Benessere equo e sostenibile, Veneto tra le migliori regioni d’Italia

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Secondo un’analisi dell’Istat, il Veneto presenta livelli elevati di benessere. Il report analizza la regione e le sue province evidenziando i divari rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, oltre alle evoluzioni recenti. Inoltre, tre focus tematici approfondiscono il quadro nei domini Benessere economico, Paesaggio e patrimonio culturale, Innovazione, ricerca e creatività con nuove misurazioni e analisi sulle condizioni economiche degli individui, sulla dotazione e fruizione di musei e biblioteche, sull’offerta di servizi comunali online per le famiglie.

Quest’anno ai 20 report regionali si aggiunge anche un 21esimo report, già pubblicato, che approfondisce e confronta i profili di benessere delle 14 città metropolitane.

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Il Veneto presenta livelli elevati di benessere rispetto al complesso delle province italiane e nel 50,3 per cento delle misure colloca le province venete nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 25,5 per cento le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8 per cento e 35,6 per cento). Nel confronto con le altre regioni del Nord-est il Veneto mostra un profilo simile all’Emilia-Romagna (con il 25,3 per cento di misure provinciali nelle due classi di coda e il 55,4 per cento nelle classi di testa). Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige/Südtirol presentano invece profili migliori, risultando le regioni più favorite anche a livello nazionale.

La provincia di Verona si distingue per la quota maggiore di indicatori nelle due classi di benessere più alte (57,8 per cento) e per la quota minore di indicatori nelle due classi più basse (17,2 per cento). Anche le province di Padova, Vicenza e la città metropolitana di Venezia presentano percentuali consistenti (oltre il 50 per cento) nelle due fasce più elevate. Rovigo è il territorio più sfavorito, con il 39,1 per cento delle misure nelle classi alta e medio-alta (appena il 9,4 per cento nella classe di testa) e il 40,6 per cento nelle classi bassa e medio-bassa. 

Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province venete emerge nel dominio Ambiente, con il 49,2 per cento degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,1 per cento nelle due classi più elevate. Lo svantaggio più significativo riguarda l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale che nel 2022 in Veneto è pari all’11,9 per cento, quasi 5 punti percentuali in più dell’Italia (7,1 per cento).

A eccezione di Belluno (2,8 per cento), tutte le province superano la media-Italia e il massimo si registra a Padova (18,7 per cento). Nello stesso anno la quota regionale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sui consumi totali si attesta al 21,3 per cento, oltre 9 punti percentuali al di sotto della media nazionale (30,7 per cento). Anche in ragione della localizzazione e della capacità degli impianti, il contributo di ciascuna provincia è molto differenziato, dall’11,0 per cento di Vicenza al 129,0 per cento di Belluno, che rimane la provincia più produttiva della regione nonostante abbia visto la sua quota quasi dimezzarsi dal 2019. Infine, la dispersione dell’acqua potabile dalle reti di distribuzione nel 2022, a livello regionale, è pari al 42,2 per cento, valore appena inferiore in confronto alla media dei comuni italiani ma più critico del Nord-est (37,2 per cento); la maggiore dispersione si registra nella provincia di Belluno (70,4 per cento).

Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, con la quasi totalità degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta (95,2 per cento) e nessun posizionamento nelle classi di coda. Gli indicatori sull’occupazione e la mancata partecipazione al lavoro nel 2023 registrano risultati migliori rispetto alla media-Italia in tutte le province. Segnalano degli svantaggi solo il tasso di infortuni mortali e con inabilità permanente nelle province di Verona (il più alto, 12,3 per 10 mila occupati) e Rovigo (11,7 per 10 mila occupati a fronte di un valore medio nazionale di 10,0) e le giornate retribuite nell’anno ai lavoratori dipendenti nella città metropolitana di Venezia (77,0 per cento contro la media-Italia pari a 78,3).

Benessere economico

Nel dominio Benessere economico nessuna provincia veneta ricade nella classe più bassa, ma la frequenza delle due classi più elevate scende al 57,1 per cento. Gli indicatori del dominio evidenziano che il Veneto presenta in generale livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre i valori provinciali risultano in alcuni casi inferiori ma in miglioramento rispetto al 2019. A livello regionale e in tutte le province la quota di pensionati con reddito pensionistico di basso importo è inferiore alla media nazionale (6,6 per cento in Veneto, 9,2 per cento in Italia). Anche il reddito medio disponibile pro capite e la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti risultano, in tutte le province, superiori alla media nazionale, ad eccezione di Rovigo e, per quanto riguarda le sole retribuzioni, della città metropolitana di Venezia. 

Le condizioni economiche degli individui

La distribuzione del reddito disponibile equivalente (basata sul sistema integrato dei registri) segnala per il Veneto livelli superiori a quelli nazionali ma leggermente inferiori a quelli del Nord-est: nel 2021 il 50 per cento degli individui residenti in famiglia dispone di almeno 20.000 euro annui a fronte di un valore mediano di 17.500 euro per l’Italia e di 20.500 per il Nord-est. La provincia di Rovigo ha il valore più basso (19.100) e la disuguaglianza minore, mentre quella maggiore si rileva nella provincia di Padova. 

Musei e biblioteche

Il Veneto offre una ricca e variegata offerta culturale, con 290 strutture tra musei, siti archeologici e monumenti, pari al 6,6 per cento delle 4.416 strutture censite in Italia nel 2022. Il 40 per cento dei musei si trova nelle province di Venezia e Vicenza, che insieme raggiungono il 56,4 per cento dei visitatori. La città metropolitana di Venezia, in particolare, accoglie quasi metà dei visitatori regionali (49,3 per cento), registrando la media più alta di visitatori per museo (74.698) e collocandosi al quinto posto tra le province italiane. 

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La rete di 706 biblioteche pubbliche e private rappresenta l’8,7 per cento del totale nazionale (pari a 8.131 strutture). In quasi il 90 per cento dei comuni veneti è presente una biblioteca attiva con un bacino di utenza potenziale di oltre 4,7 milioni di residenti.

I servizi comunali online per le famiglie 

Nel 2022 il 76,7 per cento dei Comuni del Veneto offre almeno un servizio per le famiglie interamente online, un dato superiore di circa 23 punti percentuali rispetto all’Italia e di quasi 10 punti rispetto al Nord-est.  Tra i territori, il primato spetta alla città metropolitana di Venezia (88,7 per cento), mentre il valore più basso si registra a Belluno (59,8 per cento), comunque superiore alla media-Italia. 

Anche per quanto riguarda il numero di servizi offerti il Veneto risulta in vantaggio: il 56,2 per cento dei Comuni della regione offre da uno a tre servizi interamente online, con un divario di 18 punti percentuali rispetto all’Italia (38,3 per cento). Si tratta della più alta percentuale tra le regioni. Le tipologie di servizi online più frequenti sono: la consultazione di cataloghi e il prestito bibliotecario (40,9 per cento in Veneto, 14,7 in Italia), i servizi di mensa scolastica (37,4; 26,5) e i certificati anagrafici (32,2; 24,6). 

Considerando le distribuzioni di 64 indicatori provinciali in 5 classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta) nell’ultimo anno disponibile, il 50,3% delle misure colloca le province venete nelle classi di benessere alta e medio-alta mentre il 25,5% le colloca nelle classi bassa e medio-bassa (gli stessi valori calcolati su tutte le province italiane sono rispettivamente del 41,8% e 35,6%).

Nel confronto con le altre regioni del Nord-est il Veneto ha un profilo simile all’Emilia-R. (con il 25,3% di misure provinciali nelle due classi di coda e il 55,4% nelle classi di testa). Friuli-V. G. e Trentino-A.A. presentano invece profili migliori, risultando le regioni più favorite anche a livello nazionale.

    Verona si distingue per la quota maggiore di indicatori nelle due classi di benessere più alte (57,8%) e per la quota minore di indicatori nelle due classi più basse (17,2%). Anche Padova, Vicenza e la città metropolitana di Venezia hanno percentuali consistenti (oltre il 50%) nelle due fasce più elevate. Rovigo è la più sfavorita, con il 39,1% delle misure nelle classi alta e medio-alta (appena il 9,4% nella classe di testa) e il 40,6% nelle classi bassa e medio-bassa.

    Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico per le province venete emerge nel dominio Ambiente, con il 49,2% degli indicatori provinciali nelle due classi di coda e soltanto il 30,1% nelle due classi più alte. Lo svantaggio più significativo riguarda l’impermeabilizzazione del suolo da copertura artificiale che nel 2022 in Veneto è pari all’11,9%, (7,1% in Italia). A eccezione di Belluno (2,8%), tutte le province superano la media-Italia e il massimo è a Padova (18,7%). Nello stesso anno la quota regionale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili sui consumi totali si attesta al 21,3% (30,7% la media nazionale). Anche in ragione della localizzazione e della capacità degli impianti, il contributo di ciascuna provincia è molto differenziato, dall’11% di Vicenza al 129% di Belluno, che rimane la provincia più produttiva della regione. Infine, la dispersione dell’acqua potabile dalle reti di distribuzione nel 2022, a livello regionale, è pari al 42,2%, valore appena inferiore in confronto alla media dei comuni italiani ma più critico del Nord-est (37,2%); la maggiore dispersione si registra a Belluno (70,4%).

   

L’Istat diffonde la seconda edizione del report BesT del Veneto, che delinea i profili di benessere equo e sostenibile della regione – e delle rispettive province – a partire dalla lettura integrata degli indicatori del Bes dei territori (edizione 2024). Le misure statistiche di dettaglio provinciale utilizzate  sono coerenti e armonizzate con quelle del Rapporto Bes e in alcuni casi ampliate per tener conto di ulteriori aspetti utili per le politiche territoriali.

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