Il giornalismo partecipativo come ponte tra cittadini e informazione

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Gregorio Scribano, social media manager e content editor italiano, è riconosciuto come una delle figure di spicco nel panorama del giornalismo partecipativo in Italia. Con una laurea in Informazione Tecnologica e un master in Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, ha messo le sue competenze al servizio di una visione innovativa dell’informazione. Nel corso della sua carriera, ha diretto LiberalVox e co-fondato FreeSkipper Italia, una piattaforma che ha reso possibile il coinvolgimento diretto dei cittadini nella produzione di notizie.

Grazie al suo impegno, il Dottor Scribano ha abbattuto le barriere tra chi crea e chi consuma informazione, promuovendo una pluralità di voci e opinioni che riflettono la complessità della società contemporanea.

Gregorio Scribano rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama del giornalismo partecipativo in Italia. Le sue idee e il suo impegno dimostrano che il futuro dell’informazione non può prescindere dalla collaborazione tra cittadini, giornalisti e istituzioni.

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Oggi lo incontriamo per approfondire il suo percorso e discutere di giornalismo partecipativo, dell’uso consapevole delle piattaforme digitali e delle sfide che attendono il mondo dell’informazione.

Dottor Scribano, cos’è per lei il giornalismo partecipativo e quale ruolo ricopre oggi nella società italiana?

Il giornalismo partecipativo è un ponte tra i cittadini e l’informazione. Non si limita a raccontare i fatti, ma cerca di intercettare i bisogni e le preoccupazioni delle comunità per offrire uno spazio in cui queste possano partecipare attivamente al dibattito pubblico. In Italia, il giornalismo partecipativo sta acquisendo rilevanza, soprattutto in un momento storico in cui la fiducia nei media tradizionali è in calo. Si tratta di restituire alle persone un senso di controllo e coinvolgimento, dando loro la possibilità di essere protagonisti nella produzione e verifica delle notizie.

 Perchè il giornalismo partecipativo è così importante oggi?

Per il semplice fatto che il giornalismo partecipativo è una forma di informazione che si distingue per il coinvolgimento attivo dei cittadini nella produzione di contenuti. Non si tratta solo di condividere notizie, ma di creare una piattaforma in cui ogni individuo, indipendentemente dalla formazione giornalistica o scolastica, possa contribuire con articoli, immagini, video o commenti, offrendo il proprio punto di vista. Questo approccio è importante perché democratizza l’informazione, rendendola più inclusiva e rappresentativa della società. In un’epoca in cui le voci di tutti sono potenzialmente amplificabili, il giornalismo partecipativo aiuta a colmare il divario tra chi tradizionalmente produce notizie e chi le consuma.

Come si sta affermando il giornalismo partecipativo in Italia? È un fenomeno in crescita?

In Italia il fenomeno del giornalismo partecipativo è ancora in evoluzione. Sebbene le piattaforme digitali abbiano aperto nuove possibilità, siamo ancora legati a un modello tradizionale di informazione. Tuttavia, iniziative come FreeSkipper Italia e altre realtà di giornalismo sociale e partecipativo stanno dimostrando che c’è spazio per un approccio diverso. Cresce il numero di cittadini che vogliono contribuire, soprattutto su temi che riguardano la politica locale, l’ambiente e i diritti sociali. La sfida è creare piattaforme credibili, capaci di distinguersi dall’infodemia e dalle fake news.

Quali sviluppi prevede per il giornalismo partecipativo nei prossimi anni?

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Mi aspetto che il giornalismo partecipativo diventi sempre più integrato con le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e i big data. Questi strumenti possono aiutare a raccogliere, analizzare e verificare le informazioni generate dai cittadini, aumentando l’affidabilità dei contenuti. Inoltre, credo che vedremo una maggiore collaborazione tra piattaforme di citizen journalism e media tradizionali, con i secondi che potrebbero attingere dalle prime per comprendere meglio i bisogni e le opinioni della popolazione.

Le istituzioni italiane tengono conto dei siti di citizen journalism per cercare di avere il polso della situazione?

Non ancora in maniera sistematica, ma ci sono segnali incoraggianti. Alcune amministrazioni locali hanno iniziato a monitorare blog e piattaforme di citizen journalism per comprendere meglio le preoccupazioni dei cittadini. Tuttavia, manca una strategia a livello nazionale. Sarebbe utile creare canali ufficiali attraverso i quali le istituzioni possano dialogare direttamente con queste realtà, ascoltando e rispondendo ai contributi provenienti dalla società civile.

Come possiamo intercettare le comunità, creare engagement e coinvolgere i cittadini nel processo di produzione delle notizie?

La chiave è costruire fiducia. Le piattaforme devono essere trasparenti, aperte al dialogo e capaci di valorizzare i contributi dei cittadini. Utilizzare i social media per raggiungere le persone, organizzare eventi locali e creare spazi online per discussioni civili sono strategie fondamentali. Inoltre, formare i cittadini all’uso responsabile delle tecnologie e alla verifica delle fonti è essenziale per migliorare la qualità delle informazioni prodotte. La partecipazione non si limita alla denuncia: è importante offrire strumenti per discutere soluzioni concrete, soprattutto sui temi che riguardano la vita quotidiana, come la politica, il lavoro e l’ambiente.

Qual è il ruolo del giornalismo partecipativo nel rafforzare la democrazia?

È centrale. Una democrazia sana si basa su un’informazione pluralista e accessibile. Il giornalismo partecipativo non solo dà voce a chi non ce l’ha, ma promuove anche un maggiore senso di responsabilità collettiva. Coinvolgendo i cittadini nel processo di produzione delle notizie, li incoraggia a diventare attori consapevoli e informati della società. Questo contribuisce a una maggiore trasparenza e rende il potere – sia politico che mediatico – più responsabile delle proprie azioni.

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Quale futuro prevede in Italia per il giornalismo partecipativo dei cittadini?

Il futuro dipenderà dalla capacità di innovare e di mettere al centro le persone. Con l’avanzare della tecnologia, penso che vedremo un uso crescente di strumenti come l’intelligenza artificiale per raccogliere e analizzare le informazioni, ma anche un ritorno alla dimensione umana del giornalismo. Il giornalismo fatto dai cittadini deve essere una bussola che guida il cambiamento sociale, restando sempre fedele ai valori di trasparenza, inclusività e responsabilità.

Vuole lasciare un messaggio a tutti quei cittadini che vogliono avvicinarsi al giornalismo partecipativo?

Non abbiate paura di sperimentare e di uscire dagli schemi. Il giornalismo partecipativo è un terreno fertile per chi vuole fare la differenza. Ascoltate, dialogate e ricordatevi sempre che il vostro lavoro non è solo raccontare storie, ma aiutare le comunità a comprendere il mondo e a costruire un futuro migliore.





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