Monte Piazzo, la galleria fragile: i 77 milioni di euro delle Olimpiadi la metteranno in sicurezza soltanto per 15 anni

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Barbara Gerosa

Il tunnel della superstrada 36, che collega Milano alla Valtellina, è stato costruito nel 1974 all’interno di una paleofrana. La soluzione definitiva sarebbe la costruzione di una nuova galleria più spostata a monte

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Lungo la statale con il maggior volume di traffico della Lombardia, la superstrada 36: 80 mila veicoli al giorno nel tratto dell’alto Lario, 55 al minuto. L’arteria delle Olimpiadi 2026, che collega Milano alla Valtellina. E proprio dai fondi dei Giochi a Cinque cerchi arrivano le risorse necessarie per allungare la vita della galleria Monte Piazzo, che buca la montagna per due chilometri e mezzo tra Dorio e Dervio. Una corsa contro il tempo, sapendo già che tra quindici anni sarà necessario metterci mano nuovamente. Perché il tunnel è stato costruito nel 1974 all’interno di una paleofrana: le due canne scivolano lentamente verso il lago, tanto che dopo l’importante intervento di consolidamento concluso nel 2014 (con la chiusura per mesi e le pesantissime ripercussioni sul traffico) gli operai sono nuovamente tornati al lavoro.

In attesa di una soluzione che possa essere definitiva: la costruzione di una nuova galleria più spostata a monte, per scongiurare infiltrazioni e rischi frane. Intanto però la Monte Piazzo è chiusa di notte, per le opere di messa in sicurezza iniziate da Anas in primavera e destinate a terminare, secondo il cronoprogramma, entro gennaio 2026. In tempo per le Olimpiadi. Costo complessivo 77 milioni di euro, 55 per il rafforzamento delle strutture e 22 per la realizzazione di nuovi impianti tecnologici. «Attualmente stiamo lavorando nella canna sud, con il blocco del traffico dalle 21 alle 5 del mattino — spiega Nicola Prisco, capo compartimento Anas Lombardia —. Di giorno, esclusi i festivi, è previsto un restringimento di carreggiata a una corsia. Stiamo rafforzando le strutture della galleria mediante conci prefabbricati in cemento armato o centine metalliche e interventi di drenaggio, oltre al monitoraggio continuo delle condizioni della galleria. In base alle valutazioni del progettista, il tempo indicativo di efficacia dell’intervento è di circa 15 anni. Dopo di che, presumibilmente, sarà necessario valutare nuovi lavori».




















































È fragile la Monte Piazzo e fa paura, spada di Damocle lungo un tracciato vitale per l’economia lecchese e valtellinese. «Lo sapevamo — taglia corto l’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori, recentemente ospite, insieme a Prisco, di un affollato incontro organizzato da Confindustria e Confartigianato per fare il punto sulla superstrada 36 —. Il monitoraggio serve proprio a comprendere quali siano i tratti più problematici. È chiaro però che serve una soluzione definitiva, un nuovo tunnel probabilmente, non si può andare avanti con interventi che rischiano di essere solo palliativi. Detto questo da tempo stiamo lavorando proprio nell’ottica di migliorare i collegamenti, sempre nel pacchetto olimpico, sono stati finanziati i lavori per gli svincoli di Piona, già in fase di realizzazione, e di Dervio, che partiranno a breve. L’obiettivo è quello di creare un percorso alternativo in caso di chiusura improvvisa della Monte Piazzo. La superstrada 36 è una priorità per Regione e Anas, con investimenti per 200 milioni di euro grazie ai fondi dei Giochi».

Intanto nelle ultime ore il consigliere regionale del Pd Gianmario Fragomeli ha presentato un’interrogazione per chiedere come intenda intervenire Regione Lombardia e in particolare se abbia intenzione di commissionare uno studio per ipotizzare valide soluzioni. «Si tratta di una direttrice essenziale per il traffico e se la galleria non dovesse più essere percorribile, un intero territorio rimarrebbe isolato con gravi ripercussioni sul tessuto economico».

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