Rifiuti: c’è la firma per i termovalorizzatori, l’isola fallisce l’obiettivo riciclo 2025. A Marsala si lavora al nuovo Piano

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 La Sicilia compie un passo decisivo verso la realizzazione di due termovalorizzatori, voluti dal governo Regionale ma osteggiati dalle opposizioni. A Roma è stata firmata la convenzione tra il presidente Schifani e Invitalia per la costruzione di due impianti, a Palermo e Catania, entro il 2028. Questo progetto, definito una “svolta epocale” dal presidente Renato Schifani, prevede un investimento di 800 milioni di euro per rivoluzionare il sistema regionale di gestione dei rifiuti, riducendo il ricorso alle discariche e promuovendo il recupero energetico.

 Con una capacità complessiva di 600 mila tonnellate annue e una produzione di 50 Megawatt, gli impianti saranno un pilastro del Piano Rifiuti regionale, che mira a incrementare il recupero dei rifiuti urbani, abbattere i costi di trattamento e ridurre l’impatto ambientale. La collaborazione con Invitalia garantirà trasparenza, efficienza e il rispetto delle normative in tutte le fasi del progetto.

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 «Questo accordo segna una svolta epocale per la nostra regione – dice Schifani -. La collaborazione con Invitalia ci permette di accelerare l’iter e di accedere a competenze e soluzioni che garantiranno efficienza, economicità e tracciabilità in ogni fase del progetto. Ad ulteriore garanzia della correttezza dell’intero procedimento, abbiamo chiesto all’Autorità nazionale anticorruzione di attivare la vigilanza collaborativa in materia di contratti pubblici, assicurando che tutte le operazioni siano condotte con il massimo livello di trasparenza e legalità. Il nostro obiettivo è non solo quello di costruire questi termovalorizzatori, ma farlo nel miglior modo possibile. Un traguardo che porrà fine a decenni di criticità nella gestione dei rifiuti in Sicilia».

La convenzione e le fasi del progetto

La convenzione, valida fino al febbraio 2026, prevede una stretta collaborazione tra il Commissario straordinario e Invitalia in tutte le fasi del progetto, inclusi: Analisi preliminare dei fabbisogni; Preparazione delle gare d’appalto; Monitoraggio e controllo dello stato di avanzamento dei lavori.

La prima gara, del valore di circa 16 milioni di euro, sarà rivolta a studi professionali di tutta Europa per la redazione dei Progetti di fattibilità tecnico-economica (Pfte). Una volta approvati e sottoposti alla Valutazione di Impatto Ambientale (Via), si procederà con le gare per la progettazione esecutiva, la costruzione e la gestione delle strutture. Il processo sarà gestito attraverso la piattaforma digitale InGate di Invitalia, che garantirà trasparenza e interoperabilità con i sistemi nazionali di monitoraggio dei contratti pubblici.

M5S all’ARS: Governo Schifani crea disagio e vende gli inceneritori come unica soluzione – “L’entusiastico annuncio del presidente Schifani di aver affidato a Invitalia la gestione delle gare d’appalto per la costruzione degli inceneritori in Sicilia dimostra come questo governo di destra ha creato talmente tanto disagio in tema di rifiuti con anni e anni di mancata programmazione sugli impianti dell’economia circolare, da voler vendere ai cittadini la soluzione degli inceneritori come l’unica possibile. Peccato che gli inceneritori siano strutture altamente impattanti dal punto di vista ambientale, anacronistiche dal punto di vista tecnologico ed antieconomiche. C’è una sola verità: utilizzare una montagna di denaro pubblico, 800 milioni di euro per costruire due impianti che se tutto va bene non vedranno la luce prima del 2030, anno in cui l’Unione Europa ha fissato rigidi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. Paradossalmente la Regione Siciliana potrebbe inaugurare i due inceneritori e subito essere costretta a chiuderli”. Lo dichiarano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle componenti della Commissione Ambiente all’ARS Cristina Ciminnisi, Adriano Varrica e Jose Marano.

Ciminnisi: «sui rifiuti scelte ormai superate, Schifani scarica sui siciliani le conseguenze di politiche fallimentari – «Il Governo Schifani è riuscito nel suo intento: ha affidato la gestione della gara per costruire gli inceneritori di rifiuti a Palermo e a Catania. Il centrodestra siciliano, incapace per anni di programmare impiantistica legata al riciclo e all’economia circolare e a sostenere le Città metropolitane nella raccolta differenziata, ha portato all’esasperazione i siciliani, generando di fatto l’erronea convinzione che oggi l’unico modo per uscire dall’emergenza e togliere la spazzatura dalle strade siano gli inceneritori. Una scelta in controtendenza rispetto alle politiche ambientali del resto d’Europa». Questo il commento della deputata regionale trapanese del M5S e componente la commissione ambiente dell’ARS, Cristina Ciminnisi, dopo la firma della convenzione con la quale la Regione Siciliana affida a Invitalia la preparazione dei bandi e la gestione delle gare di appalto per la costruzione degli inceneritori in Sicilia.  «Stesso trionfalistico entusiasmo e pari determinazione del Presidente Schifani li vorremmo vedere nell’impegno contro il deposito nazionale di rifiuti radioattivi – aggiunge Ciminnisi -. Da Schifani, invece, il silenzio assoluto, sebbene il Governo sia stato impegnato a esprimersi contro il deposito da una mozione del Parlamento Siciliano, votata all’unanimità. Abbiamo notizie informali di interlocuzioni tra gli uffici, ma non abbiamo mai avuto l’onore di sentire per bocca del Presidente una sola parola contro la costruzione del deposito di rifiuti radioattivi in provincia di Trapani ed in Sicilia».

Raccolta differenziata. La Sicilia resta tra le ultime regioni

Nonostante alcuni miglioramenti, la Sicilia resta tra le ultime regioni italiane per raccolta differenziata, con una media del 55,2% nel 2023, distante dall’obiettivo europeo del 65%. Le città più grandi, come Palermo e Catania, rimangono indietro, mentre alcune province, come Trapani (78%) e Messina (63,5%), si distinguono in positivo. Palermo, pur registrando un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente, si attesta solo al 17%, evidenziando un sistema di gestione frammentato e poco efficiente. Il sindaco Lagalla ha promesso miglioramenti grazie all’estensione della raccolta porta a porta, ma i risultati restano insufficienti. Catania, al 55,8%, mostra un lieve progresso, ma le difficoltà strutturali nella gestione dei rifiuti rallentano i benefici. La regione soffre di una carenza cronica di impianti per il trattamento dei rifiuti e di una visione strategica per il futuro, con costi di smaltimento troppo elevati e un uso limitato della capacità di trattamento biologico. Questo contesto rende improbabile il raggiungimento degli obiettivi UE entro il 2025.

 Per Federcosumatori la Sicilia fallirà l’obiettivo europeo del 2025

Il 2025 rappresenta un anno cruciale per la gestione dei rifiuti in Europa, con l’entrata in vigore di nuovi obiettivi che segnano una svolta significativa: il passaggio dalla raccolta differenziata al riciclo e riutilizzo effettivo dei materiali. L’Unione Europea richiede che almeno il 55% dei rifiuti raccolti venga riutilizzato o riciclato secondo standard normativi. Tuttavia, la Sicilia si avvia verso un fallimento certo nel raggiungere questo target, aggravando ulteriormente la sua già complessa situazione ambientale.

Un ritardo strutturale

Secondo i dati ISPRA aggiornati al 2023, a livello nazionale poco più del 50% dei rifiuti viene effettivamente avviato al riciclo o riutilizzo, con la Sicilia che si posiziona ben al di sotto della media italiana sia per produzione pro capite che per raccolta differenziata. La regione, infatti, mostra un trend di miglioramento troppo lento e incoerente per compensare i ritardi accumulati. Nel 2023, la raccolta differenziata ha raggiunto una media regionale del 55,2%, con alcune province virtuose come Trapani (78%) e altre fortemente arretrate come Palermo, che si ferma a un misero 16,9%.

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Un sistema inefficiente e costoso

La gestione dei rifiuti in Sicilia soffre di gravi inefficienze strutturali. I costi di conferimento in discarica sono tra i più alti d’Italia, raggiungendo i 380 euro per tonnellata nel 2023, contro una media di 90-120 euro in regioni come Piemonte e Sardegna. Paradossalmente, città come Trapani, che eccellono nella raccolta differenziata, vedono crescere la TARI, arrivata a una media di 453 euro, mentre a Palermo, dove la differenziata è quasi inesistente, la tassa rimane relativamente bassa. Questo disallineamento disincentiva i cittadini a impegnarsi nella raccolta differenziata, aggravando ulteriormente la crisi del sistema.

L’impatto delle discariche e la questione degli inceneritori

Palermo e Catania, i due maggiori centri urbani, ospitano grandi discariche che, per anni, hanno rappresentato la principale destinazione dei rifiuti, attirando anche flussi da altri comuni. La mancanza di trasparenza sui costi di gestione di queste discariche e l’assenza di una strategia a lungo termine amplificano le criticità. L’introduzione dei due inceneritori proposti dal governo regionale rischia di peggiorare la situazione, disincentivando ulteriormente la raccolta differenziata e il riciclo.

Le proposte di Federconsumatori Sicilia

Federconsumatori Sicilia denuncia con forza il mancato adeguamento del sistema regionale alle direttive europee, ribadendo la necessità di: Incentivare la riduzione della produzione di rifiuti; Costruire nuovi impianti di trattamento per i rifiuti differenziati; Abbandonare l’idea dell’incenerimento, puntando su alternative sostenibili.

Restituire autonomia gestionale agli ATO rifiuti, favorendo un dialogo costante con i consumatori e il monitoraggio dei risultati. L’associazione, inoltre, sottolinea l’importanza di una maggiore trasparenza nei contratti di servizio e di un reale coinvolgimento delle comunità locali nella gestione del ciclo dei rifiuti. Federconsumatori continuerà a opporsi al piano rifiuti regionale, partecipando attivamente alla Rete Sicilia Pulita, per promuovere una gestione moderna ed efficiente dei rifiuti, in linea con le richieste dell’Unione Europea.

 Marsala in attesa del nuovo piano Rifiuti. La Terza Commissione Consiliare si confronta con SRR Trapani Nord e Amministrazione Comunale –  La Terza Commissione Consiliare del Comune di Marsala, guidata dal presidente Vito Milazzo, ha ospitato una sessione di approfondimento sul Piano Rifiuti, in vista della scadenza del contratto attuale fissata per il 31 ottobre 2025. All’incontro hanno partecipato l’On. Massimo Fundarò, presidente della SRR Trapani Nord, il Segretario Vincenzo Novara e il Vice Sindaco e Assessore delegato, l’Arch. Giacomo Tumbarello. La SRR Trapani Nord, responsabile della regolamentazione e pianificazione dei servizi di gestione rifiuti nell’Ambito Territoriale nord della provincia di Trapani, ha collaborato con la Commissione per analizzare strategie e proposte. Durante la sessione, è stata sottolineata l’importanza di una pianificazione anticipata, indispensabile per la stesura del nuovo capitolato d’appalto e per garantire la continuità del servizio di raccolta e gestione rifiuti con una visione moderna e sostenibile.

Le proposte per il servizio

I consiglieri comunali, insieme ai rappresentanti dell’Amministrazione e della SRR, hanno discusso su come ottimizzare la gestione dei rifiuti, tra cui: Ottimizzazione dei servizi di raccolta, con particolare attenzione all’efficienza e alla copertura territoriale; Miglioramento e ampliamento delle isole ecologiche, per favorire una maggiore partecipazione dei cittadini; Introduzione di sistemi di recupero e riciclo dei rifiuti, per promuovere un’economia circolare; Innovazioni nei servizi di pulizia urbana, per garantire un ambiente più decoroso e pulito.

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Tra le nuove proposte emerse per rendere il servizio più sostenibile e incentivare buone pratiche ambientali: Mastelli condominiali, per migliorare la gestione dei rifiuti nei complessi abitativi; Tariffazione puntuale, che premia i cittadini virtuosi riducendo i costi in base alla quantità di rifiuti effettivamente prodotta; Campagne di sensibilizzazione rivolte a cittadini e imprese, per aumentare la consapevolezza sulla raccolta differenziata e sul rispetto ambientale; Potenziamento della lotta all’evasione delle tariffe sui rifiuti, per garantire equità e risorse adeguate per il servizio.

Marsala, un salto indietro di 15 anni con i cassonetti ad Amabilina

A Marsala, dopo 15 anni dall’introduzione della raccolta differenziata porta a porta, si parla ancora di sensibilizzazione dei cittadini e di contrasto a chi non rispetta le regole. Ma ciò che segna un evidente passo indietro è la decisione dell’attuale amministrazione guidata dal sindaco Massimo Grillo di reintrodurre, nei mesi scorsi i cassonetti nel quartiere di Amabilina.

Questa scelta, giustificata dall’obiettivo di ridurre gli abbandoni di rifiuti e gli incendi nelle discariche abusive, rappresenta di fatto un segno di resa. La tolleranza zero annunciata in passato – con promesse di multe, sequestri di auto, telecamere e altri strumenti di controllo – sembra aver ceduto il passo a una gestione emergenziale che riporta indietro le lancette al 2009, anno in cui Marsala aveva detto addio ai cassonetti per promuovere la raccolta differenziata.

Non è un caso isolato: all’inizio del mandato, Grillo aveva ipotizzato di ripristinare i cassonetti anche in via Istria, ma questa decisione, poi accantonata, ha trovato invece applicazione ad Amabilina. I cassonetti ad Amabilina dovevano essere solo temporanei, con l’obiettivo di realizzare entro il 2024 un’isola ecologica presidiata nel quartiere che a tutt’oggi non c’è. Da un lato ci si entusiasma per il dato del 78% della differenziata, dall’altro si torna indietro in certe zone della città.

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