«Non torno, rimango là e incrocio le dita». Pur di seguire in giro per l’Italia gli appuntamenti del Movimento Indipendenza, di cui è segretario nazionale, Gianni Alemanno avrebbe organizzato «una messinscena», simulando di partecipare ad assemblee condominiali o di ricevere inviti professionali.
L’ex sindaco di Roma è accusato di una «gravissima e reiterata violazione delle prescrizioni imposte» dall’affidamento in prova ai servizi sociali a cui era sottoposto dal 27 novembre 2023. Per questo è finito in cella la notte di Capodanno. La misura alternativa al carcere gli era stata accordata dal Tribunale di sorveglianza della Capitale a seguito della condanna – passata in giudicato – a un anno e dieci mesi per il reato di traffico di influenze illecite, nell’ambito di in uno dei filoni del processo “Mondo di Mezzo”, che coinvolse altri politici, oltre a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
In base a tale misura, oltre a dover frequentare la struttura “Solidarietà e Speranza” di suor Paola D’Auria che si occupa di famiglie in difficoltà e vittime di violenze (cosa che effettivamente ha fatto), aveva l’obbligo di rincasare alle 22 e di non uscire prima delle 7, con divieto di allontanarsi dal Lazio senza autorizzazione. Ma, «al fine di poter godere di libertà di movimento sul territorio nazionale», in occasione di 26 spostamenti avrebbe «documentato in maniera mendace impegni lavorativi in realtà insussistenti», con la complicità della sua segretaria.
L’ARRESTO A CAPODANNO
Tutto questo è emerso da un’inchiesta della Procura di Roma, a un passo dalla chiusura, che vede accusato Alemanno di false fatture e riciclaggio. Negli ultimi mesi ha ricevuto bonifici bancari per piccole somme di denaro da alcuni imprenditori, a fronte dei quali ha emesso delle fatture per consulenze professionali che non avrebbe realmente prestato. Alcune di queste, in particolare, sono state emesse in favore della società R.D.C. srl, riconducibile a Riccardo Romani, «uomo di fiducia dei fratelli Massimiliano e Samuele Piccolo», arrestati a luglio del 2022 dal gip di Prato per truffa, appropriazione indebita e frode in pubbliche forniture su un appalto per 11 milioni di tute protettive anti-Covid. Tra Alemanno e Romani «ricorre un rapporto di estrema confidenzialità» e il sospetto è che le consulenze del primo, per la società del secondo, siano fittizie. Dalle indagini svolte dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, con il coordinamento dei pm capitolini Rosalia Affinito e Giulia Guccione, è emerso infatti che, «al fine di ottenere nel corso dell’esecuzione della misura plurime deroghe alle prescrizioni impostegli, Alemanno ha prodotto – si legge nell’ordinanza del Tribunale di sorveglianza – scientemente e reiteratamente false attestazioni a questo Ufficio e all’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna (Uiepe) del Lazio», dimostrando «totale spregio dell’importanza della possibilità offertagli».
I comportamenti dell’ex sindaco «appaiono talmente gravi» e la sua condotta «arrogante e sprezzante – spiega il magistrato di sorveglianza Marina Finiti – da determinare la sospensione provvisoria della misura alternativa». Per questo si trova ora recluso nel penitenziario romano di Rebibbia. Il suo legale Edoardo Albertario chiederà il ripristino della misura alternativa ed entro 30 giorni dovrà essere fissata un’udienza. Il rischio è che si veda revocato il “presofferto” e debba, quindi, scontare per intero (in carcere o ai domiciliari) la pena a un anno e dieci mesi. «Anche volendo è impossibile non vedere spropositata la misura del carcere inflitta ad Alemanno, guarda caso nella notte del 31 dicembre», commentano Maurizio Turco e Irene Testa segretario e tesoriere del Partito Radicale. «L’arresto alle 20 del 31 dicembre per presunta violazione degli obblighi di sorveglianza – scrive su “X” l’ex senatore Pd Stefano Esposito – chiude nel modo peggiore il 2024 della giustizia italiana. Questa è vendetta, non giustizia».
LE INTERCETTAZIONI
Dalle intercettazioni si delinea l’iter con il quale venivano costruiti “ad arte” i giustificativi per fittizi impegni professionali, tra cui la partecipazione ad assemblee condominiali. Il 27 giugno scorso un amministratore di condominio chiama Alemanno e gli spiega: «Il 29 (San Pietro e Paolo, ndr) è festa, quindi essendo festa non so se fanno assemblee». L’ex sindaco insiste: «Dai su, da qualche parte un’assemblea si troverà». Poi, dovendo recarsi a Gallipoli tra il 30 agosto e l’1 settembre, telefona a un consigliere comunale di Brindisi: «Ho bisogno di un invito professionale da parte di un’impresa, una professionista o un rappresentante istituzionale (…) in maniera tale che mi faccio fare il permesso di lavoro». Quando però la segretaria gli prospetta come scusa l’invito al restyling di una caffetteria, Alemanno si rende conto che non è credibile: «Ma che io vengo da Roma a ristrutturare un bar? Dai su… trova una cosa che giustifichi uno che prende da Roma e arriva a Cosenza».
Tra le prescrizioni violate c’è anche quella di aver frequentato un pregiudicato. È emerso infatti che l’ex sindaco ha incontrato almeno tre volte Paolo Colosimo (zio della presidente della commissione parlamentare Antimafia), condannato a 4 anni e 6 mesi con sentenza definitiva e radiato dall’albo degli avvocati, perché era “a disposizione” di potenti cosche della ‘ndrangheta.
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