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I più recenti sviluppi del conflitto in Ucraina, con il blocco totale del gas che transita dalla Russia, stanno riproponendo il grave problema dei rincari delle tariffe energetiche. Si tratta di un fardello che grava “democraticamente” sulle tasche di tutti, dai comuni cittadini ad ogni tipo di azienda. Attenzione, però, ai racconti troppo semplicistici della situazione, come ci ricorda un recente articolo comparso sul sito di Reuters. Infatti, se sono indubbie le conseguenze sui prezzi dei combustibili fossili provocate dall’invasione russa dell’Ucraina, esistono anche altri importanti fattori che determinano l’andamento delle tariffe energetiche nell’Unione Europea. In particolare, nell’articolo si punta il dito contro uno di questi elementi – la tassazione eccessiva – che di fatto determina un forte svantaggio competitivo nel nostro continente.
Politica fiscale e tassazione da rivedere
La considerazione di partenza è che l’Unione europea sta elaborando un pacchetto di misure per sostenere le industrie in maggiore difficoltà, in particolare i giganti della produzione automobilistica e della siderurgia che stanno annunciando la chiusura degli impianti con la perdita di migliaia di posti di lavoro.
“Ma i governi che cercano modi per aiutare le industrie in difficoltà in Europa – viene evidenziato nell’articolo – dovrebbero prendere di mira la fiscalità elevata che grava sul comparto energetico nel continente, tasse che stanno erodendo in modo significativo la competitività delle aziende”.
Intervenire sulla struttura dei prezzi
“I problemi delle industrie ad alta intensità energetica in Europa sono molti, tra cui un mercato più frammentato, ad esempio, rispetto alla Cina, oltre che un difficile accesso al credito. Ma i responsabili politici dovrebbero eliminare dai prezzi dell’energia qualsiasi costo non che non è direttamente correlato al fabbisogno strutturale del settore”. A dichiararlo è Leonhard Birnbaum, presidente di Eurelectric, la federazione che raccoglie oltre 3500 aziende europee attive nella produzione, distribuzione e fornitura di energia.
Lo stesso Birnbaum, che è anche il Ceo dell’utility tedesca E.ON, ha affermato che “pur comprendendo come gli Stati abbiano sempre bisogno di più soldi, se vuoi davvero elettrificare, allora non puoi avere, ad esempio, un carico fiscale sull’elettricità applicato in modo sostanzialmente analogo a quello riguardante il gas. Se siamo seriemente intenzionati a elettrificare e decarbonizzzare, penso che dobbiamo agire su questo”.
Tasse incidono per il 23% sui prezzi
Nell’articolo di Reuters viene sottolineato come le industrie dell’Unione Europea attualmente pagano per l’approvvigionamento energetico prezzi 2-3 volte più alti rispetto a quelli che sono applicati negli Stati Uniti. E la tassazione ha rappresentato, in media, il 23% del prezzo dell’elettricità al dettaglio pagato dalle imprese europee ad alta intensità energetica nel 2023, secondo l’analisi condotta dal think tank Bruegel.
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che molti di questi prelievi vengono imposti dai governi nazionali e sono quindi al di fuori del controllo dell’Unione Europea. “I negoziati tra i Paesi dell’UE – si legge nell’articolo – per arrivare a una proposta condivisa di riorganizzazione delle norme fiscali europee a favore di fonti di energia più pulite sono bloccati dal 2021”.
Per l’UE pochi spazi di manovra
In questo difficile contesto, l’Unione Europea pubblicherà all’inizio di quest’anno un piano sui prezzi dell’energia a prezzi accessibili. “Ma con i cambiamenti fiscali bloccati e la riforma del mercato energetico europeo che è stata annunciata dai rappresentanti dei governi nazionali, ma non ancora introdotta, ci si chiede quali spazi di manovra abbia realmente a disposizione l’UE”.
Esiste dunque il pericolo di una situazione di stallo proprio mentre gli eventi incalzano, se è vero che i prezzi dell’energia all’ingrosso in Europa alla fine del 2024 sono saliti ai livelli più alti in oltre un anno. Ed è solo di parziale consolazione constatare che i prezzi rimangono comunque abbastanza al di sotto del loro picco raggiunto nel 2022, dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina e tagliato le consegne di gas verso l’UE.
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