Nuovo Giornale Nazionale – LO SCIOPERO E LA MEMORIA DIMENTICATA DI BERLINGUER

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di Robero Giuliano

Ho sempre detto che nella Prima Repubblica, da Almirante a Rossana Rossanda del Manifesto,  tutti avevano un senso profondo dell’essere dei servitori dello stato.  Certo si discuteva e si litigava, c’era la propaganda e il conflitto sociale, ma tutto ciò aveva dei limiti, ad esempio quando da ragazzo entrai in Cgil, e precisamente nella Fillea Cgil, una delle prime cose che mi insegnarono è che le lotte devono avere un obiettivo e che l’obiettivo si articola da una  richiesta massima a una  accettabile; quando si inizia uno sciopero devi sapere come gestirlo e fermarlo, quando è necessario, e deve essere sempre legato almeno all’obiettivo minimo.  Si diceva ai lavoratori quali erano le nostre richieste e alcuni lavoratori, con senso delle cose, concordavano, ma su alcune richieste erano titubanti perchè difficili da farli accettare  e noi rispondevamo, facciamoci dire No da loro, la richiesta è legittima, siamo consapevoli che ci sono complessità, ma vediamo cosa ci propongono. 

Tutto ciò per dire che il dirigente sindacale e il sindacato deve fare delle lotte possibili, non siamo in una dittatura e l’avanzamento dei diritti è una battaglia graduale e dobbiamo ottenere i risultati con la lotta, ma anche facendo cultura sui diritti, così si evita di isolare i lavoratori e le loro rivendicazioni. 

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La cosa peggiore che può fare un sindacato è mandare allo sbaraglio i lavoratori e questo avviene in due modi: utilizzare l’arma dello sciopero per motivi politici e credere e far credere che la piazza per quanto numerosa sia rappresentativa più del Parlamento.  Molti della cosiddetta sinistra  si sono dimenticati che Berlinguer, osservando il golpe nel Cile di Allende, prende atto che uno sciopero nel settore dei trasporti, può essere eversivo per la democrazia come lo è stato in Cile, e da qui il PCI propone la strategia del compromesso storico comprendendo che la sinistra da sola o il PCI da solo non poteva andare al governo, ciò dovuto agli accordi internazionali di Yalta, e contemporaneamente da l’ok al sindacato per discutere una strategia di autoregolamentazione  dello sciopero nel settore dei trasporti che poi divenne legge, probabilmente cosciente che quello che è capitato in Cile poteva capitare anche in Italia con il PCI al governo. 

 Il senso dello stato  degli uomini della Prima Repubblica era notevole, sapevano che i blocchi stradali  creano disaggio ad altri lavoratori, che lo sciopero dei trasporti oltre a creare disaggio agli altri lavoratori a volte li obbliga a non andare a lavorare, da qui la stessa nostra sensibilità di sindacalisti non massimalisti, nel dire ai lavoratori delle altre categorie che anche i lavoratori dei trasporti hanno il diritto allo sciopero, ma al contempo  deve essere  regolamentato sia negli orari che nella diffusione mediatica dello sciopero affinché i cittadini e lavoratori si possono organizzare. 

 Lo sciopero lo si fa contro un datore di lavoro o contro una iniziativa del governo, ma mai contro i cittadini, ma anche qui con la consapevolezza che nei confronti del governo non tocca al sindacato indicare chi deve governare. Oggi abbiamo un Landini e, purtroppo, anche una UIL che hanno sposato il massimalismo dopo anni di letargo e assecondamento dello smembramento dei diritti dei lavoratori acquisiti in tante battaglie.  La cosa più grave è stata la complicità del sindacato con i vari governi, a cominciare da Prodi, ma anche il centro destra è stato complice nel non aver denunciato le modifiche  fatte al paniere dell’Istat per coprire la crescita dell’inflazione, perché la diminuzione del potere di acquisto dei salari, dipende non solo dal mancato rinnovo dei contratti, ma in particolare dal non aver contrastato l’inflazione che dipende dall’aumento dei prezzi. 

Vorrei ricordare agli apprendisti stregoni la grande iniziativa di Bettino Craxi e Gianni De Michelis, che grazie alle idee di un grande economista ucciso dalle BR, Tarantelli, cioè  l’accordo di San Valentino sulla scala mobile che permise all’Italia non solo di avere la tripla AAA dalle agenzie di rating (la prima ed unica volta), ma anche di mantenere, nei fatti, il salario nominale bloccato come l’inflazione  utilizzando la leva fiscale a favore dei salari ,di fatto ha aumentato il potere di acquisto dei salari, che poi produce  un aumento dei consumi e dunque un aumento di produttività. 

 Questi anni di seconda repubblica hanno visto un sindacato distratto, se non complice dello smantellamento dei diritti a favore della finanza, di cui i vari governi di centrosinistra sono stati e sono espressione, dalla svendita delle aziende pubbliche alla precarizzazione del lavoro etc., con un centro destra che, nonostante il forte consenso popolare, per farsi accettare da forza di governo a livello internazionale e dallo deep stato italiano,  ha fatto il possibile per arginare la deregulation, grazie  alle intuizioni di Enzo Biagi e al lavoro del Ministro Sacconi.  Un po’ di storia per ricordare agli smemorati che utilizzare lo sciopero come arma di lotta politica è pericoloso per la democrazia, come intuì bene Berlinguer: mandare i lavoratori allo sbaraglio senza difenderne  i diritti.

PS. Sarebbe ora di pensare di applicare gli articoli della Costituzione più bella, anche gli articoli che riguardano il Sindacato e riflettere sulla democrazia industriale cominciando dal modello tedesco sulla partecipazione dei lavoratori nella gestione e negli utili.

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