Foggia. Con recente provvedimento, il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia ha respinto, lo scorso 17 dicembre 2024, il ricorso presentato dalla società Il Tulipano S.r.l. contro la revoca in autotutela del provvedimento autorizzatorio per la realizzazione di un impianto di trattamento fanghi nel comune di Apricena, in provincia di Foggia. La sentenza chiude una vicenda controversa che ha visto contrapporsi la società, specializzata nella gestione di rifiuti speciali, alla Provincia di Foggia, alle autorità sanitarie locali e alla comunità del territorio, attraverso il Comitato “No Fanghi”.
La decisione del TAR, confermando la legittimità dell’operato dell’amministrazione provinciale, ha ribadito l’importanza di garantire il benessere e la sicurezza dei cittadini, dando priorità alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente rispetto agli interessi economici delle aziende. Il progetto, che prevedeva la costruzione di un impianto di trattamento fanghi a pochi passi dal centro abitato, era stato inizialmente approvato a febbraio 2024 dalla Provincia, ma nel mese di aprile la stessa amministrazione aveva revocato il provvedimento autorizzatorio in autotutela, sollevando polemiche e proteste.
La vicenda e il contesto
Il progetto, che prevedeva l’installazione di un impianto di trattamento dei rifiuti speciali nel comune di Apricena, aveva suscitato forti preoccupazioni tra i residenti e i rappresentanti delle istituzioni locali. In particolare, il Sindaco di Apricena aveva sollevato la questione della vicinanza di abitazioni a meno di 500 metri dal sito previsto, chiedendo una revisione del provvedimento autorizzatorio. A tale richiesta, la Provincia di Foggia aveva risposto avviando un procedimento di autotutela per riconsiderare la legittimità del progetto, acquisendo nuovi pareri da enti come l’ASL Foggia, l’ARPA Puglia e il Comune di Apricena.
Le perplessità espresse da questi enti si fondavano principalmente su rischi per la salute dei cittadini derivanti dalla vicinanza di residenze all’impianto, nonché sull’impatto ambientale potenziale dell’intervento. Il TAR, nel suo pronunciamento, ha escluso che la revoca fosse stata ingiustificata o arbitraria, riconoscendo che la Provincia aveva agito nel rispetto della normativa vigente, tenendo conto degli interessi pubblici primari.
La sentenza del TAR: il rifiuto del ricorso
La sentenza del Tribunale Amministrativo ha respinto tutte le doglianze sollevate dalla società Il Tulipano S.r.l., confermando che la revoca del provvedimento autorizzatorio fosse legittima e giustificata. Tra i punti salienti della decisione, i giudici hanno sottolineato che la presenza di abitazioni a distanza troppo ravvicinata dal sito del progetto non era stata adeguatamente presa in considerazione nella fase istruttoria iniziale. Secondo il TAR, infatti, tale elemento avrebbe dovuto essere considerato con maggiore attenzione nella valutazione iniziale del progetto, e la sua omessa segnalazione aveva compromesso una valutazione completa della situazione.
Il Tribunale ha anche ribadito che la Provincia di Foggia aveva legittimamente adottato il principio di precauzione, che impone una valutazione rigorosa dei rischi potenziali per la salute e l’ambiente quando si tratta di impianti industriali che possono risultare dannosi per le persone e il territorio circostante. In questo caso, la vicinanza a zone residenziali, pur non essendo stata originariamente rilevata, ha imposto una revisione del progetto in autotutela per evitare danni irreparabili.
Il principio di precauzione e la tutela della salute
Un altro punto centrale della sentenza riguarda il richiamo al principio di precauzione, sancito dall’art. 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Tale principio, secondo il TAR, impone che, in caso di rischio di danni seri e irreversibili, anche in assenza di certezze scientifiche assolute, le autorità competenti devono adottare misure preventive. In altre parole, la possibilità di rischi per la salute dei cittadini ha prevalso sull’interesse economico legato alla realizzazione dell’impianto. L’assenza di distanze adeguate tra il progetto e le abitazioni è stata valutata come un rischio inaccettabile per la popolazione.
Il Tribunale ha anche richiamato le normative italiane e regionali in materia di industrie insalubri, evidenziando che le attività classificate come insalubri di prima classe, come quella proposta dalla società, devono essere collocate a distanze significative dalle abitazioni. La norma, purtroppo, non era stata rispettata nel progetto iniziale, giustificando così la decisione della Provincia di rivedere e revocare l’autorizzazione.
La decisione del TAR ha suscitato un’ampia approvazione da parte dei cittadini di Apricena e del Comitato “No Fanghi”, che hanno visto nella sentenza una conferma della priorità da dare alla salute pubblica e alla sostenibilità ambientale. Non è un caso che il comitato abbia preso parte attiva al processo legale, sostenendo la posizione del Comune e della Provincia contro la costruzione dell’impianto di trattamento fanghi.
I residenti della zona hanno salutato la decisione come una vittoria per il loro diritto a vivere in un ambiente salubre e protetto, mentre le istituzioni locali hanno interpretato la sentenza come un riconoscimento dell’importanza di tutelare il territorio e l’ambiente, specialmente in aree a rischio di degrado ambientale.
Le implicazioni per la società ricorrente
Nonostante la bocciatura del ricorso, la società Il Tulipano S.r.l. ha chiesto anche il risarcimento dei danni economici derivanti dalla revoca del provvedimento. Tuttavia, anche questa richiesta è stata respinta dal TAR, che ha chiarito che la revoca dell’autorizzazione non configura un illecito amministrativo. Pertanto, la società non ha diritto a un risarcimento per le spese sostenute o per i guadagni mancati, poiché la decisione della Provincia di Foggia è stata ritenuta giuridicamente legittima e nell’interesse pubblico.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link