complessa dimensione di impatto psicologico dei cambiamenti climatici e che necessita di essere riconosciuta per poi gestirla. Dall’analisi della nostra ricerca è fondamentale che ogni persona agisca nella propria vita quotidiana, sentendosi così parte di una comunità attiva in grado di mobilitarsi in diverse forme contro la crisi climatica, ma senza per questo sovraccarico di responsabilità. Riconoscerla e gestirla può rafforzare il ruolo dell’advocacy promossa dalla cittadinanza attiva, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici”.  





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