Il leader di Confindustria Napoli, Jannotti Pecci: «Notte da incubo a Posillipo. Aggredito e inseguito mentre rincasavo»

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di
Paolo Grassi

L’industriale: «Ho denunciato e già riconosciuto quel volto. Non lo dimenticherò mai». E aggiunge: «Sia io che il direttore generale Benucci siamo stati oggetto di minacce e atti intimidatori su cui si sta indagando. Clima pesante ma non ci condizioneranno»

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Chi conosce bene Costanzo Jannotti Pecci — cavaliere del lavoro, presidente di Confindustria Napoli e di recente scelto da Emanuele Orsini per guidare (anche) il Consiglio delle rappresentanze portuali nato in seno all’associazione di viale dell’Astronomia — sa che non è tipo che si spaventa facilmente. «Stavolta, però, vi assicuro che ho avuto paura. Anzi, ho avuto molta paura».

La motocicletta e l’inseguimento

È l’uomo che parla. Senza veli. «Era martedì 7 gennaio, una data che non dimenticherò facilmente», racconta l’imprenditore alberghiero (e non solo, per la verità) al Corriere del Mezzogiorno. «Intorno alle 22 — riprende — stavo rientrando a casa. Ero tranquillo. All’improvviso, proprio all’imbocco di via Orazio, all’inizio della strada provenendo da Mergellina, noto una motocicletta dietro la mia auto. Chi la guida accelera e comincia a usare gli abbaglianti. Lampeggia freneticamente». La ricostruzione s’interrompe. Jannotti Pecci tira un sospiro e riattacca: «… mi sposto sulla destra e faccio passare. Pensavo che andassero di fretta, perché a bordo c’erano un uomo e una donna seduta dietro di lui. Avevano il casco». Ancora una pausa. Poi il presidente degli industriali partenopei cambia tono. È sempre più inquieto: «… appena mi passano davanti, in un battibaleno, la moto mi sbarra la strada. A questo punto abbasso il finestrino senza neanche pensarci troppo. Volevo capire cosa stesse succedendo ma mai avrei pensato…». Che? «Che quell’individuo sferrasse un pugno contro di me. Di una violenza… Ho avuto la capacità di schivarlo, per fortuna, anche se un po’ mi ha preso… Poi un calcio ancora più violento nell’auto. Tanto da fargli perdere l’equilibrio».
Qui la faccia del numero uno dell’Unione di Palazzo Partanna diventa livida. «Ero frastornato, non capivo cosa mi stesse accadendo. Ma ho avuto la forza di spingere il pedale dell’acceleratore per uscire da quell’incubo, da quell’aggressione senza senso. Correvo con la speranza che fosse finita lì…».
Invece «mi sono accorto dopo appena qualche centinaio di metri che quella stramaledetta moto era di nuovo dietro di me. Mi sembrava di essere finito nel bel mezzo di Duel di Steven Spielberg… Ho provato a seminarlo. Inutile. Sul piazzale della chiesa di Sant’Antonio mi ha raggiunto. A quel punto ho fatto un’inversione di marcia rapidissima e sono ripartito ancora più veloce… Fino a casa. Per fortuna la moto non c’era più. La paura no, quella è rimasta. Ero scosso. Non ho detto niente a nessuno, non volevo che si preoccupassero. Naturalmente non ho dormito. Non ho chiuso gli occhi neanche un istante e…».




















































La denuncia

E… «Di buon mattino ho chiamato il mio penalista, Fabio Fulgeri. Che mi ha detto, ma ne ero già convinto io, di andare subito a denunciare».
Cosa che il leader di Confindustria Napoli ha fatto. «Al commissariato di Fuorigrotta, per la precisione. E gli agenti si sono messi all’opera subito, chiamandomi dopo pochi giorni per farmi vedere alcune foto: otto». Dunque? «Non ho avuto dubbi su un volto. Perché se è vero che aveva il casco quella sera, è altrettanto vero che per provare a colpirmi si è avvicinato molto. E ho avuto modo di vedere bene una faccia che, credetemi, non dimenticherò».
Peraltro, spiega il cavaliere del lavoro, la Polizia era già arrivata alla stessa persona attraverso le telecamere… «Hanno fatto un ottimo lavoro informando, ritengo, subito l’autorità giudiziaria. Poi capiremo, come è giusto che sia, cosa e perché è successo… Fatto sta che io dal 7 gennaio cambio continuamente strada e quando è possibile non viaggio da solo in auto… Il questore stesso mi ha chiamato e lo ringrazio».

Il clima pesante

Una brutta vicenda «figlia di un clima pesante di cui forse non ci si rende troppo conto. Non la sola, purtroppo». A cosa si riferisce? «Sia io che il direttore generale dell’Unione, Francesco Benucci, siamo stati oggetto di minacce e atti intimidatori su cui si sta indagando».
L’associazione di piazza dei Martiri «ha già deliberato la costituzione di parte civile in tutti i procedimenti che scaturiranno da queste situazioni».
Infine un messaggio: «Io e Francesco non ci faremo condizionare. Ne stiano certi».

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