Innovazione e tecnologia o Ferrara sarà solo logistica e biogas

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di Emanuele Gessi

“Il destino di Ferrara o lo pratichiamo con innovazione e tecnologie oppure sarà quello della logistica e del biogas. Sono le alternative che ci troviamo davanti e il destino della logistica è uno dei peggiori nel modello di sviluppo. I nodi infrastrutturali non li abbiamo ancora risolti, né dal punto di vista materiale come le strade, né per quel che riguarda il digitale”.

Il discorso con cui Laura Calafà, professoressa di diritto del lavoro all’Università di Verona, ha delineato una panoramica sui macro-temi del mercato del lavoro facendo riferimenti puntuali al nostro territorio si è inserito all’interno dell’evento del 13 dicembre dedicato al nuovo Annuario socio-economico di Cds Cultura OdV. Nella sua relazione di approfondimento, Calafà ha sottolineato che “tutti siamo coinvolti nella gestione del lato oscuro e basso della globalizzazione, da Brema fino a Ferrara, dove ci troviamo nella fase di transizione della Berco e di altre imprese fondamentali”. Ha proseguito sul ferrarese commentando la critica sofferenza ritratta nell’Annuario 2024 di Cds Cultura. “Il 17% di attuazione della Agenda 2030 è un dato allarmante, ma non è che non ci fossero le premesse. Così come abbiamo capito che sul PNRR i dati di impatto rispetto alla produzione del Pil sono assolutamente al di sotto delle aspettative”. Poi ha posto l’accento su due indagini di respiro nazionale. Il primo rilievo deriva dal Rapporto sulla contrattazione collettiva, presentato a Roma lo stesso 13 dicembre, in cui viene rilevato che “il contratto collettivo emergente è quello pirata. C’è un aumento esponenziale dei contratti collettivi che gestiscono quella faccia oscura della globalizzazione attraverso una riduzione dei diritti”. L’altra analisi è stata effettuata dall’Inps nelle settimane scorse. “I dati rilevati dall’Inps evidenziano un problema demografico enorme. Ma segnala anche due problemi ulteriori. La gestione del mercato del lavoro fatta di contratti collettivi applicati, che non sono quelli dichiarati dalle aziende, sta portando a un impatto sulla sostenibilità delle prestazioni di tipo previdenziale. C’è poi l’altro dato sulla stabilizzazione dell’accesso al mercato del lavoro dei contratti a termine. Il monolite del tempo indeterminato in termini percentuali è solo il 30%, mentre il 70% è rappresentato dall’altra contrattazione”.

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Quale riflessione possibile, dunque, per Ferrara? “Non c’è più la Provincia, non abbiamo più il punto di riferimento locale – ha rimarcato Calafà – C’è l’Agenzia regionale che si occupa del governo del mercato del lavoro. A partire da questo, per la parte ferrarese, credo che un incentivo a ripensare i governi dei territori a partire dai dati che abbiamo visto sia importante”.

Calafà ha infine elencato una serie di urgenze indirizzate, innanzitutto, al neo presidente della Regione Michele De Pascale, la cui presenza era stata annunciata all’evento, ma è stata annullata all’ultimo momento. “L’assenza di un punto di riferimento politico stabile nel territorio ferrarese. Non bastano né gli assessori né altre figure, ci serve una progettualità dedicata. Occorre, inoltre, superare le logiche concorrenziali dei diversi portatori di interesse”. Poi ha continuato menzionando la legalità del mercato del lavoro, perché “Ferrara è sospesa nella nebbia, ma quando si accendono i fari si scopre che in realtà la ricchezza prodotta può essere molto di più di quella che viene regolarmente denunciata”.

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