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AGI – L’asse Milano-Orvieto, da una parte. Brescia, dall’altra. Sui vertici di questo triangolo si gioca la partita del Partito Democratico e del centrosinistra di là da venire. A Milano i cattolici dentro e attorno al Partito Democratico si ritrovano per chiedere maggiore spazio nel partito, ma soprattutto per tenere a battesimo Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate al quale sembrano voler affidare i propri destini. Ruffini respinge l’idea del “super-uomo”, ma invita a “parlare di idee”.
Le sue partono dal ricordo di David Sassoli e di come il presidente del Parlamento Europeo scomparso tre anni fa riuscì a mettere insieme “la maggioranza Ursula, per due legislature”. A quel modello occorre puntare per costruire l’alternativa alla destra in Italia, è il ragionamento. Un riferimento preciso, quello alla maggioranza Ursula, che fa fischiare le orecchie ai Cinque Stelle. Perché, se per la partenza della prima Commissione guidata da Von der Leyen fu decisivo il voto M5s, in questa seconda legislatura i Cinque Stelle hanno votato convintamente contro.
Non è un dettaglio che Ruffini parli durante la prima uscita ufficiale di Comunità Democratica, l’associazione promossa dal senatore dem Graziano Delrio per raccogliere le voci del mondo cattolico dentro e attorno al Pd. Se il riferimento di Ruffini fosse all’attuale maggioranza Ursula, si tratterebbe di un punto di vista alternativo a quello della segretaria Pd che, seppur con un notevole sforzo, ha cercato fin qui di tenere saldo il dialogo con Giuseppe Conte in funzione di una futura alleanza.
E non è un dettaglio nemmeno che l’intervento di Ruffini abbia ricevuto il plauso di un ben definito pezzo di centrosinistra: da Maria Elena Boschi (Italia Viva), al sindaco di Milano Beppe Sala, passando per le componenti Pd di Energia Popolare e Base Riformista rappresentate a Milano, oltre che da Graziano Delrio, da Lorenzo Guerini.
Quattrocento chilometri più a sud, in quel di Orvieto, i ragionamenti proposti sembrano portare nella stessa direzione. La platea è quella di Liberia Eguale, associazione culturale che nella città di Terni si riunisce a cadenza annuale ormai da 25 anni. Enrico Morando, che dell’associazione è il presidente, sottolinea la necessita’ di restituire al Pd la sua vocazione maggioritaria, di governo, e la sua funzione di perno della coalizione di centrosinistra.
Per Morando, “bisogna lavorare all’elaborazione, attraverso il confronto tra i riformisti, di una piattaforma per una proposta credibile di alternativa di governo al centrodestra. Una proposta credibile di alternativa che oggi ancora non c’è. Il perimetro del confronto, dunque, è molto ben delineato: i riformisti che, nella galassia Pd, rappresentano la mozione uscita sconfitta da Elly Schlein all’ultimo congresso, ma che comprende anche i centristi di Italia Viva ed Azione che plaude a Morando.
Se a Milano il nome più atteso è Ruffini, a Orvieto è Paolo Gentiloni. Entrambi finiti nel totofederatore del centrosinistra, evitano accuratamente di prestarsi al gioco. Il primo sottolineando che “prima dei nomi serve una proposta politica”, il secondo offrendo un sorriso ai giornalisti che lo interpellavano sul punto. L’ultimo vertice del triangolo è Brescia. Alcuni esponenti dem, dal segretario provinciale Michele Zanardi alla consigliera Miriam Cominelli, organizzano “Qualcosa di Sinistra”.
Il titolo morettiano dice molto dell’iniziativa pensata per mettere in campo proposte attorno alle quali costruire l’alternativa di centrosinistra. Tra i primi ad intervenire è Pierluigi Bersani. L’intervento dell’ex ministro ed ex segretario Pd è un messaggio esplicito ai colleghi cattolici riuniti a Milano e Orvieto. “Il mondo cattolico? Alla grandissima. La sinistra storica non ha avuto altro in testa che questo incontro”, tra sinistra stessa e cattolici: “Ma qualcuno ne parla come fossimo ai tempi di Ruini e non di Bergoglio”, dice Bersani. Ovvio che queste due diverse sensibilità vanno sempre messe alla prova delle novità del mondo. Non sta in piedi un partito senza la discussione. Ma la discussione va fatta tutti insieme, non ognuno da una parte”.
E sulla costruzione del centrosinistra, il cantiere di idee di cui parla Ruffini, la proposta di Bersani prevede che siano “i tre partiti che stanno già facendo da due anni coerente opposizione” a “fare da start”. Ovvero Pd, M5s e Avs. Andrea Orlando, esponente di spicco della sinistra dem, no crede alla dicotomia fra “fra laici e cattolici” quanto a quella “fra chi ancora nutre una fede religiosa nel mercato, chi è più scettico e chi è rinsavito. Non credo ad una accezione estremizzata della vocazione maggioritaria e non escludo che qualcosa possa restare fuori del Pd. Ma non ‘i cattolici’: le forze liberali e moderate contrarie all’involuzione regressiva del paese”.
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